venerdì 10 novembre 2023

Joan Crawford - Una storia d'odio materno (Mommie Dearest)

"Only a kid... I learned early. Life goes by too damned fast, you got to know how to compete and win" 
-Joan Crawford, Mommie Dearest (1981)
Negli ultimi anni si sono moltiplicati i memoir di star e attori, molti dei quali narrano la propria vita senza omettere segreti e retroscena spesso scomodi: siano esse biografie di ex first lady d'America, di principi inglesi quasi diseredati o di attrici hollywoodiane, il pubblico ama farsi gli affari degli altri, soprattutto di quelle persone che sono per lavoro sotto i riflettori, giorno e notte. Alcuni scoop rivelati in questi libri, tuttavia, sono più grandi di altri e finiscono per diventare dei casi editoriali di grandi dimensioni: in ordine di tempo saltano alla memoria le dichiarazioni tanto private quanto sbalorditive di Britney Spears in "The Woman in Me1, nonché il triste resoconto della vita di una ex child-star2 quale è "I'm Glad My Mom Died" di Jannette McCurdy3.

Non dobbiamo però pensare che questo sia un trend tutto moderno, perché le star e soprattutto i loro figli hanno cominciato a pubblicare (auto)biografie shock già alla fine della Golden Age di Hollywood. Ne sono prova, fra i molti, "My Mother's Keeper"4 di Barbara Davis Hyman, figlia di Bette Davis, e il più celebre "Mommie Dearest"5, di Christina Crawford, figlia primogenita di Joan Crawford.

Christina Crawford delinea la propria vita, concentrandosi sulla sua infanzia e descrivendo un'immagine al tempo inaudita della madre: la grande star sarebbe stata una madre asfissiante, così attenta e precisa nella disciplina di casa da considerare i propri quattro figli come delle marionette, estensioni della propria figura. Christina, andando in contro, consapevolmente, a una rottura con le sorelle minori e con molti amici della madre, decide di parlare della sua storia, per mettere in luce le sue sofferenze e tutto quello che la madre ha, a detta sua, saputo nascondere al pubblico con la maestria e il talento di una vera attrice.

Breve biografia di Joan Crawford

Stando alle fonti ufficiali Joan Crawford nasce a San Antonio (Texas) come Lucille Fay LeSueur, il giorno 23 marzo dei primi anni del XX secolo6. Il rapporto con i genitori Thomas e Anna Bell Johnson (poi Anna Cassin) è descritto come difficile: suo padre abbandonò la famiglia quando Joan aveva pochi mesi di vita, lasciando Anna da sola con tre figli. Il primo grande tradimento che Joan imputa alla madre fu quello di essersi risposata nel 1909, con Henry J. Cassin; la famiglia quindi si trasferirà a Lawton, in Oklahoma, dove Cassin gestiva la Ramsey Opera House. Fu questo il primo approccio di Joan con il mondo dello spettacolo, per via del suo sogno di diventare una ballerina. Questo desiderio fu vano: un incidente le danneggiò un piede e le impedì di continuare le lezioni di danza, nonché di frequentare le scuole elementari, nonostante le numerose operazioni a cui fu sottoposta.

Dopo il trasloco a Kansas City (Missouri) e il processo per Appropriazione indebita contro Cassin (che, seppure innocente, fu macchiato irreparabilmente dall'accusa), i genitori di Joan si separarono e lei dovette continuare a studiare alla St. Agnes Academy, come studentessa lavoratrice.

La carriera di Lucille LeSeur iniziò come ballerina, con il grande debutto in Innocent Eyes del 1924, a Broadway. Il 24 dicembre dello stesso anno la Metro-Goldwyn-Meyer (MGM) le offrì un contratto, catapultandola ad Hollywood come bodydouble e attrice in film muti: qui Pete Smith, attraverso il contest "Name the Star" sulla rivista Movie Weekly, scelse per Lucille lo pseudonimo Joan Crawford. Il vero successo arrivò nel 1928, con Our Dancing Daughters, rendendo la Crawford il nuovo simbolo della star hollywoodiana, la vera flapper girl degli anni '20 (così definita da Francis Scott Fitzgerald).

Il 3 giugno 1929 Joan Crawford celebrò il suo primo (ufficiale) matrimonio con Douglas Fairbanks Jr., ricchissimo socialite, parte di quella che veniva definita la "nobiltà di Hollywood".
Nel 1927 venne rilasciato il primo film sonoro per il grande pubblico, The Jazz Singer7, e un paio di anni più tardi anche la MGM volle adattarsi alla nuova tecnologia, pubblicando The Hollywood Revue of 1929, un musical con tutte le sue più grandi star, compresa Joan Crawford.
Con il passaggio al sonoro, la carriera di Joan Crawford risultò altalenante, con grandi successi e altrettanto grandi fallimenti; spesso nella sua carriera si trovò a lavorare accanto ad attrici del calibro di Norma ShearerGreta GarboJean Harlow e, in seguito, Bette Davis8.
Nel maggio 1933 Joan e Douglas Fairbanks Jr. divorziarono, apparentemente per la gelosia eccessiva di lui. Nel 1935 Joan sposò il collega di lunga data Franchot Tone, il quale voleva spingere la propria carriera sempre più verso il teatro; il matrimonio fu però triste e breve, sfociando in violenza e abuso di alcool, e terminando in divorzio nel 1939.

Alla fine degli anni '30, proprio quando il magazine Life la incoronava con il titolo di "Queen of the Movies", la popolarità di Joan Crawford declinò, rendendola, agli occhi dei produttori, un cattivo investimento che avrebbe fatto floppare qualsiasi film che la ritraesse.
Nel 1942 Joan sposò, dopo un fidanzamento lampo, l'attore Phillip Terry Jr., da cui divorziò nel 1946.

Nel 1943 era però avvenuto un altro grande divorzio per la vita della Crawford: il 29 giugno di quell‘anno la MGM aveva terminato il suo contratto, prima del tempo. Il primo luglio Joan Crawford firmò un contratto con la Warner Bros, sentendosi tuttavia tradita dalla precedente agenzia e mai veramente accettata .
Fu questo il periodo di quei film che sono ora, a distanza di molti anni, i più celebri e amati per i fan di Joan Crawford9: un esempio è Mildred Pierce (1945), che le valse l'Academy Award e la nomination ai BAFTA per What Ever Happened to Baby Jane? (1962).

Nel 1955 arrivò nella vita di Joan Crawford il suo ultimo, grande amore: Alfred Steele, presidente della nascente Pepsi Cola. Dopo il matrimonio, celebrato il 10 maggio 1955, e la lunga luna di miele, Joan Crawford divenne il volto dell'azienda, presente sulle pubblicità, nelle occasioni mondane, alle inaugurazioni di stabilimenti in giro per tutti gli Stati Uniti d’America. Questa collaborazione continuò anche dopo la morte di Steele, nel 1959, fino al 1973.
Gli ultimi anni della carriera di Joan Crawford furono punteggiati da serate di beneficenza e interviste; nel 1962 uscì la sua autobiografia, scritta insieme a Jane Kesner Ardmore, "A Portrait of Joan" e nel 1971 uscì il suo secondo libro, "My Way of Life".

Il 10 maggio 1977 Joan Crawford morì nel suo appartamento, al 22-H, Imperial House, 150 East 69th Street, Lenox Hill, New York City. All'apertura del suo testamento, le gemelle Cindy e Cathy Crawford ricevettero un esiguo fondo fiduciario, 70000 dollari furono divisi fra segretarie e persone che avevano lavorato per lei negli ultimi anni. Nulla fu lasciato a Christina e Christopher Crawford, "per ragioni a essi ben note"10.

La vita di Christina Crawford e il suo rapporto con la madre verranno in questa sede riportati ed esaminati in virtù di illustrare il personaggio di Joan Crawford nel libro Mommie Dearest (1978) e nella sua omonima trasposizione cinematografica Mommie Dearest (1981), per la regia di Frank Perry.

Attraverso gli occhi di Christina Crawford
Nel 1940 Joan Crawford, aggirando la legge californiana che permetteva l'adozione solo a coppie sposate, adottò una bambina a Las Vegas, chiamandola Joan: dopo pochi mesi il nome fu cambiato in Christina, la primogenita della grande star. Negli anni successivi la Crawford adottò altri bambini: nel 1942 Christopher, il quale però venne ricongiunto con la madre biologica in breve tempo; entrò poi in casa Crawford un altro maschietto, chiamato al tempo Phillip, come il padre adottivo Phillip Terry Jr. (al divorzio nel 1946, il bambino assunse il nome di Christopher); nel 1947, Joan Crawford adottò dalla controversa Tennessee Children's Home Society di Georgia Tann11 due gemelle, Cathy e Cindy.

Questa era la parure di gemme che Joan Crawford sfoggiava durante le molteplici interviste nella propria casa di Bristol Avenue a Brentwood, già allora una delle tappe dei tour turistici sulle colline delle star di Hollywood.
Christina Crawford descrive un‘infanzia di plastica, tanto piena di ricchezze e lusso quanto vuota di sentimenti: ogni occasione era buona per mettere l'intera famiglia sotto i riflettori, soprattutto Natale e i compleanni. Se i vestiti dei bambini erano sempre bellissimi e perfetti, tali dovevano rimanere, impedendo loro di poter giocare e togliere i guanti bianchi, o comunque mischiarsi con gli amici di estrazione sociale anche di poco inferiore; le grandi feste che accoglievano le star di Hollywood e i loro figli erano set fotografici, dove il festeggiato era un oggetto di scena alla stregua di regali e addobbi.

"Nessun dubbio che fossi la personificazione della bambina squisitamente graziosa. La mamma mi aveva creata a immagine della perfezione e quindi aveva organizzato quelle feste di compleanno per celebrare un altro anno di successo nella sua creazione."12

Stesso discorso valeva per Natale, vetrina della famiglia perfetta, che era tuttavia rovinato da due grandi fattori: tutti i giocattoli e i regali che i bambini ricevevano dovevano essere donati, al di fuori di uno, ai bambini poveri; un gesto nobile, che tuttavia veniva fatto pesare come una punizione, un'insensata privazione. Ma ad ogni regalo doveva seguire un biglietto di ringraziamento, scritto a mano e in maniera impeccabile da parte del bambino, nonostante il numero totale sfiorasse il centinaio, senza contare tutti quelli scartati e riscritti numerose volte per errori, grafia confusionaria o assenza di sentimento, "a detta di Mammina"13. L'impresa occupava diversi giorni, senza sosta; all'aumentare del tempo impiegato per scrivere i biglietti, venivano proibite ai bambini sempre più cose14.

Tutta la casa doveva essere perfetta, una casa delle bambole in cui gli intrusi erano proprio i suoi inquilini: Christina ricorda quelle che definisce "incursioni notturne"15, il risultato delle serate in cui la madre eccedeva con l'alcool e trovava una virgola fuori posto. Anche una gruccia di metallo della tintoria, dimenticata nell'armadio dalla piccolissima Christina, diveniva il pretesto per picchiarla, svuotare l'armadio a terra, accusarla di essere ingrata e viziata, sotto gli occhi impotenti del fratello Christopher, costretto a letto a pancia in giù con "cinghie di tela fissate al telaio", in modo da non permettergli di alzarsi di notte, né per bere né per andare in bagno16.
La maggior parte di queste incursioni venivano ignorate il giorno dopo, sebbene la casa fosse infestata da un tetro silenzio; Joan non faceva alcun accenno all'accaduto né tantomeno lo facevano le domestiche, timorose dell'ira della propria padrona e, spesso senza veramente volerlo, costrette a essere spie e aguzzine. Un'incursione, dovuta a un danno alla carta da parati, fu tuttavia fra le prime occasioni in cui la punizione venne prolungata nel tempo, con caratteri più psicologici che fisici: Christina fu costretta ad indossare il proprio abito preferito (ridotto a brandelli dalla madre in collera) per un'intera settimana, senza poterlo lavare. Nella testa di una bambina di cinque anni, non in grado ancora di elaborare questi livelli di umiliazione e castigo, sorgono molti dubbi, che si moltiplicano quando la bambina in questione è adottata e, come ripeteva sempre Joan Crawford, consapevole, a forza di sentirselo ricordare, di essere stata profondamente desiderata e scelta.

"Mentre vivevo sulla mia pelle la disintegrazione del mio abito preferito e l'umiliazione di sembrare una piccola vagabonda, mi chiedevo se non mi sarei trovata meglio nell'orfanotrofio da cui mi avevano tolta.
La mamma pareva non accorgersi della mia desolazione. Nessuno mi confortava. Nessuno pareva voler parlare con me. Mi sentivo un paria, macchiata di colpe tanto gravi da non potersi nemmeno menzionare"17.

Nel 1946 Joan Crawford e Phillip Terry Jr. divorziarono e nel giro di poche ore i bambini videro scomparire dalla loro casa e dalle foto di famiglia quella che era stata per alcuni anni una figura paterna. Christopher, il secondo figlio di Joan, perse il nome originario di Phillip18: dalle foto venne tagliato il volto dell'uomo e il suo nome fu bandito dall'intera casa.

"A parte queste foto mutilate, era come se lui non ci fosse mai stato, un puro frutto della mia immaginazione. Rammento come l'idea che qualcuno potesse scomparire così, di punto in bianco, m'incusse un tale terrore che cercai subito di cancellarla dalla mente. [...] La lezione che mi rimase indelebilmente impressa fu che quando mammina cara andava su tutte le furie riduceva la gente a brandelli e la faceva sparire.[...]
Per oltre venticinque anni ho cercato continuamente di convincermi che mammina mi voleva bene, sforzandomi di farmi accettare e approvare da lei in modo che non andasse in collera e facesse sparire anche me."19

La vita nella casa Crawford era punteggiata, oltre alle feste organizzate e alle visite di colleghi e pezzi grossi di Hollywood, dagli incontri tra Joan e il suo pretendente di turno. Queste relazioni, molte delle quali fugaci, vedevano un coinvolgimento da parte dei bambini, i quali dovevano rivolgersi all'amante di Joan Crawford come "zio" (Uncle). Christina aveva un obbligo in più: intrattenere l'ospite mentre la madre si preparava, conversando e, dall'età di sette anni, preparandogli un cocktail, meglio se più forte del dovuto.

Un altro grande tassello della vita domestica di Joan Crawford e figli era la disciplina: orari regolamentati, protocolli da seguire, metodi da cui non allontanarsi mai. Prima del momento in cui Joan si alzava e apriva le finestre della propria camera, ogni persona all'interno della casa doveva fare il minor rumore possibile e comunicare solo bisbigliando. Nelle giornate dopo le feste o anche soltanto dopo le serate alcoliche della madre, il silenzio si prolungava ben oltre mezzogiorno e, se fosse stato infranto, l'ira di Joan Crawford si sarebbe scagliata su tutti i presenti.

La parola della padrona di casa era legge: "Non si stava mai a discutere, non si cercava mai di arrivare a un compromesso su questo o quell'argomento una volta che lei aveva detto la sua".20 L'unica figura in grado di poter ragionare con Joan era Sorkie, guida spirituale all'interno della Christian Science21 di cui l'attrice era seguace; questa voce al telefono era, però, molto spesso d'accordo con Joan e rimproverava i figli senza averli nemmeno mai visti.22

Avvicinandosi l'adolescenza, Christina e suo fratello Christopher vennero affidati a diversi collegi, non vedendo né la madre né gli altri fratelli per mesi e a volte anni. Christina frequentò per alcuni anni la Chadwick School di Palo Verde: superato l'abbandono iniziale, la sua vita nella scuola migliorò, considerato che le regole di questa erano spesso più flessibili della disciplina casalinga. Le chiamate di Joan alla scuola erano, tuttavia, settimanali, per accertarsi dell'obbedienza della figlia; quando però le veniva riferito che Christina era una studentessa modello, Joan si convinceva di star udendo menzogne e ordinava punizioni23 per la figlia, a causa della sua ipotetica maleducazione24.
Christina aveva cominciato a vedere la signora Chadwick come una sorta di alleata, soprattutto da quando, anche quest'ultima, aveva capito che alla base di molte delle chiamate iraconde di Joan Crawford stava un serio abuso di alcool.

"Odiavo essere trattata come una marionetta senza capacità di parola. Dovevo dire «Sì, mammina cara» tante volte al giorno, che alla fine il solo suono di queste parole mi faceva quasi vomitare. Ma dovevo dirlo, lo volessi o no. E anche quando lo dicevo: «Sì, mammina cara», mi mettevo nei guai per il tono della mia voce o l'espressione del mio viso. Lei voleva che mi comportassi come una delle sue fans-marionette, e io non potevo."25

Quando nel 1953 Christina, tornata alla Chadwick, ricevette delle visite da un suo vecchio compagno di scuola, con cui faceva "coppia fissa", Joan Crawford decise di ritirare la figlia da quell'istituto, insinuando che l'unica cosa che insegnavano lì era come intrattenere gli uomini. Joan decise di dire ai suoi conoscenti che Christina era stata espulsa; di ritorno da una cena con un'amica della madre, Christina chiese perché volesse far girare questa menzogna: la lite sfociò ben presto in violenza, con Joan che schiaffeggiava e scuoteva la figlia a terra, tentando di strangolarla.

"Ora lottavo anch'io con tutte le mie forze. Non volevo morire. Dimenticai completamente che si trattava di mia madre. Quella donna stava tentando di uccidermi e, se potevo l'avrei uccisa io per prima."26

Christina venne salvata dalla segretaria della madre: dopo essere stata chiusa nello stanzino per ore, la bambina si ritrovò faccia a faccia con un funzionale del Tribunale dei Minorenni che, spegnendo sul nascere qualsiasi tipo di speranza di libertà nata nella ragazza, le consigliò di essere più obbediente o sarebbe stata bollata come "incorreggibile" e quindi rinchiusa in riformatorio, un'istituzione penale all'interno dello Juvenile Justice System americano27.

Tornata alla Chadwick come una “ragazza difficile”, Christina venne privata di qualsiasi privilegio e di qualsiasi contatto con il mondo esterno. Dopo poco Joan Crawford decise di ritirare la figlia dalla scuola, trasferendola nel collegio cattolico Flintridge Sacred Heart Academy. Christina descrive i primi mesi nella nuova scuola come il momento di maggior solitudine di tutta la sua vita: non conosceva nulla del Cattolicesimo e delle sue regole; non conosceva nessun’altra studentessa; nei momenti in cui era sola con le suore, come in estate, la maggior parte di queste facevano voto di silenzio.

"Ora capivo perché le persone impazzivano: perché avevano smesso di lottare. Diventavano pazze perché era maledettamente più semplice, una soluzione molto migliore di una morte lenta per solitudine. Ci si adagia a diventar pazzi; e non accade da un giorno all'altro. Non se ne può più di quella continua battaglia senza vittoria, ci si stanca di sperare nel cessate-il-fuoco e a poco a poco si perde la presa sul mondo, si scivola nell'incantesimo d'una rassegnata disperazione. Non si hanno specchi in cui trovare la conferma del proprio essere. Il qui-e-ora della vostra pena si prolunga infinitamente nel futuro: nessuna speranza, nessun conforto, nessuna ricompensa, nessun mutamento: mai."28

Christina tuttavia, ormai sedicenne e tagliata fuori dal matrimonio di Joan Crawford con Alfred Steele, decise di non impazzire, nonostante le lettere passivo-aggressive della madre, sempre firmate "Mammina". Christina era consapevole, in quel momento, di essere stata utile come mossa pubblicitaria da bambina, insieme ai fratelli: "Ma dopo che fummo serviti allo scopo e che la mamma ne ebbe tratto tutta la pubblicità che si potesse umanamente riversare sul pubblico adorante, commettemmo un errore fatale: cominciammo a crescere. Cominciammo a diventare persone. [...] Così mammina cara decide di dare l'esempio «correggendo» la figlia maggiore. [...] Mammina cara trova una prigione per i bambini cattivi e ve li rinchiude per punirli d'essere davvero troppo malvagi".29

Dalla completa privazione nel collegio, Christina e i fratelli vennero catapultati nel lusso e nelle feste come invitati al viaggio di nozze di Joan e Alfred Steele, in giro per l'Europa. Ma, con Christina quasi adulta e al centro di feste e corteggiamenti, i rancori della madre riuscirono a rompere il breve momento di quiete familiare.

Il rapporto fra Joan e Christina è sempre stato, nei ricordi di quest'ultima, caratterizzato da una concorrenza spietata: una semplice lezione di nuoto poteva divenire una lezione su come, in fondo, avrebbe sempre vinto Joan.

"Sono più grande di te. Sono più veloce. Posso vincere sempre."30
I momenti di svago, come quando Joan si divertiva a fare battute in compagnia, erano spesso ragione per rendere l'oggetto di queste prese in giro i propri figli, imbarazzati dallo sfondo sessuale di molti dei motti di spirito della madre, oppure consapevoli di possedere un difetto fino ad allora sconosciuto, ora messo sotto i riflettori per le risate di tutti.31

Quando Christina non era più una bambina ma cominciava a sembrare sempre più una giovane donna, la gelosia di Joan prese le forme di una vera e propria competizione: ogni gesto, ogni gentilezza che la figlia riservava per amici della madre o anche per il suo compagno di turno, veniva visto come un'avance sessuale. Per Joan Crawford, Christina sapeva "sempre dove trovare i ragazzi e l’alcool".32

Ciò accadde anche in Europa, quando un semplice bacio su una guancia per augurare una buona notte al nuovo patrigno venne visto da Joan come il tentativo di rubare il novello sposo alla madre: "Io ho trovato il mio uomo, tu va' fuori di qui e cercati il tuo”.33

Finito il viaggio, Christina tornò a scuola, visitando la famiglia Chadwick per un fine settimana (ovviamente tenendo all'oscuro la madre): non immaginava che la signora Chadwick potesse essere ancora in contatto con Joan. Così, Christina fu di fronte al suo ennesimo "fatale errore di giudizio”34. L'ira di Joan Crawford non si fece aspettare:

"Dici che sei disposta ad accettare le conseguenze. Bene, le conseguenze sono che resterai dove ti trovi fino all'apertura dell'università [...]. E se fai un solo passo falso, all'università non ci andrai per nulla. Te l'ho già detto e lo ripeto. Dipende interamente da te. Spero che tu ti goda le conseguenze.
Con affetto, Mammina"35

La punizione di Christina fu il divieto più totale di comunicare con l'esterno e l'assenza di qualsiasi suo parente o amico al suo diploma: era quello che si meritava, continuando, con il suo comportamento, a far soffrire la madre e a privarla di poter condividere con la sua primogenita tanti momenti importanti. Joan le scrive:

“Christina, sapessi quanti momenti avremmo potuto condividere, che non potranno mai ripetersi. [...] Ci sono stati anni di momenti che non hai voluto condividere con me – per il tuo bene, e per la tua vita" e, giustificando il mancato invio della lettera di Christina al fratello Christphfer, aggiunge su di lui "Deve guadagnarsi il diritto di uscire e imparare a comportarsi in pubblico prima di andare a una cerimonia simile. [...] È così indifferente a tutti che non deve essere ringraziato prima di aver fatto qualcosa ed essere migliorato come essere umano; finché non pensa anche agli altri, tanto per cambiare.
Come te..."36.

Ogni accusa contro Christina era, ai suoi occhi, un modo per la madre di far rimbalzare sugli altri il proprio senso di colpa:

"Mia madre non poteva sopportare nessun tipo di sincerità al di fuori degli stretti confini del suo lavoro. [...] La sua risposta, la sua reazione, era sempre stata un nascondersi dietro il lavoro, fare la martire, cercare di farmi sentire in colpa perché avevo studiato, in colpa perché ero viva.
È vero che mia madre e io avevamo perso anni di vita in comune; ma di chi era la colpa? [...] Ripensai agli anni più recenti della mia vita. Per quali ragioni ero stata punita per due anni? Be', un anno intero per non aver preparato abbastanza in fretta la lista dei biglietti di auguri natalizi. Poi, altri sette mesi per aver passato due giorni ospite di una coppia di mezz'età.[...]
Era tuttora mio dovere provare amore infinito e gratitudine profondissima per la benevolenza della mia povera madre che lavorava tanto [...].
Ero doppiamente orfana; una volta dei genitori biologici e una volta della madre adottiva. Da quando avevo dieci anni ero cresciuta in istituti e orfanotrofi, anche se avevano nomi diversi."37

Una volta adulta, Christina iniziò l'università, interrompendo gli studi per intraprendere la carriera di attrice. Si sposò e poi divorziò, recuperando a poco a poco una rapporto con la madre, più anziana, spesso in preda all'alcool, ma in qualche maniera più fragile, indebolita dagli anni e dal prematuro lutto per il marito Steele, nonché dai debiti che quest'ultimo aveva maturato (per lei) con la Pepsi Cola.

Il vero grande ruolo che Christina ebbe fu quello di una giovane moglie, nella soap opera Secret Storm, dal nome Joan. Nel 1968 Christina venne ricoverata d'urgenza per la rottura di un tumore ovarico: per non lasciare vacante il ruolo di Joan, la madre si offrì come sua sostituta (all'insaputa di Christina). Il pubblico aumentò del 40% ma Joan, sessantenne nei panni di una trentenne, non sapeva rinunciare all'alcool, recitando spesso ubriaca, non ricordando le battute e biascicando le parole.

Dal letto d'ospedale Christina osservò:

"Cercavo in ogni modo di mostrarle il mio affetto e quanto sperassi che fosse fiera di me. Ma adesso mi sentivo come uno di quei pulcini che aveva stretto a morte da bambina. [..] Non chiedeva il mio affetto, la mia devozione, chiedeva la mia vita intera. Non voleva soltanto sentirsi fiera di me, voleva essere me. Voleva la mia carriera, le mie parti. Io potevo darle il mio amore, la mia compagnia, la mia compassione, ma non la mia vita. No, non mi sarei lasciata spremere a morte come uno di quei disgraziati pulcini."38

Mammina cara,
di nuovo regina della pellicola

Il memoir di Christina Crawford, nonostante la sua scrittura non fosse tra le più scorrevoli e degne di nota, fu un successo: le accuse di una figlia contro la madre avvicinarono chi non era fan di Joan Crawford, gli altri furono incuriositi dalla prospettiva di poter vedere quello che succedeva all'ombra delle grandi dive di Hollywood39.

Immediatamente proprio Hollywood decise di riprendersi Joan Crawford, ora in veste di madre crudele: Frank Yablans decise di produrre la trasposizione cinematografica di Mommie Dearest40, scegliendo Faye Dunaway, già una star da anni grazie a "Bonnie and Clyde" (1967) e "Chinatown" (1974), per la mastodontica Joan Crawford, Diana Scarwid nei panni di Christina adulta (e Mara Hobel per Christina da bambina41).
In modo da poter avere i diritti del libro, il marito di Christina Crawford, David Koontz, venne reso, pur privo di alcuna esperienza, direttore esecutivo del film, accanto al marito di Faye Dunaway, il fotografo Terry O'Neil.
Il clima sul set era teso, Koontz criticava la recitazione di Dunaway perché troppo feroce, pensando che potesse far risultare Joan Crawford molto più cattiva di quanto fosse stata in vita, mentre O'Neil spingeva la moglie ad essere ancora più spietata.

Da questi scontri scaturì, nel 2015, un altro memoir scritto da Rutanya Alda, l'attrice di Carol Ann (la fedele governante di casa Crawford), intitolato "The Mommie Dearest Diary: Carol Ann Tells All"42: Alda descrive l'ambiente di lavoro opprimente e il cattivo rapporto lavorativo con Faye Dunaway, la quale, portando all'eccesso il method acting, aveva adottato appieno l'orgoglio e la cattiveria della Crawford e non metteva da parte questi atteggiamenti neanche con lo staff e i colleghi attori43.

Nei giorni successivi all'uscita del film, il 16 settembre 1981, solo il 4% del budget venne riscosso al botteghino; ben presto la pellicola acquisì la reputazione di una commedia accidentale, nomea che la casa di produzione Paramount Pictures adottò e utilizzò come mossa pubblicitaria: fecero proprio il motto "Meet the biggest mother of them all!" e organizzarono pubblicità con grucce di metallo. Il botteghino rispose in maniera positiva, arrivando alla cifra di 19mila dollari sul mercato USA, coprendo a malapena il budget di 10mila dollari44.

La critica tuttavia rimase irremovibile45: pessima fu l'opinione di Roger Ebert46, tiepida quella di Variety47 , mentre il New York Times definisce il tutto una “caricatura dalla qualità altalenante”, che risulta un insipido melodramma, a causa di una sceneggiatura troppo tagliuzzata dalle leggi sulla privacy, il diritto d'autore, la rappresentazione di persone reali48.

Il film4950 risulta privo di una storia coesa, anche a causa dei molti tagli e salti temporali presenti, i quali fanno piombare lo spettatore che non ha letto il libro di Christina nella confusione e, spesso, nella noia. Il personaggio di Joan Crawford risulta magnetico e sempre al centro della scena, anche quando non dovrebbe prevalere in tale modo, grazie alla performance di Faye Dunaway e al fascino che alcuni personaggi, spinti da estremo pathos, hanno sul pubblico. Tanto appare fuori controllo la rabbia e la furia di Joan nei confronti della figlia, di sé stessa e di chi la circonda, così perfetta sembra la sua vita vista dall'esterno, per i giornalisti, i fotografi e tutti i fan attorno l'ape regina, nei momenti in cui lei decide di farli entrare nel suo alveare dorato51.

La gloria di Mommie Dearest arrivò più tardi, come per molti film che all'uscita cadono vittima di pubblico e critica: negli anni 2000 la pellicola è diventata un cult nella categoria Camp52, trovando ammiratori nella comunità queer e imitatori in quella drag. I lati involontariamente comici e over the top del film lo hanno reso, dopo anni, esattamente la commedia involontaria che era apparsa agli occhi del pubblico del 19815354.

Il camp e la patina grottesca che avvolgono Joan Crawford in Mommie Dearest (1981) non diminuiscono, tuttavia, il terrore che Faye Dunaway riesce ad instillare nel pubblico, soprattutto quando si piega sulla macchina da presa, facendoci sentire tutti piccoli e impotenti, proprio come bambini. Non è un caso, dunque, se nel 2003, era sua la posizione numero 41 fra i 100 cattivi cinematografici nella AFI's 100 Years...100 Heroes & Villains: un solo gradino sotto Freddy Krueger.
"Don't FUCK with me, fellas!"
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NOTE
1 The Woman in Me, Britney Spears, Gallery Books, 24/10/2023.
3 I 'm Glad My Mom Died, Jannette McCurdy, Simon & Schuster, 9/8/2022.
4 My Mother's Keeper, B. D. Hyman, William Morrow and Company, 1985.
5 Mommie Dearest, Christina Crawford, William Morrow & Co., 2/10/1978.
6 L'anno esatto della sua nascita è ancora incerto, come qualsiasi grande star, la sua età oscillava
variando di quattro anni o più ad ogni compleanno. Per leggere di come questo avvenga anche nella Hollywood di oggi, si segnala In Hollywood, Actors Still Lie About Their Age, ABC News, 20/10/2011.
7 The Jazz Singer, Alan Crosland, Warner Bros. Pictures, 6/10/1927
8 Il rapporto fra Joan Crawford e Bette Davis è stato da molti descritto come difficile, oscillante tra la competizione e l'odio; nel 2017 questa relazione burrascosa è stata al centro della prima stagione della serie TV "Feud", disponibile su Disney+.
9 Mi sento di consigliare, soprattutto per gli amanti di thriller, horror e crime, "Mildred Pierce" (1945), "Sudden Fear" (1952), "Queen Bee" (1955, con Betsy Palmer, che 25 anni dopo indosserà i panni della Signora Voorhees in "Friday the 13th"), "Strait-Jacket" (1964) e il celeberrimo "What Ever Happened to Baby Jane?" (1962).
10 Mammina cara, Christina Crawford, traduzione di Gabriele Marinelli, Milano, Mondandori, 1979, p.308.
11 Georgia Tann/Tennessee Children’s Home Society, Investigation Scrapbooks, 1950, State of Tennessee, Department of State, Tennessee State Library and Archives.
12 Cit., Christina Crawford, p.38-39.
13 "Mommie Dearest" in originale.
14 Idem, p.92.
15 Idem, p.59.
16 Idem, p.60-62.
17 Idem, p.41-42.
18 Christopher ebbe un rapporto molto difficile con la madre, forse anche più di sua sorella Christina, magari proprio perché ultima testimonianza indelebile dell'esistenza di Phillip Terry Jr.
19 Cit., Christina Crawford, p.44.
20 Idem, p.55.
21 La Christian Science, o meglio Church of Christ, Scientist, è un movimento religioso fondato nel 1879 da Mary Baker Eddy; secondo questo movimento qualsiasi afflizione del corpo, anche medica, p essere guarita attraverso la fede, credendo che Dio, perfetto e totalmente buono, sia la fonte di tutto ciò che è vero e bello, quindi l'unico modo per raggiungere salvezza alcuna.
22 "Ma per mio fratello e per me era molto antipatico che una voce al telefono potesse avere un effetto così determinante sulle nostre esistenze. Quando accadeva qualche disastro, come uno scontro con mammina, o dovevamo noi parlare con Sorkie, che di solito ci faceva chiedere scusa alla mamma, oppure la mamma stessa telefonava a Sorkie e ci riferiva il suo parere. In un modo o nell'altro, il risultato era sempre che nostra madre aveva ragione e noi torto, per cui lei si sentiva moralmente giustificata a somministrarci le punizioni che invariabilmente seguivano". Idem, p.58.
23 Una di queste punizioni ordinate via telefono si trattò della confisca di tutti i vestiti di Christina, al di fuori di due, per aver indossato il cappotto in classe in un giorno in cui aveva mal valutato la temperatura all'esterno; Christina racconta di aver indossato a rotazione questi due vestiti per quattro mesi, stesso vale per un singolo paio di scarpe che, ovviamente, si erano così tanto consumate da aprirsi in più punti e scucirsi dalla suola. Le suppliche alla madre per avere un paio di scarpe nuove rimasero inascoltate, fino a quando Christina non si presentò, in inverno, in classe scalza e la signora Chadwick decise di comprarle delle scarpe di tasca propria. Idem, p.136-138.
24 Idem, p.133-135.
25 Idem, p.171.
26 Idem, p.177.
27 Idem, p.178-180.
28 Idem, p.212.
29 Idem, p.214.
30 Idem, p.34.
31 Idem, p.46.
32 Idem, p.175.
33 Idem, p.226.
34 Idem, p.230.
35 Idem, p.231.
36 Idem, p.237.
37 Idem, p.238-239.
38 Idem, p.295.
39 Power-Mad Queen Bee, Molly Haskell, The New York Times, 24/12/1978.
40 Christina Crawford dichiarò di aver visto il film una sola volta e di averlo odiato, ripudiandolo come trasposizione cinematografica del proprio libro e denunciando il pessimo lavoro fatto nella scrittura del personaggio di sua madre. Dieci anni dopo l'uscita del film Christina scrisse un omonimo musical, ponendo maggior accento sul rapporto con il fratello Christopher. Christina Crawford on life after Mommie Dearest: ‘My mother should have been in jail’, Emma Brockes, The Guardian, 25/6/2019.
41 La performance della piccola Mara valse due delle nove nomination ai Razzie del film, destino che seguì l'attrice anche nel suo lavoro, essendo parte del disastroso musical di Broadway "Moose Murderers", che aprì e chiuse nella stessa serata, il 22 febbraio 1983.
43 12 Over-the-Top Facts About Mommie Dearest, Tara Aquino, Mental Floss, 21/2/2016.
44 Mommie Dearest (1981), Box Office Mojo.
45 Il film ricevette cinque Razzie Awards nel 1981, il titolo di "Worst Picture of the Decade" nel 1989 e il premio peggiore attrice agli Stinkers Bad Movie Awards del 1982.
46 Mommie Dearest, Roger Ebert, 1/1/1981.
47 Mommie Dearest, Variety Staff, Variety, 1/1/1981.
48 A causa delle leggi a cui si è fatto brevemente riferimento, nel film sono assenti Cindy e Cathy Crawford, riferimenti ai vari mariti di Joan Crawford, eccezion fatta per Franchot Tone e Alfred Steele, così come ai molti film che la vedevano protagonista (sono nominati solo "Mildred Pierce" e "Ice Follies of 1939"). Film View; 'MOMMIE'- A GUILT-EDGED CARICATURE, Vincent Canby, The New York Times, 8/11/1981.
49 Mommie Dearest, Rotten Tomatoes.
50 Mommie Dearest, Metacritic.
51 Questo dualismo è stato ben stigmatizzato da Alex Davidson: "Coming straight after a scene of Crawford at her happiest, having won an Oscar for Mildred Pierce (1945), it showed the terrifying unpredictability of living with an unstable parent." In defence of Mommie Dearest, Alex Davidson, BFI, 17/3/2017.
52 Anche Mommie Dearest, infatti, fa parte di quel gruppo di film che sono diventati i re dei Midnight Screenings, capeggiati da The Rocky Horror Picture Show.
54 How ‘Mommie Dearest’ Went From Oscar Bait to Cult Classic, Luna Guthrie, Collider, 10/3/2023.

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