mercoledì 7 giugno 2023

I Deadites arrivano in città! (Recensione "La Casa - Il Risveglio del Male")

A distanza di dieci anni dal remake di Fede ÁIvarez e dopo tre stagioni della serie “Ash vs. Evil Dead”, l’iconico franchise creato da Sam Raimi nel 1981 torna al cinema con un nuovo capitolo: “La Casa – Il Risveglio del Male” (“Evil Dead Rise” in originale), quinto tassello di una saga che da ormai più di quarant’anni accompagna i fan dell’horror, tra demoni, sangue, motoseghe e libri maledetti.
La saga de "La Casa" (“Evil Dead”) ha avuto un’evoluzione particolare: il primo, leggendario capitolo di Sam Raimi è un film seminale, un horror puro realizzato quasi per gioco dal regista e i suoi amici, diventato un vero e proprio spartiacque per il genere e un classico immortale della storia del cinema. Già con il secondo capitolo, “La Casa 2” ("Evil Dead II"), Raimi ha avuto molto più budget e si è potuto sbizzarrire realizzando un sequel grottesco e folle, pieno di sequenze iconiche, dove il mitico Ash Williams di Bruce Campbell la fa decisamente da padrone, diventando l’eroe spavaldo e sfortunato che i fan hanno imparato ad amare. “L’Armata delle Tenebre” ("Army of Darkness") segna un cambio radicale per la serie: il nostro Ash si ritrova infatti nel Medioevo, alle prese con un esercito di terribili non-morti, in un irresistibile horror-fantasy dalle tinte comiche e fumettistiche, divenuto un cult assoluto.

Dopo un silenzio di vent’anni, nel 2013 il franchise torna in auge grazie all’allora esordiente Fede ÁIvarez, a cui Raimi, Bruce Campbell e Robert Tapert affidano la regia del remake de “La Casa”.

Il film di Alvarez è un ottimo esempio di trasposizione moderna di un classico del passato: molto più cupo, horror e “sporco” dei film di Raimi, è riuscito a crearsi una propria identità pur non rinunciando agli elementi più iconici della saga.

Nel 2015 “La Casa” approda sul piccolo schermo con la divertentissima serie “Ash vs. Evil Dead”, ambientata trent’anni dopo la trilogia originale, in cui Ash torna ad essere il protagonista indiscusso insieme a nuovi e divertenti personaggi, per affrontare nuovamente i terribili Deadites. Una serie fantastica che, purtroppo, è stata cancellata alla fine della terza stagione, proprio sul più bello.
E veniamo quindi a “Evil Dead Rise”. Inizialmente concepito per approdare in streaming sulla piattaforma HBO Max, è stato promosso a film per il grande schermo grazie ai test screening estremamente positivi e alla fiducia che la Warner Bros. riponeva nel progetto. Alla regia troviamo il giovane Lee Cronin, promettente regista al suo secondo lungometraggio (il suo esordio è il riuscito “Hole – L’Abisso” del 2019). Cronin è un grande fan della saga e ha messo anima e corpo in questo progetto, tanto da aver scritto di suo pugno la sceneggiatura, con la benedizione di Raimi, Campbell e Tapert, che tornano a produrre e supervisionare questo nuovo capitolo.

Ma che cos’è “Evil Dead Rise”? Dove si colloca all’interno della cronologia della saga? Possiamo considerare questo nuovo tassello a metà strada tra un reboot e uno spin-off. È un film a sé stante, che racconta una storia tutta sua, e che anche chi non ha mai visto i precedenti capitoli può godersi tranquillamente. Ma è anche farcito di riferimenti e chicche nascoste che fanno capire che sia davvero ambientato nello stesso universo della trilogia originale e, probabilmente, anche del remake di Alvarez. Insomma, una specie di “requel”, come ci ha insegnato Scream 5!

La più grande novità introdotta in questo nuovo capitolo è il cambio di ambientazione: non siamo più in una baita sperduta nel bosco, bensì in un appartamento di un decadente condominio in città. Ciò permette a “Evil Dead Rise” di staccarsi, almeno parzialmente, dai suoi illustri predecessori, dando una ventata d’aria fresca alla saga.
La trama vede Beth (Lily Sullivan), tecnica del suono di un gruppo musicale, che dopo aver scoperto di essere incinta si reca da sua sorella Ellie (Alyssa Sutherland), la quale vive in un appartamento in città insieme ai suoi tre figli: Danny (Morgan Davies), Bridget (Gabrielle Echols) e la piccola Kassie (Nell Fisher). Dopo il loro ricongiungimento, in città si verifica un violento terremoto, che apre una crepa all’interno del parcheggio del condominio. I tre figli di Ellie, di ritorno a casa dopo essere andati a prendere la pizza, si imbattono nella crepa, che li conduce all’interno del caveau di una vecchia banca abbandonata. Lì Danny trova un vecchio libro demoniaco, rilegato in pelle umana e con inquietanti illustrazioni al suo interno, e una serie di vinili con incise parole misteriose. Il ragazzo decide di portare in casa gli oggetti, con la speranza di venderli per aiutare economicamente sua mamma. Ma la sua curiosità lo spingerà ben oltre i limiti consentiti: aprendo il libro e ascoltando i vinili, Danny risveglierà un male antico e inarrestabile, che prenderà possesso del corpo di Ellie dando inizio ad una spirale di orrore, morte e violenza. Sarà una lotta all’ultimo sangue per sconfiggere il Male e chiunque ne venga contagiato!

Missione riuscita: ecco cosa ci sentiamo di dire nei riguardi del lavoro di Lee Cronin. “Evil Dead Rise” è intrattenimento allo stato puro, un concentrato di sangue, tensione, adrenalina e divertimento. Il regista realizza il capitolo più intrinsecamente simile al capostipite di Raimi: un horror vero e proprio con elementi grotteschi, pochi personaggi e ambientazioni, trucchi ed effetti quasi sempre artigianali, un ritmo indiavolato, sequenze disturbanti e splatter a non finire. Dopo il fantastico prologo “boschivo” (spettacolare omaggio ai primi due capitoli) e dei titoli di testa davvero d’impatto, Cronin ci catapulta nella nuova ambientazione urbana, ci presenta le nuove protagoniste e poi parte in quarta e non si ferma mai, tra sangue, morti e Deadites mostruosi, fino all’adrenalinico e sanguinolento finale.

Il regista costruisce perfettamente l’atmosfera, grazie ad una regia creativa ricca di inventiva (la scena dello spioncino è già cult) che sa valorizzare al meglio le ambientazioni soffocanti e le scene di tensione. Attraverso un uso massiccio dei primi piani e dei grandangoli (non solo sui volti dei personaggi, ma anche su oggetti e altri piccoli dettagli), Cronin trasmette sapientemente il senso di claustrofobia derivato dall’essere intrappolati in un luogo chiuso come un appartamento. Ottimo lavoro anche per quanto riguarda le musiche di Stephen McKeon (già collaboratore di Cronin in “Hole – L’Abisso”) e la fotografia di Dave Garbett, molto cupa e debitrice di quella del remake del 2013, che gioca tantissimo con le luci e le ombre per creare scene suggestive e inquietanti.
Illustrazione originale di Emidio Iannone
Un plauso agli eccezionali effetti speciali: tutto ciò che si vede (sangue, ferite, make-up e mostruosità varie) è al 100% fatto di effetti pratici e frutto di trucchi prostetici, come d’altronde vuole la tradizione della saga. La CGI è usata pochissimo e non è mai visibile o invadente, garantendo effetti splatter davvero raccapriccianti e degni di nota. Chapeau!

La Casa – Il Risveglio del Male” è un film horror vecchio stampo, uno splatter anni ’80 realizzato con i mezzi contemporanei. Il suo obiettivo primario è quello di intrattenere e divertire, e ci riesce alla grande. La storia va dritta al punto e non si sofferma su particolari approfondimenti psicologici dei personaggi. Viene imbastita una situazione familiare molto classica, per poi virare sul gore e l’azione senza sosta. Nonostante ciò, le protagoniste della pellicola funzionano a meraviglia: la bravissima e bellissima Lily Sullivan interpreta Beth, una donna che cerca di riavvicinarsi alla sorella per un motivo ben preciso, e che diventerà presto la (quasi) final girl del film. Tostissima e piena di risorse, Beth si ritroverà a sporcarsi le mani (e non solo!) di sangue e frattaglie pur di proteggere le sue nipoti. Un personaggio dalla caratterizzazione tutto sommato semplice, ma che funziona nel contesto del film. Beth potrebbe raccogliere l’eredità del mitico Ash Williams (il finale è piuttosto esplicativo in tal senso), un’eroina che imbraccia la motosega e si avvia verso il suo destino, nel quale, chi lo sa, altri libri maledetti e Deadites potrebbero attenderla. La vedremmo benissimo affrontate i letali demoni a colpi di motosega insieme ad Ash, un giorno; sarebbero un duo eccezionale e assolutamente “groovy”… chi lo sa, lasciateci sognare!

Semplicemente spettacolare Alyssa Sutherland nei panni di Ellie, la madre di famiglia che, suo malgrado, verrà presa di mira dall’entità maligna e diventerà il principale Deadite della pellicola. La Sutherland riesce a incutere paura e disgusto in più occasioni: il suo make-up è stratosferico, le sue espressioni e i suoi occhi fanno accapponare la pelle e le sue movenze distorte la rendono inquietante, grottesca e minacciosa. Ogni volta che compare ruba la scena e la sua graduale trasformazione in Deadite è resa alla perfezione, fino allo spettacolare finale in cui la sua minaccia diventerà ancora più grande. Ellie entra a mani basse nell’Olimpo dei Deadite più riusciti, cattivi e carismatici dell’intera saga, e Alyssa Sutherland è un’attrice da tenere d’occhio per il futuro!
Alyssa Sutherland sul set del film
Un elemento interessante di “Evil Dead Rise”, che lo rende unico e inedito all’interno della saga, è la presenza e il ruolo dei bambini: nella saga de “La Casa” non ci sono mai stati bambini o ragazzini al centro della storia, anche solo come comprimari. I protagonisti sono sempre stati adolescenti scapestrati, per poi spostare il focus su Ash nella trilogia originale e nella serie TV.

La Casa – Il Risveglio Del Male” è il primo film della saga dove i bambini hanno un ruolo importante nella storia, il che lo rende un capitolo fresco e contemporaneo. I bambini sono indispensabili per il concetto di famiglia all’interno del film (un tema che Cronin ha già affrontato in “Hole – L’Abisso”), e donano un sapore “Spielberghiano” alla vicenda. Sono proprio loro a scoprire il Necronomicon, un classico topos narrativo dei film anni ’80 in cui i bambini scoprono manufatti o oggetti magici/misteriosi che metteranno in moto la vicenda. Tra i giovani attori spicca in particolare la piccola Kassie, interpretata dalla bravissima ed esordiente Nell Fisher, una bambina “molto tosta” (per citare il suo stesso personaggio) e la più piccola tra i nipoti di Beth, protagonista di alcuni momenti decisamente simpatici, che permetterà a sua zia di riscoprire un senso di maternità che non pensava di avere. Ogni tanto bisogna sospendere un po' l’incredulità per quanto riguarda le reazioni di certi personaggi, ma è una caratteristica propria della saga fin dall’inizio e va benissimo così.

A proposito del Necronomicon, come troviamo il nostro libro demoniaco preferito in questo film? Cronin ci presenta un design accattivante e rinnovato, un incrocio tra il manoscritto del remake di Alvarez e il Libro Mostro dei Mostri di Harry Potter, con una dentatura laterale che si sblocca solo se viene versato del sangue umano sull’oggetto. Rimarremo sempre affezionati al Necronomicon classico con la faccia sulla copertina creato da Tom Sullivan, ma anche questa nuova riproposizione ha il suo perché. Nel film viene inoltre spiegato che questo è solo uno dei tre Necronomicon esistenti…chissà quali sono gli altri due, vero Lee Cronin?
I fan della saga classica non resteranno delusi: Cronin è cresciuto a pane e “Evil Dead” , è un fan accanito, e si vede; la pellicola è infarcita di omaggi ai primi tre capitoli di Sam Raimi (c’è persino un riferimento alla mitica zia Henrietta!) e, in generale, il film è una grandissima lettera d’amore al franchise. In lingua originale, inoltre, è presente anche un piccolo cameo vocale del mitico Bruce Campbell, e sono immancabili le classiche soggettive del Male che si avvicina alla sua preda per prenderne possesso. Ma i riferimenti non si limitano solo alla saga di “Evil Dead”: c’è una grandissima citazione a “Shining” di Stanley Kubrick (in una scena che coinvolge un ascensore e litri di sangue), a “Nightmare” e ad “Halloween”, ma anche all’horror nostrano, tra “Dèmoni 2… L'incubo ritorna” di Lamberto Bava (l’ambientazione lo ricorda parecchio) e un occhio quasi infilzato di Fulciana memoria. Nonostante i gustosi omaggi e riferimenti, Cronin riesce a imprimere la propria impronta al film, creando un’opera sia personale che nostalgica e che si inserisce perfettamente nella mitologia della saga.

Proprio come fece Alvarez, anche Cronin ha realizzato il suo “Evil Dead”, non dimenticando ma rispettando ciò che è venuto prima. Il bello di “Evil Dead” è proprio questo: è una saga che si presta e si presterà sempre a sperimentazioni, cambi di tono, identità e genere. È una saga che si è evoluta nel tempo (basti vedere quanto siano diversi tra loro i primi tre film di Raimi), affrontando lo stesso tema sempre in maniera diversa e, soprattutto, sempre con qualità. Cronin ha dato il suo contributo alla serie e lo ha fatto egregiamente, con un capitolo splatter e divertentissimo che farà la gioia dei fan, e che ha riscosso un ottimo successo al botteghino. Ora non ci resta che aspettare inevitabili sviluppi futuri!
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