“Questo è un racconto dell’orrore, che narra una storia spaventosa e drammatica accaduta a un ragazzo…”, con questa frase incomincia l’edizione italiana di Bug Boy, manga autoconclusivo di Hideshi Hino pubblicato per la prima volta in patria nel 1975. Giunta in Italia solo nel 2018 tramite la collana Showcase della Dynit, l’opera è uno dei primi lavori realizzati dal mangaka nonché una delle più conosciute.
Protagonista della storia è Sampei Hinomoto, un bambino dal cuore d’oro che nutre una smodata passione per gli animali. Fin dalle prime pagine ci viene presentato come il classico perdente: prende sempre cattivi voti a scuola, è tormentato dai bulli, i genitori lo sgridano spesso e non perdono occasione per sminuirlo davanti ai suoi fratelli. La sua passione per gli animali è malvista sia dai compagni di classe, che lo evitano, sia dai genitori, che cercano in tutti i modi, anche con la forza, a dissuaderlo in modo che si dedichi allo studio. Gli unici momenti in cui Sampei ritrova un po’ di felicità è quando si reca alla discarica cittadina, dove ha allestito un rifugio per prendersi cura dei suoi animali senza essere disturbato.
Una sera, rinchiusosi in camera dopo l’ennesima sgridata, il bambino si sente male e vomita un insetto rosso che, pungendolo, gli provocherà una strana malattia che gli deformerà il corpo tra atroci sofferenze fino a trasformarlo in un mostruoso insetto.
Da questo momento il manga propone una rilettura in chiave horror de La Metamorfosi di Franz Kafka, che viene citata in una scena del fumetto dove Sampei, ormai trasformato, cerca di aprire la porta di camera sua ai genitori. Hino sfrutta in questo caso la trasformazione in insetto del protagonista per descrivere la condizione di un ragazzino che, messo sotto pressione dalla famiglia e dalla società giapponese, comincia a isolarsi e a chiudersi in se stesso fino a creare un guscio “protettivo”, ovvero il suo corpo da insetto, dal quale cerca comunque affetto e comprensione.
Nonostante l’aspetto mostruoso infatti, il nostro ragazzo insetto ha ancora mantenuto il suo animo umano e cerca in tutti i modi di allacciare un qualche legame con la sua famiglia sebbene quest’ultima, proprio come i familiari di Gregor Samsa, prova ribrezzo nei suoi confronti e, dopo una prima convivenza, cercherà di ucciderlo per aver salva la reputazione.
I familiari di Sampei quindi organizzano un finto funerale, sfruttando il bozzolo lasciato dal bambino come cadavere, e poi cercano di ucciderlo dandogli del cibo avvelenato. Ma il nostro ragazzo insetto riesce a sopravvivere e, capendo di non essere più benvoluto in famiglia, decide di lasciare casa e di dirigersi nella discarica sperando di essere ben accolto dai suoi amici animali ma anche qui gli aspetta una sgradevole sorpresa.
In una delle scene più drammatiche del manga, Sampei viene attaccato dagli animali che aveva curato per tanto tempo, che vedono in lui solo un insetto velenoso da evitare. Rimasto solo, il nostro ragazzo insetto trova rifugio nella natura selvaggia ma anche qui, dopo un primo momento di felicità apparente, soffrirà la solitudine fino a quando, a causa di uno scontro con un gruppo di umani, non scoprirà l’esistenza dei suoi aculei velenosi, con i quali deciderà di vendicarsi di chi lo aveva tormentato da umano.
A questo punto il manga si trasforma in un tripudio di sangue, violenza e cadaveri decomposti e ammassati nelle fogne, che sono ora il nuovo rifugio di Sampei, ormai trasformato in una bestia che prova piacere nell’uccidere. La sua spirale di morti si fermerà solo quando, giunto quasi per caso alla sua vecchia casa, riacquisterà parte della sua umanità tramite i ricordi dell’infanzia e, esitando nell’uccidere la sua famiglia, troverà la morte in un finale malinconico.
Come nel caso di Hell Baby, il manga presenta dei disegni semplici e grotteschi che se da un lato possono far storcere il naso, dall’altro si rivelano funzionali alle espressioni dei personaggi e al descrivere al meglio il mondo crudele di Hino. Basti pensare alla trasformazione di Sampei in insetto, dove vedremo arti decomporsi e marcire nel giro di poco tempo, o a Sampei stesso, i cui capelli trascurati e i grandi occhi iniettati di sangue vi segneranno durante la lettura.
Da un punto di vista narrativo la storia soffre di alcune ingenuità narrative che fanno accelerare la storia verso il finale rovinandone il ritmo. Probabilmente se la voce narrante fosse stata più incisiva e se la storia fosse stata costruita come una favola macabra, il ritmo sarebbe stato più costante. Ciò non toglie che Bug Boy resta il racconto tragico di un bambino che si è rinchiuso in un guscio dal quale non è più uscito.
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