Cinque anni dopo l'indecifrabile finale di A Nightmare on Elm Street (1984) Springwood sembra essersi dimenticata del terribile assassino dei sogni e pare abbia liquidato i suoi sanguinosi crimini con la storia di una giovane impazzita dopo aver visto la madre togliersi la vita e il fidanzato venire ucciso dall'altra parte della strada. Adesso la casa al 1428 di Elm Street è disabitata e viene acquistata dalla famiglia Walsh. Ma come siamo arrivati a questo punto?
La produzione del primo film fu a dir poco complessa, specialmente per il produttore Robert Shaye dell'allora piccola casa New Line Cinema, il quale dovette fare i salti mortali e rinunciare al proprio compenso pur di riuscire a trovare i finanziamenti necessari per la realizzazione. Alla fine della fiera Shaye e Wes Craven si ritrovarono per le mani non solo un istantaneo film di culto e un successo di critica, ma anche un enorme successo commerciale. Se Craven, l'autore, aveva pensato a Nightmare come una storia autoconclusiva per la quale non era previsto un seguito, Shaye era rimasto senza un vero e proprio profitto, con tutto il suo staff concentrato nello stesso piccolo ufficio di Manhattan, ma con un marchio registrato dalle grandi potenzialità che avrebbe potuto determinare la sopravvivenza e la crescita dello studio. In breve tempo fu avviata la produzione del sequel, il ruolo di sceneggiatore fu affidato a David Chaskin che già lavorava in New Line e aveva pronto un copione che piacque a Bob Shaye e Sara Risher (co-produttrice). Shaye chiese da subito a Craven di partecipare, ma questi rifiutò sia perché al tempo tra i due non scorreva buon sangue sia perché non aveva apprezzato il testo di Chaskin.
I protagonisti del primo film sul set |
Così venne contattato Jack Sholder, amico di Shaye che aveva già diretto per la New Line Nel buio da soli (1982), e che il produttore teneva particolarmente in considerazione avendo avuto prova delle sue capacità da quando lo aveva visto lavorare come montatore dei loro trailer. Sholder rivelerà che, inizialmente, non era intenzionato a girare altri film dell'orrore e che quindi volesse declinare l'offerta, ma infine accettò perché realizzò che quello sarebbe potuto essere il suo trampolino di lancio. Il regista ebbe poco tempo per prepararsi, oltretutto era particolarmente intimorito da quelle sequenze che avrebbero contenuto più massicciamente gli effetti speciali, che non sapeva ancora come dover girare. Sholder non si è mai professato fan del film di Craven, ne riconosceva il valore ma non si sentiva obbligato a rimanere saldamente legato ad esso. Nonostante ciò ebbero modo di incontrarsi e di confrontarsi. In merito alla differenza tra i due, Sholder disse nel documentario Never Sleep Again: The Elm Street Legacy: <<Vedete, ci sono due tipi di persone. Ci sono quelle che davvero si esprimono tramite il genere dei film horror e ce ne sono altre che fanno i film horror per entrare nel giro, che si esprimono nonostante il genere. Wes è il primo tipo e io il secondo>>.
La produzione aveva la necessità di proseguire senza battute d'arresto tant'è che, quando si crearono dei contrasti tra Shaye e il manager di Robert Englund, il produttore suggerì di risparmiare sostituendolo con una qualunque controfigura mascherata. Sarà lo stesso Shaye a riassumere in fretta e furia Englund, capendo poco dopo quanto fosse unico e necessario il contributo che l'attore apportava a quel ruolo. Per dare nuovamente vita a Krueger il testimone passò a Kevin Yagher. Era difficile replicare il lavoro già fatto da David B. Miller dato che non era rimasto alcun appunto o fotografia dal set, così il nuovo artista studiò a fondo su un manuale gravi ustioni riportate da alcune vittime. La pelle, il colore, il naso e gli occhi di Freddy vennero cambiati così come la conformazione del volto di modo da renderlo non solo scheletrico ma anche più simile a una strega. Il tutto conferisce un forte senso di disgusto, forse superiore al precedente. Questo nuovo look del killer risulta molto minaccioso, ed è quello a essersi più sedimentato nella cultura popolare. In più è a partire da questo film che inizia quel processo che, specialmente negli ulteriori seguiti, lo configurerà come un orco ironico e con la parlantina dato che gli vengono scritte molte più battute.
Yagher ed Englund |
A questo punto andava scelto il personaggio principale: a Heather Langenkamp non fu mai chiesto di fare ritorno così, dopo aver valutato Michael J. Fox che poi si dichiarò non più disponibile per altri impegni e dopo aver scartato dei giovani Brad Pitt e Christian Slater, la scelta del regista ricadde su Mark Patton. Questo perché, secondo Sholder, Patton non era il classico tipo di macho da film di Hollywood e in lui aveva visto una forte componente femminile. Come capiremo meglio più avanti, il regista ci aveva visto lungo. Dunque la saga avrebbe avuto il suo primo (e unico) protagonista maschile.
Il primo novembre 1985 nelle sale statunitensi approderà A Nightmare on Elm Street 2: Freddy's Revenge (Nightmare 2 - la rivincita, in Italia). Primo seguito del leggendario slasher uscito l'anno precedente e uno dei capitoli più controversi di tutto il franchise. Questo per un duplice fattore: perché ci si era molto allontanati da quel che aveva reso il Nightmare di Craven unico e innovativo, calando Freddy in un contesto più anonimo e per la forte componente omoerotica che permea tutto il film.
La locandina italiana |
Parlando del primo punto, come mai si è commesso questo sbaglio? Come è stato sottolineato a più riprese nel corso degli anni dal team creativo, nel momento in cui si realizzava questa continuazione la saga ancora non esisteva. C'era solamente un primo film che era stato molto apprezzato dal pubblico e generalmente gradito dalla critica, ma nessuno si era ancora reso conto dell'importanza che le regole imposte da Craven conferivano ai personaggi e al mondo dei sogni. Dunque la storia di una nuova famiglia che si trasferisce nella casa di Nancy Thompson e vede il figlio adolescente, Jesse, tormentato da un redivivo Fred Krueger che si impossesserà del suo corpo per continuare a perpetrare i suoi omicidi, venne presa per buona. Purtroppo però lo script aveva dei problemi di base, di cui tutti si erano resi conto e che non si aveva il tempo di correggere. Jesse è circondato da personaggi, che siano i familiari o gli amici, inizialmente presentatici come umani e credibili che però o verranno messi da parte (come accade a Grady, interpretato da Robert Rusler) o le cui performance attoriali sono altalenanti, probabilmente per una direzione poco attenta (è il caso di Lisa, uno dei ruoli più importanti, interpretata da Kim Myers).
Sebbene Freddy sia ancora l'inquietante uomo nero che infesta il sonno e per girare le raggelanti scene a lui dedicate Sholder abbia ripreso molto dal modo di fare di Craven unito al sostegno di un buon comparto fotografico ad opera di Jacques Haitkin e Christopher Tufty, è ugualmente palese come il regista non sia per nulla interessato al mondo dei sogni che viene mostrato molto poco e in modo piatto (ben lontano dalle creative sequenze oniriche craveniane, di matrice espressionista/neorealista). A perdersi è anche quella sensazione irripetibile di stringente claustrofobia che la mano di Wes riusciva a dare agli ambienti, che fossero del mondo reale o di quello ultraterreno, che sembravano continuamente ritorcersi su sé stessi. Se i paletti già fissati erano sfuggenti se non inconsistenti, le regole interne alla storia di questo film non hanno alcun senso ed è inutile sforzarsi di trovarlo; il concetto della possessione non funziona, sia per questo motivo sia perché risulta totalmente estraneo al modus operandi dello squartatore di Springwood. Così come non funziona la messinscena nel momento in cui Freddy si manifesta nel mondo reale, sotto gli occhi di tutti, e si confronta con una cinquantina di (finti) adolescenti a bordo piscina. È totalmente fuori luogo e spezza il ritmo della storia, non a caso Sholder non riuscendolo a girare lo lasciò a un assistente, ma qui vediamo anche una frase improvvisata da Englund ormai totalmente calato nel personaggio che è diventata iconica.
Il film è pieno di stranezze: da parrocchetti indemoniati che esplodono (uno dei quali colpì l'attore Clu Gulager nell'occhio, ferendolo), ai poltergeist causati da Freddy, all'imbarazzante montaggio musicale di Jesse che sistema la sua camera (copiato da Risky Business del 1983, e che il povero Mark Patton ha rimandato all'infinito perché messo troppo in soggezione da esso), ai mastini di guardia alla fabbrica abbandonata con volti di bambole sfigurate al posto del muso. Molte di queste sequenze contengono effetti speciali che nel corso della pellicola appaiono grossolani e di basso livello anche perché per gran parte di esse vale la regola del ''buona la prima''. Lo stesso effettista Rick Lazzarini ammise non troppo orgogliosamente, riferendosi a una scena in particolare in cui vediamo un gatto e un topo mostruosi, che siano venuti molto male anche perché al tempo stava lavorando ad Aliens (1986) ed era distratto. Eppure le parti che hanno Freddy come protagonista indiscusso sono le migliori di tutto il film, ad esempio il momento in cui fuoriesce (letteralmente) da Jesse è entrato nella storia dell'horror.
Non si può trattare Freddy's Revenge senza citare il suo sottotesto, per usare un eufemismo, omosessuale. Oggi è difficile da credere ma sì, effettivamente il primo dei tanti sequel di Nightmare uscito in piena era reaganiana contiene dei temi di psico e omosessualità. Mark Patton, allora omosessuale non dichiarato, interpreta un personaggio che si trova combattuto tra l'affetto che prova per il caro amico Grady e l'interesse amoroso che ha per Lisa. Se vogliamo adottare questa chiave di lettura, Jesse appare effettivamente come un giovane incerto sulla propria sessualità. Un protagonista atipico, che stavolta viene salvato dalla ragazza ed è interessante notare come questo ribaltamento dei ruoli sia stato anche alla base della concezione del design di Freddy (dal ghoul, alla strega maschile).
Ad oggi, Patton ha assunto e si fregia del titolo di primo scream queen maschio. Per quanto interessante questa tematica ha delle derive ai limiti del trash, molto divertenti. Un'intera porzione del film, la più delirante, vede un Jesse disturbato dagli incubi che per nessun motivo apparente inizia ad aggirarsi in pigiama per le strade della città, per poi entrare in un disinibito locale gay il Don's Palace. Piccola chicca, al bancone il ragazzo viene servito da niente popò di meno che Robert Shaye, vestito con una giacca borchiata in pelle nera, il produttore avrebbe sempre voluto recitare così chiese a Sholder di apparire come il padre di Ron Grady ma il regista glielo negò perché disse di volere un vero attore per il ruolo; ciò fece molto arrabbiare Shaye, che minacciò addirittura di licenziare Sholder che alla fine decise di rilegarlo a questa comparsata pur di accontentarlo.
Qui Jesse si imbatte nel suo insegnante di educazione fisica, il coach Schneider (Marshall Bell), in tenuta da dominatore, che per punizione porta l'alunno nella palestra della scuola e gli fa fare i giri di corsa (???). È qui che Freddy si impossessa del giovane per la prima volta, ma prima di fargli uccidere l'insegnante trova giusto spogliare la vittima, legarla nuda nelle docce e prenderla a frustate sul culo con degli asciugamani. Joel Soisson, produttore di linea, dichiarerà: <<Riguardandolo è davvero gay, è sbalorditivo! [...] Posso solo dire che fossimo tutti incredibilmente naif, o tutti latentemente gay, non so ancora quale delle due [Parlando dell'uccisione del coach Schneider] Ho girato molte delle scene in doccia con Marshall Bell e, wow, a cosa stavo pensando? [...] Non credo che l'idea di prendere Marshall Bell a frustate sul culo fosse mia. [...] Vedetela come volete, ma io pensavo solamente che fosse una scena horror. Il che mi fa sentire veramente stupido>>.
Chaskin voleva che questo elemento fosse un semplice sottotesto, nulla più e nulla meno, dato che era una tematica molto attuale nell'America anni '80 post-aids e nel boom dei coming out. Secondo lo sceneggiatore, Jack Sholder non ne era al corrente e subliminalmente fu talmente suggestionato che qualsiasi cosa facesse amplificava e faceva emergere il costituente omosessuale della storia. Effettivamente tutti coloro che hanno lavorato al film non ricordano che ciò fosse discusso durante la produzione. Secondo Englund è stato proprio questo elemento di psicosessualità a far apprezzare così tanto Nightmare 2 dal pubblico europeo, mentre è stato accolto da reazioni ben più tiepide in patria. Stesso elemento che lo ha reso un film di culto per la comunità omosessuale statunitense, Mark Patton ha rivelato che il montaggio musicale che lo vede protagonista è stato proiettato per anni nei club gay.
Ad oggi Nightmare 2 - la rivincita è stato un po' dimenticato ed è considerato uno dei più deboli di tutta la saga. In realtà è molto migliore di quel che si direbbe, grazie all'abilità di Jack Sholder e a un Robert Englund sempre in forma. A chiunque dovesse averlo bocciato in passato è consigliato di riscoprirlo, cercando di abbracciare proprio quel suo spirito bizzarro che vi aveva allontanato. Anche se la critica non fu particolarmente gentile il film fece comunque 30 milioni di dollari al botteghino domestico a fronte di un budget di 3, dunque il terreno era fertile per portare avanti il progetto.
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