lunedì 1 febbraio 2021

La serialità nella saga di Godzilla


Fig 1

                           


È indubbio che l’ultimo decennio e mezzo si sia rivelato particolarmente interessante sotto l’ottica degli universi cinematografici, con il Marvel Cinematic Universe che si è aggiudicato il ruolo di apripista nel rendere mainstream, sia agli occhi dello spettatore medio che dei produttori delle grandi case di produzione, un modo di vedere e concepire il cinema di intrattenimento di per sé già affrontato nei decenni passati e in un certo senso sottovalutato.
Già a partire dai primi esperimenti seriali di inizio anni ’10 e, soprattutto, fra il 1930 ed il 1940, assistiamo ad alcune operazioni che andavano a “fondere” due o più personaggi originariamente protagonisti di opere distinte fra loro in film che oggi definiremmo cross-over, in particolar modo nelle pellicole appartenenti alla saga dei Mostri Universal che, fra tutti, narravano le spaventose vicende di Dracula, il Mostro di Frankenstein e l’Uomo Lupo (Fig. 1).
Sarà proprio secondo questo modello di per sé già collaudato che quasi tre decenni più tardi la Toho di Tomoyuki Tanaka, la principale casa cinematografica del Giappone, deciderà di piantare i paletti per un nuovo universo cinematografico sulla figura di Godzilla seguendo la scia del successo dei primi film a lui dedicati.
Dal 1954, anno di uscita dell’omonimo Godzilla (Gojira) di Ishiro Honda, sino ai giorni nostri, la Toho è arrivata a produrre ben 29 pellicole live action a lui dedicate, contribuendo alla nascita e allo sviluppo di una vera e propria mitologia sul personaggio e sulle altre creature che via via hanno fatto la loro comparsa sullo schermo al fianco del celebre dinosauro radioattivo, personaggi che molto spesso venivano inizialmente introdotti in pellicole a sé stanti, per poi essere riproposti all’interno della saga principale. Tuttavia, è doverosa una precisazione. In questi 65 anni di esistenza, i film della saga di Godzilla sono a loro volta suddivisi in quattro “ere” diverse con timeline ben distinte fra loro, seguendo un modello che in un certo senso ricorda la saga di James Bond, con le linee temporali che vanno ad interrompersi ad ogni cambio di attore protagonista, anche se con opportune differenze.
Come viene presentato, dunque, l’elemento seriale all’interno della saga di Godzilla?
È interessante notare come per ogni singola era che compone la serie si possa parlare di un differente concetto di serialità, una forte eterogenia che rende l’universo cinematografico dei mostri Toho un caso probabilmente unico all’interno dell’intero panorama cinematografico. Ma l’aspetto seriale di Godzilla non è riconducibile soltanto alla sfera narrativa degli eventi che si susseguono nel corso dei film. Se si guarda al periodo antecedente l’uscita del film capostipite, sono molte le pellicole a lui paragonabili ed in grado di fungere come fonte di ispirazione, stabilendo delle caratteristiche basiche che il film di Honda si ritroverà a seguire e a perfezionare a modo suo, provocando un ulteriore rilancio del genere dei “mostri giganti”, che da questo momento in poi troverà in Godzilla una tappa inevitabilmente percorribile per la realizzazione di ulteriori progetti similari.

 Un genere dalla propria identità

                              


 Gli elementi che hanno contribuito alla nascita e allo sviluppo della   saga di Godzilla sono molteplici. Steve Ryfle nel suo saggio  “Godzilla’s Footprint” del 2005 individua tre fattori chiave che in un modo o nell’altro hanno contribuito a stuzzicare le menti dei vertici   della Toho e del regista Ishiro Honda nel lontano 1954. Chi ha visto il film conoscerà di per certo lo spirito critico che il personaggio stesso rappresenta, quella denuncia diretta ed esplicita all’utilizzo bellico (e non) dell’energia nucleare che diventerà un elemento portante all’interno della saga (e, perché no, anche un aspetto che   favorirà il suo sviluppo seriale), e proprio da questo punto di vista, due fenomeni sociali di particolare impatto come i casi dell’avvelenamento per radiazioni dell’equipaggio di un peschereccio giapponese nel ’54 (episodio per altro citato all’interno del film) e, ovviamente, la ferita ancora aperta dei bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki, risultano essere due eventi di grande rilevanza. Ma come abbiamo già accennato in precedenza l’allora recente successo dei Monster Movies statunitensi si rivelò un elemento centrale per la genesi del personaggio[1]. Difatti, film come Assalto alla Terra (Them!, Gordon Douglas) uscito proprio nel 1954 e soprattutto Il risveglio del dinosauro (The Beast from 20.000 Fathoms, Eugène Lourié, Fig. 2) uscito l’anno prima, rappresentano due delle maggiori fonti di ispirazione sia dal punto di vista soggettistico, con la calamità del mostro gigante che distrugge tutto ciò che gli si para di fronte, sia dal punto di vista tematico, con l’utilizzo molto attuale per l’epoca del pericolo nucleare.
Tuttavia, già con l’uscita di King Kong (Merian C. Cooper ed Ernst B. Schoedsack, 1933) il giant monster flick era entrato di prepotenza nell’immaginario collettivo, segnando il debutto di un aspetto fondamentale per il genere, quello della surrealtà della creatura e del suo paradossale rapporto con la natura stessa, un caratteristica che più di tutti colpirà proprio il settore cinematografico giapponese, portandolo a realizzare ben due emuli del film di Cooper e Schoedsack, usciti nel medesimo anno.
E non è un caso che lo stesso Eiji Tsuburaya, il curatore degli effetti speciali di tutti i film della saga di Godzilla dal ’54 al ’75, parlando delle sue principali ispirazioni, affermerà:

«Il cambiamento nella mia vita arrivò… quando vidi King Kong. […] Fu quel film a ispirarmi. A quel tempo gli effetti speciali giapponesi erano molto arretrati. Iniziai a lavorare in quel campo e nel 1937 cominciai a realizzare alcune cose che volevo fare.»[2]

Un rapporto viscerale tra le due creature, massimamente evocato nel celebre King Kong vs Godzilla (Kingu Kongu tai Gojira, Ishiro Honda, 1962), terzo capitolo della saga. È quindi grazie al grande appeal che queste particolari pellicole avevano sul pubblico che, quasi fisiologicamente, il genere si è ritrovato a seguire un certo “format” in grado di garantire un certo successo al botteghino, portandolo ad una standardizzazione che, come già accennato, Godzilla contribuirà a consolidare ulteriormente, cambiandone i parametri. Difatti, come afferma Jason Barr, il genere dei mostri giganti (che successivamente all’epocale impronta giapponese assumerà il nome di kaiju eiga[3]) non può essere semplicemente rilegato al genere di fantascienza in quanto, nella stragrande maggioranza dei casi, non ne possiede le caratteristiche tipiche[4], ma bensì deve essere considerato un genere a sé stante, soprattutto se lo guardiamo dal punto di vista della sua identità; un’identità chiara, limpida ed in grado di reggersi in piedi da sola.

L’universo cinematografico Toho

L’intenzione di rendere Godzilla il capostipite di un più ampio progetto seriale era presente sin dalle origini. Difatti, dopo l’uccisione del mostro, il film si conclude con una frase pronunciata dal Professor Yamane (interpretato da Takashi Shimura) che recita:

«Dubito che Godzilla sia stato l’ultimo della sua specie. Se i test nucleari continueranno, un giorno o l’altro da qualche parte del mondo, un altro Godzilla potrebbe apparire.»

Questa frase, se letta tenendo a mente la metafora per la quale Godzilla stesso esiste, ovvero quella che lo associa all’errato utilizzo dell’energia nucleare, assume il suo originario significato di denuncia, affermazione che lo stesso Honda ha parafrasato più volte in numerose interviste[5].
Tuttavia, se prendiamo la frase secondo il suo significato diegetico, è indubbio come questa assuma una seconda valenza, aprendo le porte ad eventuali seguiti.
Ed in effetti, dopo l’enorme successo che ha portato il film a raggiungere la vetta del box-office nazionale[6], superando persino film del calibro de I sette samurai (Shichinin no samurai, 1954) di Akira Kurosawa, la Toho decide immediatamente di mettere in cantiere un secondo capitolo che raggiungerà le sale appena cinque mesi dopo.
Gojira no gyakushu (letteralmente Il contrattacco di Godzilla, Fig. 3), questo il titolo col quale arriva nei cinema, sebbene soffra della frettolosità della produzione e del repentino cambio di troupe (con Honda che viene sostituito da Motoyoshi Oda) introduce un aspetto che si rivelerà fondamentale per la costruzione dell’universo cinematografico di Godzilla: la presenza, insieme quest’ultimo, di un’altra creatura, in grado di rompere l’unicità dello schema “umani contro mostri” che finora aveva caratterizzato non solo il primo film, ma tutto il genere dei kaiju eiga.
E così, ecco che nella saga fa la sua comparsa Anguirus, un mostro quadrupede che troverà ampio spazio nei successivi capitoli, anche se l’idea di realizzare un ricco e coerente universo cinematografico risulta in un certo senso ancora prematura, dovendo attendere qualche anno prima che questo inizi a prendere forma chiaramente. Un primo passo avviene, paradossalmente, con l’insuccesso di pubblico e critica al quale questo secondo capitolo si ritrova ad andare in contro. È in questo momento che la Toho decide di accantonare momentaneamente il personaggio di Godzilla (che ancora non era giunto nelle sale occidentali) per dedicarsi ad altri progetti, sempre inerenti allo stesso genere. Gli anni successivi vedono il ritorno di Ishiro Honda dietro la macchina da presa con Rodan, il mostro alato (Sora no daikaiju Radon, 1956) e Mothra (Mosura, 1961), due film di estremamente rilevanti per lo sviluppo seriale della saga. Difatti, dopo il grande successo dell’omonimo film stand alone, il personaggio di Mothra, una falena gigante proveniente dalla misteriosa Infant Island, esordisce nella serie di Godzilla con Watang! Nel favoloso impero dei mostri (Mosura tai Gojira, Ishiro Honda, 1964), la prima operazione di cross-over interno alla saga, percorrendo quella strada già spianata dall’enorme successo di King Kong vs Godzilla, e che si rivelerà fondamentale nell’accrescimento del proprio universo cinematografico, tanto da portare la Toho a distribuire soltanto otto mesi dopo il film immediatamente successivo, dove a Godzilla e Mothra si 
aggiunge Rodan, la creatura volante dalle fattezze “dinosauriche” protagonista della già citata pellicola del ’56; e proprio questo quinto capitolo, Ghidorah! Il mostro a tre teste (San daikaijū: chikyū saidai no kessen, Ishiro Honda, 1964), è stato definito, non a caso, “l’Avengers dell’universo di Godzilla”[7]. E in effetti, queste operazioni di cross-overinig ricordano indubbiamente quel meccanismo già ampiamente rodato in questi ultimi tempi da Disney e Marvel, con l’introduzione in film a sé stanti dei propri personaggi uniti soltanto successivamente in progetti più ampi, con la differenza, non da poco, della presenza, nel caso Marvel, di quella “premeditazione” che puntava alla costruzione di un universo già con i primissimi film. Possiamo quindi notare come l’universo di Godzilla si sia ritrovato a diventare tale soltanto 

                             

successivamente ad una serie di “sperimentazioni” rivelatesi dei grandi successi al botteghino, unendo timeline forse originariamente pensate per rimanere separate.
Il film che sicuramente presenta in sé il progetto più ambizioso all’interno dell’universo Toho è Gli eredi di King Kong (Kaijū sōshingeki, Ishiro Honda, 1968, Fig. 4), che riesce a portare sullo schermo quasi tutti i kaiju protagonisti dei vari film Toho prodotti nel corso degli anni, esasperando il concetto di cinematic universe, in un’operazione, con ogni probabilità, senza   precedenti, anche se una precisazione è comunque doverosa:   sebbene la saga principale di Godzilla sia composta da 29 film, la   continuity risulta risulta estremamente frammentata, e soltanto nel periodo compreso tra il 1954 ed il 1975 la costruzione dell’universo prosegue di pari passo con una regolare progressione narrativa della timeline. Difatti, abbiamo precedentemente accennato alle varie ere in cui la saga è suddivisa e all’eterogenia che la caratterizza, portando, sotto questo punto vista, ogni periodo a dover essere necessariamente analizzato in maniera differente.

2.2 - Una saga, più continuity
Rimanendo all’interno del territorio nipponico, le ere all’interno delle quali vengono inseriti i film della saga di Godzilla sono quattro:
-L’era Showa, che comprende i film realizzati fra il 1954 ed il 1975
-L’era Heisei, che va dal 1984 al 1995
-L’era Millennium compresa fra il 1999 ed il 2004
-L’era Reiwa, inaugurata nel 2016 e ancora in corso
Tralasciando quest’ultima, ancora non propriamente definita dal punto di vista narrativo, è particolarmente interessante analizzare il concetto di serialità narrativa in un contesto così variegato.
Il film che funge da fulcro generale per le prime tre ere è il capostipite, pellicola alla quale si ricollegano (quasi) tutte le varie continuity presenti all’interno della saga.
Con l’era Showa, si ha uno sviluppo narrativo che procede in maniera piuttosto regolare, con i vari film che risultano essere il seguito diretto della pellicola precedente, senza che questo apparato narrativo abbia un ruolo strettamente vincolante. Difatti, nonostante siano presenti personaggi apparsi in precedenza, i film risultano perfettamente comprensibili anche senza la previa visione degli altri episodi, tant’è che molto spesso assistiamo alla presenza di attori già apparsi precedentemente in ruoli diversi, come Akira Takarada, che in Godzilla del ’54 interpreta il giovane militare Hideo mentre ne Il ritorno di Godzilla (Gojira Ebira Mosura Nankai no Daikettō, Jun Fukuda, 1966) interpreta Yoshimura, un criminale in fuga.
È inoltre interessante notare come la timeline di questa era non segua nella sua interezza una cronologia lineare. Il già citato Gli eredi di King Kong, pensato come capitolo finale della saga[8], è ambientato nel 1999, 31 anni dopo l’anno di distribuzione del film, rendendolo l’ultimo film di questa serie a livello cronologico, sebbene da qui al 1975 ne verranno realizzati altri sei, che andranno a ricollegarsi al film immediatamente precedente a Gli eredi di King Kong, ovvero Il figlio di Godzilla (Gojira no musuko,
Jun Fukuda, 1967), proseguendo di qui in poi su una linea cronologicamente regolare.
Ben diverso il discorso del periodo Heisei, che debutta nel 1984 con Il ritorno di Godzilla (Gojira, Koji Hashimoto), film che si riaggancia direttamente all’originale del 1954. Tutte e sette le pellicole che compongono questa seconda era risultano estremamente collegate fra loro dal punto di vista narrativo, con continui riferimenti ai film precedenti, personaggi che ricorrono nel corso dei film e persino eventi avvenuti in un episodio ed in grado di produrre effetti in quelli successivi, come nel caso di Godzilla vs SpaceGodzilla (Gojira tai Supesugojira, Kensho Yamashita, 1994, Fig. 5), dove le origini di SpaceGodzilla, una creatura figlia della fusione fra le cellule di Godzilla e quelle di un essere alieno, vengono ricollegate direttamente al finale di Godzilla vs Biollante (Gojira tai Biorante, Kazuki Omori, 1989). Di conseguenza la narrazione di questo periodo appare come estremamente vincolante sia per gli episodi successivi che per lo spettatore, che si ritrova a dover seguire attentamente gli eventi di tutti e sette i film della serie, secondo il più classico dei meccanismi della serialità narrativa. Il differente approccio attuato da questo periodo influisce anche sull’ampia costruzione dell’universo Toho avvenuta nell’era precedente. Parlando di due diverse continuity, è indubbio che anche i personaggi introdotti nelle pellicole Showa non possano essere trasposti tenendo conto delle origini fornite loro in tale epoca, ma bensì devono essere reinventati e contestualizzati alla nuova timeline di riferimento. Un esempio è il caso di Rodan, che debutta nell’era Heisei con Godzilla vs MechaGodzilla II (Gojira tai Mekagojira, Takao Okawara, 1993), presentato nell’inedita veste come uno Pteranodonte modificato geneticamente dalle radiazioni di alcun test missilistici russi, o Mothra, che dopo la sua prima apparizione in Godzilla vs Mothra (Gojira tai Mosura, Takao Okawara, 1992), sarà protagonista di una trilogia cinematografica a sé stante.
Questa identità profondamente sequenziale della seconda fase è anche ulteriormente esplicata dal suo ultimo tassello, Godzilla vs Destoroyah (Gojira tai Desutoroia, Takao Okawara, 1995), dove si decide, nel finale, di far morire Godzilla, in modo da dare una definitiva conclusione agli eventi narrati nel corso di tutti e sette i film, una soluzione evidentemente possibile soltanto in presenza di una continuity estremamente progressiva ma in un certo senso dettata dalle circostanze, dopo la vendita del personaggio di Godzilla alla statunitense TriStar Pictures, intenzionata ad una trasposizione della creatura in chiave occidentale[9]. Ed è proprio dopo il profondo insuccesso a livello di critica e pubblico (soprattutto di membri della fan-base[10]) del Godzilla diretto da Roland Emmerich nel 1998 che la Toho decide di riprendere in mano il personaggio.
Nel 1999 ha quindi inizio l’era Millennium che, dal punto di vista serial-narrativo, si distacca profondamente dalle precedenti. I sei film che compongono questa terza fase, difatti, sono inseribili a loro volta in ben cinque timeline differenti. Questo significa che quasi tutti i film di questa serie 

                              

possono essere visti senza la precedente visone di uno degli altri episodi usciti prima, tant’è che i due film che la inaugurano, Godzilla 2000 (Gojira 2000 – Mireniamu, Takao Okawara, 1999) Godzilla vs Megaguirus (Gojira tai Megagirasu, Masaaki Tezuka, 2000), sono entrambi due sequel diretti del primo Godzilla del ’54, seguendo due narrazioni totalmente distaccate. L’unica eccezione sono i due  film che compongono la cosiddetta Kiryu Saga, ovvero Godzilla x Mechagodzilla (Gojira tai Mekagojira, Masaaki Tezuka, 2002, Fig.   6) e Godzilla: Tokyo S.O.S. (Gojira tai Mosura tai MekagojiraTokyo Esu O Esu, Maasaki Tezuka, 2003), che difatti sono l’uno il seguito diretto dell’altro e che vanno persino a riagganciarsi a numerosi altri vecchi kaiju eiga della Toho, seguendo una timeline per certi versi atipica, a fronte di creare un nuovo ed inedito universo narrativo[11]. In queste due pellicole vengono, per l’appunto, citati quasi tutti i film standalone dei mostri Toho prodotti in contemporanea alle pellicole dell’era Showa, quali i già citati Mothra, Rodan, il mostro alato, e persino altre opere dirette da Ishiro Honda ma che non erano state inserite all’interno del canon della saga generale, come Gorath (Yosei Gorasu, 1962) o Katango - Uragano sulla metropoli (Sanda tai Gaira, 1966), che in questo modo entrano a far parte dell’cinematografico di Godzilla.

2.3 Godzilla in America
Abbiamo già accennato alla prima fallimentare esperienza di Godzilla in territorio americano. Sebbene il film di Emmerich si concludesse con il cliffhanger tipico di chi vuole gettare le basi per un seguito diretto, il flop della critica spinge la TriStar a non rischiare ulteriormente, dirigendosi verso il più sicuro territorio televisivo, producendo Godzilla: The Series (Fox Kids, 1998), una serie tv animata che si ricollega direttamente al Godzilla del ’98, rappresentando il primo vero esempio di transmedia storytelling riguardo al personaggio.
Tuttavia, prima della breve parentesi TriStar, c’erano già stati dei progetti che erano riusciti a portare la creatura oltreoceano. Nel 1977 esce il primo albo di Godzilla: King of the Monsters edito da Marvel, che inaugura una serie di 24 fumetti dove il mostro della Toho viene fronteggiato dai più  celebri personaggi della famosa casa fumettistica, quali Iron Man, I Fantastici 4 e Hulk, mentre l’anno dopo viene prodotta la serie animata Godzilla (NBC, 1978) di Hanna & Barbera, due progetti giunti probabilmente in ritardo, in un periodo in cui il genere fantascientifico/fantastico subiva il crack di Guerre Stellari (Star Wars, Geroge Lucas, 1977), al quale anche gli ultimi film di Godzilla, usciti soltanto 2-3 anni prima, non potevano essere paragonabili.
Tuttavia, dopo la vendita dei diritti del personaggio alla Legendary Pictures, nel 2014 esce nella sale di tutto il mondo Godzilla (Fig. 7), diretto da Gareth Edwards, prima pellicola di un progetto più 

                             

ampio, il Monsterverse, un universo narrativo nato sulla scia dell’universo cinematografico Marvel. Il momento in cui si decide di resuscitare la creatura risulta essere, quindi, in assoluto quello più ideale. Non vi era mai stata un’operazione di cross-overing così enorme come quella attuata da Marvel e Disney, e l’idea di trasporre una rivisitazione di Godzilla e, perché no, anche di altri mostri Toho, risulta in un certo senso naturale. Il materiale in cui la Legendary può mettere mano è, come abbiamo visto, estremamente vasto, e la strada spianata dall’MCU garantisce un successo quasi assicurato al botteghino, tanto che dal 2014 vengono prodotte tre pellicole (con la quarta in arrivo) e numerosi fumetti canonici, espandendo il proprio universo persino nel campo delle narrazioni transmediali.

Conclusioni
Come abbiamo visto, la saga di Godzilla rappresenta un esempio per certi versi perfetto di quanto un franchise cinematografico può spingersi lontano e di come una saga possa far convivere al suo interno un numero infinito di soluzioni narrative, anche anticipando i tempi. Una profonda diversità quindi, che ha per certi versi contribuito alle standardizzazioni di alcuni paletti che, volutamente o meno, sono serviti per stabilire le basi degli ampi storytelling dei moderni universi cinematografici. Il conseguente sviluppo del Monsterverse e quindi del ritorno di un universo condiviso intorno al personaggio di Godzilla non è nientemeno che la presa di coscienza di una saga che forse non si era mai resa propriamente conto di cosa fosse stata in grado di fare nei decenni passati. E non può che essere scontato il ritorno di una Toho determinata a riprendere in mano proprio sotto quest’ottica la propria creatura, esternando le intenzioni di realizzare un ulteriore universo cinematografico made in Japan[12] proprio sul modello dell’universo Marvel. È questa, dunque, la situazione che la saga sta vivendo in quest’ultimo periodo, un momento in cui la quarta parte dell’universo Legendary sembra essere finalmente dietro l’angolo, quel Godzilla vs Kong (Adam Wingard, 2021) che, dopo numerosi rinvii, pareva ormai quasi irraggiungibile. Un film, questo, che sembra avere l’aria di uno spartiacque sul futuro a stelle e strisce della creatura, dal quale successo dipenderà in un certo senso il futuro della saga non solo negli Stati Uniti, ma anche in madrepatria. Tuttavia, parlando di una saga così longeva e con all’attivo complessivamente 35 lungometraggi, è facile pensare come anche nei prossimi decenni il Re dei Mostri continui a portare avanti sul grande schermo la propria mitologia, in una continuity o nell’altra.

[1]Ryfle, Steve. «Godzilla's Footprint.» VQR, 3 Gennaio 2005, p. 44-63

 [2] Steve Ryfle, Jay Ghee. The Unauthorized Biography of "The Big G". Toronto: ECW Press, 1998, p. 44,45

[3] Dal giapponese letteralmente “film di mostri giganti”

[4] Barr, Jason, The Kaiju Film: A Critical Study of Cinema's Biggest Monsters, Jefferson, McFarland & Company, 2016 (Godzilla e altri Kaiju, Città di Castello (PG): Odoya, 2019, p. 19,20)

[5] Davide Di Giorgio, Andrea Gigante, Gordiano Lupi. Godzilla, il re dei mostri: Il sauro radiattivo di Honda e Tsuburaya. Piombino (LI): Il Foglio, 2012, p. 40-41

[6] https://www.the-numbers.com/Japan/movies#tab=year, ultimo accesso 12 gennaio 2021

[7] Ryan Sargent, “3 Ways Godzilla had the First Cinematic Universe”, Geek & Sundry, 19 novembre 2015, https://geekandsundry.com/3-ways-godzilla-had-the-first-cinematic-universe/, ultimo accesso 12/01/2021

[8] D. Di Giorgio, A. Gigante, G. Lupi, op. cit., p. 117

[9] https://wikizilla.org/wiki/Heisei_era#Godzilla_series

[10] D. Di Giorgio, A. Gigante, G. Lupi, op. cit., p. 235

[11] D. Di Giorgio, A. Gigante, G. Lupi, op. cit., p. 215-16

[12]Maria Saccà, “Godzilla: Toho punta a creare un universo cinematografico dopo il 2020”, Cinematographe, 21 Maggio 2018 , https://www.cinematographe.it/news/godzilla-toho-universo-cinematografico/, ultimo accesso 15/01/2021

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