È indubbio che l’ultimo
decennio e mezzo si sia rivelato particolarmente interessante sotto l’ottica
degli universi cinematografici, con il Marvel Cinematic Universe che si è
aggiudicato il ruolo di apripista nel rendere mainstream, sia agli occhi dello
spettatore medio che dei produttori delle grandi case di produzione, un modo di
vedere e concepire il cinema di intrattenimento di per sé già affrontato nei
decenni passati e in un certo senso sottovalutato.
Già a partire dai primi esperimenti seriali di inizio anni ’10 e, soprattutto,
fra il 1930 ed il 1940, assistiamo ad alcune operazioni che andavano a
“fondere” due o più personaggi originariamente protagonisti di opere distinte
fra loro in film che oggi definiremmo cross-over, in particolar modo
nelle pellicole appartenenti alla saga dei Mostri Universal che, fra tutti,
narravano le spaventose vicende di Dracula, il Mostro di Frankenstein e l’Uomo
Lupo (Fig. 1).
Sarà proprio secondo questo modello di per sé già collaudato che quasi tre
decenni più tardi la Toho di Tomoyuki Tanaka, la principale casa cinematografica
del Giappone, deciderà di piantare i paletti per un nuovo universo
cinematografico sulla figura di Godzilla seguendo la scia del successo dei
primi film a lui dedicati.
Dal 1954, anno di uscita dell’omonimo Godzilla (Gojira) di
Ishiro Honda, sino ai giorni nostri, la Toho è arrivata a produrre ben 29
pellicole live action a lui dedicate, contribuendo alla nascita e allo sviluppo
di una vera e propria mitologia sul personaggio e sulle altre creature che via
via hanno fatto la loro comparsa sullo schermo al fianco del celebre dinosauro
radioattivo, personaggi che molto spesso venivano inizialmente introdotti in
pellicole a sé stanti, per poi essere riproposti all’interno della saga
principale. Tuttavia, è doverosa una precisazione. In questi 65 anni di
esistenza, i film della saga di Godzilla sono a loro volta suddivisi in quattro
“ere” diverse con timeline ben distinte fra loro, seguendo un modello che in un
certo senso ricorda la saga di James Bond, con le linee temporali che vanno ad
interrompersi ad ogni cambio di attore protagonista, anche se con opportune
differenze.
Come viene presentato, dunque, l’elemento seriale all’interno della saga di
Godzilla?
È interessante notare come per ogni singola era che compone la serie si possa parlare
di un differente concetto di serialità, una forte eterogenia che rende
l’universo cinematografico dei mostri Toho un caso probabilmente unico
all’interno dell’intero panorama cinematografico. Ma l’aspetto seriale di
Godzilla non è riconducibile soltanto alla sfera narrativa degli eventi che si
susseguono nel corso dei film. Se si guarda al periodo antecedente l’uscita del
film capostipite, sono molte le pellicole a lui paragonabili ed in grado di
fungere come fonte di ispirazione, stabilendo delle caratteristiche basiche che
il film di Honda si ritroverà a seguire e a perfezionare a modo suo, provocando
un ulteriore rilancio del genere dei “mostri giganti”, che da questo momento in
poi troverà in Godzilla una tappa inevitabilmente percorribile per la
realizzazione di ulteriori progetti similari.
Gli elementi che hanno contribuito alla nascita e allo sviluppo della saga di
Godzilla sono molteplici. Steve Ryfle nel suo saggio “
Godzilla’s Footprint” del
2005
individua tre fattori chiave che in un modo o nell’altro hanno
contribuito a stuzzicare le menti dei vertici della Toho e del regista Ishiro
Honda nel lontano 1954. Chi ha visto il film conoscerà di per certo lo spirito
critico che il personaggio stesso rappresenta, quella denuncia diretta ed
esplicita all’utilizzo bellico (e non) dell’energia nucleare che diventerà un
elemento portante all’interno della saga (e, perché no, anche un aspetto che favorirà il suo sviluppo seriale), e proprio da questo punto di vista, due
fenomeni sociali di particolare impatto come i casi dell’avvelenamento per
radiazioni dell’equipaggio di un peschereccio giapponese nel ’54 (episodio per
altro citato all’interno del film) e, ovviamente, la ferita ancora aperta dei
bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki, risultano essere due eventi di grande
rilevanza. Ma come abbiamo già accennato in precedenza l’allora recente
successo dei
Monster Movies statunitensi si rivelò un elemento centrale
per la genesi del personaggio
.
Difatti, film come
Assalto alla Terra (
Them!, Gordon Douglas)
uscito
proprio nel 1954 e soprattutto
Il risveglio del dinosauro (
The Beast
from 20.000 Fathoms, Eugène Lourié, Fig. 2) uscito l’anno prima, rappresentano
due delle maggiori fonti di ispirazione sia dal punto di vista soggettistico,
con la calamità del mostro gigante che distrugge tutto ciò che gli si para di
fronte, sia dal punto di vista tematico, con l’utilizzo molto attuale per
l’epoca del pericolo nucleare.
Tuttavia, già con l’uscita di King Kong (Merian C. Cooper ed Ernst B.
Schoedsack, 1933) il giant monster flick era entrato di prepotenza
nell’immaginario collettivo, segnando il debutto di un aspetto fondamentale per
il genere, quello della surrealtà della creatura e del suo paradossale rapporto
con la natura stessa, un caratteristica che più di tutti colpirà proprio il
settore cinematografico giapponese, portandolo a realizzare ben due emuli del
film di Cooper e Schoedsack, usciti nel medesimo anno.
E non è un caso che lo stesso Eiji Tsuburaya, il curatore degli effetti
speciali di tutti i film della saga di Godzilla dal ’54 al ’75, parlando
delle sue principali ispirazioni, affermerà:
Un rapporto
viscerale tra le due creature, massimamente evocato nel celebre King Kong vs
Godzilla (Kingu Kongu tai Gojira, Ishiro Honda, 1962), terzo capitolo
della saga. È quindi grazie al grande appeal che queste particolari pellicole
avevano sul pubblico che, quasi fisiologicamente, il genere si è ritrovato a
seguire un certo “format” in grado di garantire un certo successo al
botteghino, portandolo ad una standardizzazione che, come già accennato, Godzilla
contribuirà a consolidare ulteriormente, cambiandone i parametri. Difatti, come afferma Jason Barr, il genere dei mostri giganti (che
successivamente all’epocale impronta giapponese assumerà il nome di kaiju eiga)
non può essere semplicemente rilegato al genere di fantascienza in quanto,
nella stragrande maggioranza dei casi, non ne possiede le caratteristiche
tipiche,
ma bensì deve essere considerato un genere a sé stante, soprattutto se lo guardiamo
dal punto di vista della sua identità; un’identità chiara, limpida ed in grado
di reggersi in piedi da sola.
L’intenzione di rendere
Godzilla il capostipite di un più ampio progetto
seriale era presente sin dalle origini. Difatti, dopo l’uccisione del mostro, il
film si conclude con una frase pronunciata dal Professor Yamane (interpretato
da Takashi Shimura) che recita:
«Dubito che Godzilla sia stato l’ultimo
della sua specie. Se i test nucleari continueranno, un giorno o l’altro da
qualche parte del mondo, un altro Godzilla potrebbe apparire.»
Questa frase, se letta tenendo a mente la metafora per la quale
Godzilla stesso esiste, ovvero quella che lo associa all’errato utilizzo
dell’energia nucleare, assume il suo originario significato di denuncia,
affermazione che lo stesso Honda ha parafrasato più volte in numerose
interviste
.
Tuttavia, se prendiamo la frase secondo il suo significato diegetico, è
indubbio come questa assuma una seconda valenza, aprendo le porte ad eventuali
seguiti.
Ed in effetti, dopo l’enorme successo che ha portato il film a raggiungere la
vetta del box-office nazionale
,
superando persino film del calibro de
I sette samurai (
Shichinin no
samurai, 1954) di Akira Kurosawa, la Toho decide immediatamente di mettere
in cantiere un secondo capitolo che raggiungerà le sale appena cinque mesi dopo.
Gojira no gyakushu (letteralmente Il contrattacco di Godzilla, Fig.
3), questo il titolo col quale arriva nei cinema, sebbene soffra della
frettolosità della produzione e del repentino cambio di troupe (con Honda che
viene sostituito da Motoyoshi Oda) introduce un aspetto che si rivelerà
fondamentale per la costruzione dell’universo cinematografico di Godzilla: la
presenza, insieme quest’ultimo, di un’altra creatura, in grado di rompere
l’unicità dello schema “umani contro mostri” che finora aveva caratterizzato
non solo il primo film, ma tutto il genere dei kaiju eiga.
E così, ecco che nella saga fa la sua comparsa Anguirus, un mostro quadrupede
che troverà ampio spazio nei successivi capitoli, anche se l’idea di realizzare un ricco e coerente universo cinematografico risulta in un certo senso ancora prematura,
dovendo attendere qualche anno prima che questo inizi a prendere forma chiaramente.
Un primo passo avviene, paradossalmente, con l’insuccesso di pubblico e critica al quale questo secondo capitolo si ritrova ad andare in contro. È in questo
momento che la Toho decide di accantonare momentaneamente il personaggio di
Godzilla (che ancora non era giunto nelle sale occidentali) per dedicarsi ad
altri progetti, sempre inerenti allo stesso genere. Gli anni successivi vedono
il ritorno di Ishiro Honda dietro la macchina da presa con Rodan, il mostro
alato (Sora no daikaiju Radon, 1956) e Mothra (Mosura,
1961), due film di estremamente rilevanti per lo sviluppo seriale della saga. Difatti,
dopo il grande successo dell’omonimo film stand alone, il personaggio di
Mothra, una falena gigante proveniente dalla misteriosa Infant Island, esordisce
nella serie di Godzilla con Watang! Nel favoloso impero dei mostri (Mosura
tai Gojira, Ishiro Honda, 1964), la prima operazione di cross-over interno
alla saga, percorrendo quella strada già spianata dall’enorme successo di King
Kong vs Godzilla, e che si rivelerà fondamentale nell’accrescimento del
proprio universo cinematografico, tanto da portare la Toho a distribuire soltanto
otto mesi dopo il film immediatamente successivo, dove a Godzilla e Mothra si
aggiunge Rodan, la creatura volante dalle fattezze “dinosauriche”
protagonista della già citata pellicola del ’56; e proprio questo quinto
capitolo,
Ghidorah! Il mostro a tre teste (
San daikaijū: chikyū
saidai no kessen, Ishiro Honda, 1964), è stato definito, non a caso, “l
’Avengers
dell’universo di Godzilla”
.
E in effetti, queste operazioni di
cross-overinig ricordano
indubbiamente quel meccanismo già ampiamente rodato in questi ultimi tempi da
Disney e Marvel, con l’introduzione in film a sé stanti dei propri personaggi uniti
soltanto successivamente in progetti più ampi, con la differenza, non da poco,
della presenza, nel caso Marvel, di quella “premeditazione” che puntava alla
costruzione di un universo già con i primissimi film. Possiamo quindi notare
come l’universo di Godzilla si sia ritrovato a diventare tale soltanto
successivamente ad una serie di “sperimentazioni” rivelatesi dei
grandi successi al botteghino, unendo timeline forse originariamente pensate
per rimanere separate.
Il film che sicuramente presenta in sé
il progetto più ambizioso all’interno dell’universo Toho è
Gli eredi di King
Kong (
Kaijū sōshingeki, Ishiro Honda, 1968, Fig. 4), che riesce a
portare sullo schermo quasi tutti i kaiju protagonisti dei vari film Toho
prodotti nel corso degli anni, esasperando il concetto di cinematic universe,
in un’operazione, con ogni probabilità, senza precedenti, anche se una
precisazione è comunque doverosa: sebbene la saga principale di Godzilla sia
composta da 29 film, la continuity risulta risulta
estremamente
frammentata, e soltanto nel periodo compreso tra il 1954 ed il 1975 la
costruzione dell’universo prosegue di pari passo con una regolare progressione
narrativa della timeline. Difatti, abbiamo precedentemente accennato alle varie
ere in cui la saga è suddivisa e all’eterogenia che la caratterizza, portando,
sotto questo punto vista, ogni periodo a dover essere necessariamente
analizzato in maniera differente.
2.2 - Una saga, più continuity
Rimanendo all’interno del territorio nipponico, le ere all’interno delle
quali vengono inseriti i film della saga di Godzilla sono quattro:
-L’era Showa, che comprende i film realizzati fra il 1954 ed il 1975
-L’era Heisei, che va dal 1984 al 1995
-L’era Millennium compresa fra il 1999 ed il 2004
-L’era Reiwa, inaugurata nel 2016 e ancora in corso
Tralasciando
quest’ultima, ancora non propriamente definita dal punto di vista narrativo, è
particolarmente interessante analizzare il concetto di serialità narrativa in
un contesto così variegato.
Il film che funge da fulcro generale per le prime tre ere è il capostipite,
pellicola alla quale si ricollegano (quasi) tutte le varie continuity presenti
all’interno della saga.
Con l’era Showa, si ha uno sviluppo narrativo che procede in maniera piuttosto
regolare, con i vari film che risultano essere il seguito diretto della pellicola
precedente, senza che questo apparato narrativo abbia un ruolo strettamente
vincolante. Difatti, nonostante siano presenti personaggi apparsi in
precedenza, i film risultano perfettamente comprensibili anche senza la previa
visione degli altri episodi, tant’è che molto spesso assistiamo alla presenza
di attori già apparsi precedentemente in ruoli diversi, come Akira Takarada,
che in
Godzilla del ’54 interpreta il giovane militare Hideo mentre ne
Il
ritorno di Godzilla (
Gojira Ebira Mosura Nankai no Daikettō, Jun
Fukuda, 1966) interpreta Yoshimura, un criminale in fuga.
È inoltre interessante notare come la timeline di questa era non segua nella
sua interezza una cronologia lineare. Il già citato
Gli eredi di King Kong,
pensato come capitolo finale della saga
,
è ambientato nel 1999, 31 anni dopo l’anno di distribuzione del film,
rendendolo l’ultimo film di questa serie a livello cronologico, sebbene da qui
al 1975 ne verranno realizzati altri sei, che andranno a ricollegarsi al film
immediatamente precedente a
Gli eredi di King Kong, ovvero
Il figlio
di Godzilla (
Gojira no musuko,Jun Fukuda, 1967), proseguendo di qui
in poi su una linea cronologicamente regolare.
Ben diverso il discorso del periodo Heisei, che debutta nel 1984 con
Il
ritorno di Godzilla (
Gojira, Koji Hashimoto), film che si riaggancia direttamente all’originale
del 1954. Tutte e sette le pellicole che compongono questa seconda era
risultano estremamente collegate fra loro dal punto di vista narrativo, con
continui riferimenti ai film precedenti, personaggi che ricorrono nel corso dei
film e persino eventi avvenuti in un episodio ed in grado di produrre effetti
in quelli successivi, come nel caso di
Godzilla vs SpaceGodzilla (
Gojira
tai Supesugojira, Kensho Yamashita, 1994, Fig. 5), dove le origini di
SpaceGodzilla, una creatura figlia della fusione fra le cellule di Godzilla e
quelle di un essere alieno, vengono ricollegate direttamente al finale di
Godzilla
vs Biollante (
Gojira tai Biorante, Kazuki Omori, 1989). Di conseguenza
la narrazione di questo periodo appare come
estremamente vincolante sia per gli episodi successivi che per lo
spettatore, che si ritrova a dover seguire attentamente gli eventi di tutti e
sette i film della serie, secondo il più classico dei meccanismi della
serialità narrativa. Il differente approccio attuato da questo periodo
influisce anche sull’ampia costruzione dell’universo Toho avvenuta nell’era
precedente. Parlando di due diverse continuity, è indubbio che anche i
personaggi introdotti nelle pellicole Showa non possano essere trasposti
tenendo conto delle origini fornite loro in tale epoca, ma bensì devono essere
reinventati e contestualizzati alla nuova timeline di riferimento. Un esempio è
il caso di Rodan, che debutta nell’era Heisei con Godzilla vs MechaGodzilla
II (Gojira tai Mekagojira, Takao Okawara, 1993), presentato
nell’inedita veste come uno Pteranodonte modificato geneticamente dalle
radiazioni di alcun test missilistici russi, o Mothra, che dopo la sua prima
apparizione in Godzilla vs Mothra (Gojira tai Mosura, Takao
Okawara, 1992), sarà protagonista di una trilogia cinematografica a sé stante.Questa identità profondamente sequenziale della seconda fase è anche
ulteriormente esplicata dal suo ultimo tassello,
Godzilla vs Destoroyah (Gojira
tai Desutoroia, Takao Okawara, 1995), dove si decide, nel finale, di far
morire Godzilla, in modo da dare una definitiva conclusione agli eventi narrati nel corso di tutti e sette i film, una soluzione evidentemente possibile
soltanto in presenza di una continuity estremamente progressiva ma in un certo
senso dettata dalle circostanze, dopo la vendita del personaggio di Godzilla
alla statunitense TriStar Pictures, intenzionata ad una trasposizione della
creatura in chiave occidentale
. Ed è proprio dopo il profondo insuccesso a livello di critica e pubblico (soprattutto
di membri della fan-base
)
del Godzilla diretto da Roland Emmerich nel 1998 che la Toho decide di
riprendere in mano il personaggio
.Nel 1999 ha quindi inizio l’era Millennium che, dal punto di vista
serial-narrativo, si distacca profondamente dalle precedenti. I sei film che
compongono questa terza fase, difatti, sono inseribili a loro volta in ben
cinque timeline differenti. Questo significa che quasi tutti i film di questa
serie
possono essere visti senza la precedente visone di uno degli altri
episodi usciti prima, tant’è che i due film che la inaugurano,
Godzilla 2000
(Gojira 2000 – Mireniamu, Takao Okawara, 1999) e
Godzilla vs Megaguirus (
Gojira tai Megagirasu, Masaaki Tezuka, 2000), sono entrambi due sequel diretti del primo Godzilla del ’54, seguendo due
narrazioni totalmente distaccate. L’unica eccezione sono i due film che
compongono la cosiddetta Kiryu Saga, ovvero
Godzilla x Mechagodzilla (
Gojira
tai Mekagojira, Masaaki Tezuka, 2002, Fig. 6) e
Godzilla: Tokyo S.O.S. (
Gojira
tai Mosura tai Mekagojira:
Tokyo Esu O Esu, Maasaki Tezuka, 2003), che difatti
sono l’uno il seguito diretto dell’altro e che vanno persino a riagganciarsi a numerosi altri vecchi kaiju eiga della Toho, seguendo una timeline per certi
versi atipica, a fronte di creare un nuovo ed inedito universo narrativo
.
In queste due pellicole vengono, per l’appunto, citati quasi tutti i film standalone
dei mostri Toho prodotti in contemporanea alle pellicole dell’era Showa,
quali i già citati
Mothra,
Rodan, il mostro alato, e persino
altre opere dirette da Ishiro Honda ma che non erano state inserite all’interno
del canon della saga generale, come
Gorath (
Yosei Gorasu,
1962) o Katango -
Uragano sulla metropoli (
Sanda tai Gaira,
1966), che in questo modo entrano a far parte dell’cinematografico di Godzilla.
2.3 Godzilla in America
Abbiamo già accennato alla prima fallimentare esperienza di Godzilla in
territorio americano. Sebbene il film di Emmerich si concludesse con il cliffhanger
tipico di chi vuole gettare le basi per un seguito diretto, il flop della
critica spinge la TriStar a non rischiare ulteriormente, dirigendosi verso il
più sicuro territorio televisivo, producendo Godzilla: The Series (Fox
Kids, 1998), una serie tv animata che si ricollega direttamente al Godzilla del
’98, rappresentando il primo vero esempio di transmedia storytelling riguardo
al personaggio.
Tuttavia, prima della breve parentesi TriStar, c’erano già stati dei progetti
che erano riusciti a portare la creatura oltreoceano. Nel 1977 esce il primo
albo di Godzilla: King of the Monsters edito da Marvel, che inaugura una
serie di 24 fumetti dove il mostro della Toho viene fronteggiato dai più celebri personaggi della famosa casa fumettistica, quali Iron Man, I
Fantastici 4 e Hulk, mentre l’anno dopo viene prodotta la serie animata Godzilla
(NBC, 1978) di Hanna & Barbera, due progetti giunti probabilmente in
ritardo, in un periodo in cui il genere fantascientifico/fantastico subiva il
crack di Guerre Stellari (Star Wars, Geroge Lucas, 1977), al
quale anche gli ultimi film di Godzilla, usciti soltanto 2-3 anni prima, non potevano
essere paragonabili.
Tuttavia, dopo la vendita dei diritti del personaggio alla Legendary Pictures,
nel 2014 esce nella sale di tutto il mondo Godzilla (Fig. 7), diretto da
Gareth Edwards, prima pellicola di un progetto più
ampio, il Monsterverse, un universo narrativo nato sulla scia
dell’universo cinematografico Marvel. Il momento in cui si decide di
resuscitare la creatura risulta essere, quindi, in assoluto quello più ideale.
Non vi era mai stata un’operazione di cross-overing così enorme come quella attuata
da Marvel e Disney, e l’idea di trasporre una rivisitazione di Godzilla e,
perché no, anche di altri mostri Toho, risulta in un certo senso naturale. Il
materiale in cui la Legendary può mettere mano è, come abbiamo visto,
estremamente vasto, e la strada spianata dall’MCU garantisce un successo quasi
assicurato al botteghino, tanto che dal 2014 vengono prodotte tre pellicole (con
la quarta in arrivo) e numerosi fumetti canonici, espandendo il proprio
universo persino nel campo delle narrazioni transmediali.
Conclusioni
Come abbiamo visto, la saga di Godzilla rappresenta un esempio per certi versi
perfetto di quanto un franchise cinematografico può spingersi lontano e di come
una saga possa far convivere al suo interno un numero infinito di soluzioni
narrative, anche anticipando i tempi. Una profonda diversità quindi, che ha per
certi versi contribuito alle standardizzazioni di alcuni paletti che, volutamente
o meno, sono serviti per stabilire le basi degli ampi storytelling dei moderni
universi cinematografici. Il conseguente sviluppo del
Monsterverse e quindi del ritorno di un
universo condiviso intorno al personaggio di Godzilla non è nientemeno che la
presa di coscienza di una saga che forse non si era mai resa propriamente conto
di cosa fosse stata in grado di fare nei decenni passati. E non può che essere
scontato il ritorno di una Toho determinata a riprendere in mano proprio sotto
quest’ottica la propria creatura, esternando le intenzioni di realizzare un
ulteriore universo cinematografico made in Japan
proprio sul modello dell’universo Marvel. È questa, dunque, la situazione che la saga sta vivendo in quest’ultimo
periodo, un momento in cui la quarta parte dell’universo Legendary sembra
essere finalmente dietro l’angolo, quel
Godzilla vs Kong (Adam Wingard,
2021) che, dopo numerosi rinvii, pareva ormai quasi irraggiungibile. Un film,
questo, che sembra avere l’aria di uno spartiacque sul futuro a stelle e
strisce della creatura, dal quale successo dipenderà in un certo senso il
futuro della saga non solo negli Stati Uniti, ma anche in madrepatria. Tuttavia,
parlando di una saga così longeva e con all’attivo complessivamente 35
lungometraggi, è facile pensare come anche nei prossimi decenni il Re dei
Mostri continui a portare avanti sul grande schermo la propria mitologia, in
una continuity o nell’altra.
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