mercoledì 28 ottobre 2020

Interstellar: il Rapporto con il Romanticismo

“Non andartene docile in quella buona notte,

i vecchi dovrebbero bruciare e delirare al serrarsi del giorno;

infuria, infuria, contro il morire della luce.”

-Dylan Thomas

 

Tale strofa, la prima dell’emblematica poesia di Dylan Thomas, è ricorrente nel film “Interstellar” di Cristopher Nolan. La poesia fu scritta nella prima metà del novecento, come invito al padre del poeta a non lasciarsi morire. In essa traspare l’anima antimoderna di Thomas, quasi romantica, non a caso il tema della notte e della morte sono intrinsecamente connessi, in quanto entrambi accumunati da un buio inconoscibile, profondo quanto lo spazio siderale.

Sempre non a caso la poesia ricorre più volte nel film “Interstellar” il quale ha una forte impronta “Romantica”. Nella realtà diegetica di “Interstellar” il mondo è ormai pervaso da una piaga che, nutrendosi di azoto, diminuisce la quantità di ossigeno presente sulla Terra, rendendo impossibili le coltivazioni. In questo scenario catastrofico l’unica soluzione sembra quella di inviare nello spazio degli uomini alla ricerca di un nuovo pianeta abitabile.


Già dall’inizio il film condanna la realtà industriale intensiva e lo sfruttamento, con conseguente esaurimento, delle risorse naturali del pianeta; infatti, a causa dei cambiamenti climatici, la Terra è ormai giunta al punto di non ritorno: “L’umanità è cominciata sul pianeta Terra, ma non è destinata a finirci.” Così dice Cooper, il protagonista del film, colui il quale, separandosi dalla propria famiglia, in particolare dall’adorata figlia Murph, accetta di condurre la spedizione della NASA volta alla ricerca di un pianeta abitabile.

Il film rende perfettamente il concetto di “sublime”: secondo Edmund Burke, filosofo romantico della seconda metà del 1700, il sublime è “tutto ciò che può destare idee di dolore e di pericolo”, ma è anche strettamente correlato alla dismisura, alla sproporzione. Il sublime è il sentimento che l’uomo, infinitamente piccolo e fragile, prova al cospetto delle forze della natura e dell’incommensurabilità di essa.

Parlando di tale concetto tuttavia non possiamo non coinvolgere il filosofo Immanuel Kant, il quale distingue il sublime in: sublime matematico (stato d’animo che proviamo dinnanzi a realtà smisuratamente grandi quali: paesaggi montuosi, galassie, buchi neri) e sublime dinamico (lo stato d’animo che nasce dinnanzi alle forze della natura quali tempeste e calamità naturali).

Attraverso entrambi i tipi di sublime l’uomo, riconoscendo la propria piccolezza materiale e la propria impotenza innanzi alla natura, risveglia in sé stesso l’idea di infinito, la quale lo sopraeleva spiritualmente.

“Interstellar” è pervaso  dal sublime, in quanto è un continuo susseguirsi di scene in cui la piccolezza dell’uomo è messa a confronto con la spaventosa grandezza dello spazio profondo; si pensi alla sequenza nella quale attraverso un campo lunghissimo, la navicella spaziale Endurance risulta un semplice puntino luminoso in movimento, rapportato all’enorme massa di Saturno.

La simbologia romantica è strettamente correlata all’iconografia del mare, basti osservare quadri come “Il monaco in riva al mare” di Friederich o il “Naufragio” di Turner; infatti non è un caso che il distorcersi del wormhole di “Interstellar” ricordi un moto ondoso tipico del mare in tempesta, come non è un caso che il primo pianeta sul quale i protagonisti atterrano sia in realtà un’enorme distesa d’acqua, caratterizzata dalla presenza di onde titaniche.

Altro tema fondamentale, sia del Romanticismo che del film, è l’amore. Che sia l’amore per sé stessi o per la propria famiglia, la sua presenza è di importanza centrale per il film. L’amore è un sentimento “egoista” in quanto porta a concentrare la propria attenzione ed i propri sforzi verso un cerchia ristretta di persone, questo è ciò che caratterizza Cooper, il quale non compie la missione per il bene dell’ umanità, ma per il bene della propria famiglia. Nel film vi sono differenti esempi di amore; oltre al già citato Cooper, abbiamo anche il sentimento della dottoressa Brand nei confronti Edmunds (sentimento il quale la porterebbe a trascurare l’oggettività scientifica dei dati pur di stare con la persona amata) e l’ amor proprio del dottor Mann, il quale ha egoisticamente fatto prevalere il proprio istinto di sopravvivenza a scapito del successo della missione.

Tuttavia l’amore si pone come colonna portante del film nelle sue battute finali. Attraversando il buco nero Cooper si ritrova in un tesseratto, un ipercubo quadrimensionale che rende possibile all’essere umano di muoversi attraverso quattro dimensioni. Cooper raggiunge tale spazio attraverso l’intervento di “Loro”, i quali si scoprono essere gli esseri umani del futuro, entità pentadimensionali in grado di sfruttare l’amore ed i legami che da esso scaturiscono come forza metafisica per interagire con la realtà.

Proprio attraverso il profondo legame che unisce Cooper alla figlia, l’astronauta riesce ad inviare i dati che permetteranno alla giovane fisica di salvare il mondo.

“Interstellar” è un film fortemente basato su ricerche scientifiche, ed è forse proprio la sua accuratezza in tale ambito, insieme, ovviamente, alle scelte registiche, a rendere possibile l’esperienza con il sublime.

ARTICOLO DI EMANUELE MUZZI

1 commento:

JackMason ha detto...

quadrimensionale che rende possibile