In un momento
storico in cui c’era la paura del nucleare, il cinema di fantascienza di serie
B ci appropinquava a esorcizzare questa fobia con numerose pellicole
meravigliose quanto improbabili. Chi ha contribuito a tutti questi film, belli
o brutti che siano, è stato anche Gojira (1954) di Ishirō Honda. Vista la grande
popolarità di quest’ultimo, a solo un anno di distanza uscì nelle sale
americane Il mostro dei mari (1955). È stato il primo film, il capostipite, a
mostrare o a usare un cefalopode come creatura di turno a terrorizzare gli
spettatori in sala.
Purtroppo, la
traduzione del titolo italiano non rende giustizia al titolo originale che
possiede ossia It came from beneath the sea, tradotto letteralmente come
“Proviene da sotto il mare”. Un titolo molto più evocativo e dall’aria tipica
da pellicola fantascientifica di metà anni ’50, anche se letto oggi sembra un
po’ imbarazzante.
La storia parla
dell’equipaggio di un sottomarino nucleare che scopre un polpo, divenuto
gigantesco per via delle radiazioni atomiche. Questa creatura minaccia di
distruggere la città di San Francisco. Scienziati e militari cooperano per
fermarla.
Una
sceneggiatura molto attuale per il periodo storico in cui è ambientato, mandando
una critica all’uso improprio delle super armi come, appunto, la bomba atomica
e all’inquinamento nato da queste armi. Certo, i film dell’epoca portavano un
esagerazione ignorando completamente le conseguenze dei danni che noi esseri
umani provochiamo alla flora e alla fauna del nostro pianeta. Quindi, il
messaggio che viene mandato è anche ecologistico, visto che il polpo
antagonista della pellicola, in un certo senso, non sembra nemmeno esserlo.
Lascia il suo habitat per cercare altre fonti di nutrimento, attaccando i
nostri protagonisti.
Parlando dei
protagonisti, risultano alquanto stereotipati e prevedibili. Il comandante del
sottomarino interpretato da Kenneth Tobey, parteciperà come attore feticcio dei
film di Joe Dante, infatti lo ritroveremo in L’ululato (1981), Gremlins (1984)
e Gremlins 2 - La nuova stirpe (1990). Qui recita abbastanza bene assieme ai
comprimari interpretati da Faith Domergue, che abbiamo già visto in Cittadino
dello spazio (1955), e da Donald Curtis, recitò in Io ti salverò (1945) di Alfred Hitchcock, un altro
film di fantascienza La Terra contro i dischi volanti (1956) e nel kolossal
di Cecil B. De Mille I dieci comandamenti (1956).
Come spesso
capita in pellicole come queste, i protagonisti da un certo punto in poi
diventano quasi futili poiché avranno a che fare con creature gigantesche,
dunque fuori dalla loro portata. Non a caso, chi se la deve sbrigare sono
sempre personaggi secondari alla storia come, appunto, i militari, interpellati
ogni volta ad eliminare la creatura di turno. Una tradizione che è stata
portata avanti fino ai film di mostri moderni. Anche se, alcune volte, in casi
unici e rari, c’è l’eccezione che cambia la regola.
Chi ha curato
gli straordinari effetti speciali in stop motion, a passo uno, è stato Ray
Harryhausen, uno dei maestri pionieri di questo genere di effetti nei film
dell’epoca. Una delle scene più belle del film è stata realizzata completamente
con la stop motion, ricreando l’intera miniatura del Golden Gate Bridge di San
Francisco per essere attaccata dal polpo, anch’esso ovviamente magnificamente
creato con la stessa tecnica. Una curiosità peculiare è che Harryhausen per
risparmiare decise, visto il low budget, di creare il polpo con sei tentacoli,
anziché otto come dovrebbe averne nella realtà. Ma questo, se vogliamo
definirlo, errore non è molto visibile agli occhi dello spettatore visto che
Harryhausen ha cercato di nascondere il più possibile il numero dei tentacoli
nelle scene in cui il polpo è inquadrato. Per capire quanto con pochissimo si
possano fare comunque delle grandi cose, l’effettista spese solo cinque
centesimi per acquistare in un negozio di giocattoli la nave che nel film viene
affondata dal polpo
Si pensa che
nella pellicola siano stati usati degli stock footage per mostrare le scene in
cui i militari attaccavano il polpo gigante, ma in realtà molte delle scene con
i militari sono state girate appositamente per il film chiedendo una collaborazione
con la marina americana, che ha prestato sia il sommergibile, in cui hanno
girato realmente al suo interno, che la base navale.
Il mostro dei
mari venne distribuito nelle sale statunitensi riscuotendo, fortunatamente, un
buon successo al botteghino. Venne recepito in maniera piuttosto positiva dagli
amanti del genere e anche dalla critica. Infatti, col passare del tempo, è
ancora considerato un vero e proprio cult di fantascienza anni ’50, anche se ai
giorni nostri potrebbe risultare leggermente datato.
Come accade
spesso con pellicole datate in bianco e nero, per le distribuzioni in DVD,
anche questo film è caduto ‘vittima’ del colore. Infatti, la versione
colorizzata non rende affatto giustizia a quello che il film era nella sua
forma originale quando uscì nelle sale. Una tattica commerciale piuttosto
subdola e che non porta a nulla se non a una gran confusione a chi lo acquista.
In conclusione,
un monster movie di vecchio stampo, di cui non se ne vedono più al giorno
d’oggi, che non ha pretese dallo spettatore se non il puro e semplice
intrattenimento.
ARTICOLO DI
LUIGI SANTOMAURO
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