“Willard e i topi” (1971) fu un film che influenzò parecchi registi e sceneggiatori a realizzare dei prodotti con lo stesso argomento: l’eco-vengeance o eco-horror, un sottogenere curioso quanto ricco di titoli, ormai, caduti nel dimenticatoio. Anche se, ancor prima di “Willard e i topi” (1971), fu proprio Alfred Hitchcock col suo “Gli uccelli” (1963) a portare sul grande schermo questo sottogenere. Un film grandioso. Col successo di “Willard e i topi” (1971), George McCowan, che all’epoca aveva preso parte solo a prodotti prettamente televisivi, si è cimentato con la regia di “Frogs” (1972).
Per quanto si possa pensare, il titolo “Frogs” è assolutamente fuorviante per lo spettatore, visto che non ci sono soltanto rane, ma bensì innumerevoli specie di animali tra cui anfibi, rettili e persino insetti (principalmente quelli letali, ovviamente). Diciamo che la scelta del titolo, anche se discutibile, è giustificabile ed è stato usato per generalizzare, probabilmente.
La storia parla di un cinico anziano miliardario, ridotto in sedia a rotelle, che invita alla sua reggia, i suoi familiari per festeggiare il suo compleanno. Le cose peggioreranno quando la natura comincia a ribellarsi, visto che precedentemente il miliardario, odiando gli animali, ha inquinato la flora e la fauna circostante.
Una sceneggiatura che manda una frecciatina, se non una vera e propria critica, all’inquinamento dell’uomo di posti paradisiaci. Lo sceneggiatore Robert Blees aveva scritto la sceneggiatura di un B-Movie di fantascienza “Lo scorpione nero” (1957), quindi è stato azzeccato come scelta per la sceneggiatura di questo film. Infatti, è da lodare la genialità per l’idea. Unica pecca: la caratterizzazione dei personaggi, che risultano essere tutti privi di carisma e bidimensionali. Tra l’altro, si può dire che non ci sia un vero e proprio protagonista se non il personaggio del fotografo, interpretato da Sam Elliott (nel 2019 riceverà la candidatura all’Oscar come miglior attore non protagonista nel film “A Star is Born” (2018) di Bradley Cooper) e il personaggio dell’attempato burbero interpretato da Ray Milland, al crepuscolo della sua rigogliosa carriera cinematografica. Purtroppo per Milland, non fu una bellissima esperienza girare questo film tanto da dichiarare in alcune interviste di odiarlo. Decise di abbandonare il set quando mancavano tre giorni alla fine delle riprese, così nei controcampi fu sostituito da una controfigura che completò il lavoro. Dopotutto, non si può biasimare il povero Milland, dato che in passato aveva lavorato con Alfred Hitchcock e in film entrati nella storia del cinema. C’è anche da dire che se non fosse stato per questo film, Sam Elliott non avrebbe mai avuto la parte del protagonista in “Il bagnino” (1976). Tra gli interpreti di “Frogs” (1972) c’è anche Joan Van Ark che reciterà successivamente in un film di serie B “The Last Dinosaur” (1977).
La regia di McCowan è alquanto particolare e a tratti hitchcockiana. Ricca di dettagli e inquadrature ricercate è, invece, la fotografia. Da segnalare un uso sapiente di obiettivi ultra-grandangolari su i primi piani dei personaggi nei momenti di tensione, anche se sono esigui ma ben inseriti nella pellicola. Non se ne risente della durata, visto che dura solo sugli 80 minuti circa, e cerca di coinvolgere quanto più possibile lo spettatore con il body count che aumenta ogni volta sempre più col passare del minutaggio, trasformando il film una sorta di slasher. Il caso volle che il direttore della fotografia, l’italiano Mario Tosi, successivamente collaborò con Brian De Palma per la direzione della fotografia di “Carrie - Lo sguardo di Satana” (1976). Già in questo film si denota una certa patinatura, tipica di Tosi.
Per gli effetti speciali, in effetti, dubito si siano potuti permettere il lusso di utilizzare degli animatronic per tutti gli animali che si vedono nella pellicola, visto che tra l’altro è un film a basso budget. Siccome sono, decisamente, molto veritieri e per niente posticci. Si dice che hanno utilizzato ben 500 rane e 100 rospi, ovviamente non ammaestrati. Infatti, molti di questi fuggirono dal set. Per il resto, anche tutti gli altri animali che hanno usato per le scene d’attacco erano veri.
“Frogs” venne distribuito nelle sale statunitensi riscuotendo, purtroppo, un pessimo successo e un flop al botteghino. Venne recepito in maniera piuttosto negativa e fredda anche dalla critica. Ma col passare degli anni, è stato leggermente rivalutato e ora ritenuto un film cult e, uno dei primi ad essere un vero e proprio eco-vengeance. In Italia, arrivò nello stesso 1972 ed ebbe un discreto successo, anche se tutt’oggi non lo ricorda praticamente più nessuno, sennò proprio la gente lo andò a vedere in sala all’epoca.
Curioso che “Godzilla - Furia di Mostri” (1971), in America il film è conosciuto come “Godzilla vs. Hedorah” (lo abbiamo recensito qui), utilizzi alcuni inserti, o comunemente noti come stock footage, da “Frogs” nel montaggio, appunto, americano del film. Infatti, venne distribuito solo un mese dopo “Frogs” nelle sale cinematografiche statunitensi.
In conclusione, è una pellicola che, personalmente, è riuscita ad intrattenermi. Naturalmente, non siate pretenziosi se avete intenzione di vedere questo film. Lo consiglio agli amanti del genere.
ARTICOLO DI
LUIGI SANTOMAURO
Nessun commento:
Posta un commento