Devotion è un videogioco horror psicologico in prima persona creato e sviluppato da Red Candle Games per Steam. È ambientato a Taiwan negli anni '80, e include anche elementi basati sulla cultura taiwanese e sulla religione popolare. È stato rilasciato il 19 febbraio 2019, per poi essere rimosso da Steam poco dopo di fronte a una controversia riguardante risorse artistiche non intenzionali.
Il giocatore si ritroverà ad inizio gioco seduto davanti alla televisione, intento a conversare con la moglie. Da quì inizierà tutto, e il protagonista (che andremo a controllare) verrà portato indietro negli anni, più precisamente a quando lui e la sua famiglia si trasferirono in quella casa. Da qui si muoverà la trama, portandoci a scoprire come la famiglia sia andata in disgrazia esplorando il suo appartamento in tempi diversi: 1980, 1985 e 1986.
Queste tre date verranno poste dietro tre portoni di casa: spostandosi tra l’una e l’altra, l’obiettivo principale del giocatore è quello di rimettere insieme i pezzi del passato della propria famiglia e di ciò che è successo a Mei Shin, la figlia affetta da gravi problemi respiratori.
Parlando del lato tecnico, graficamente è stato fatto un buon lavoro, a maggior ragione considerando che si tratta di un indie. In particolare, quel che colpisce è quanto siano dettagliati gli ambienti (le fotografie, quadri appesi al muro ecc), senza contare gli elementi tipici della quotidianità, della vita di tutti i giorni che spesso e volentieri vengono ignorati negli altri titoli.
Graficamente l’illuminazione merita abbastanza, essendo in grado di conferire l’atmosfera desiderata dal titolo, suscitando sensazioni come oppressione, claustrofobia in alcuni momenti e soprattutto tensione (che non manca mai in giochi di questo genere). Molta atmosfera è fatta, sempre in riferimento alla luce, dalla scelta forse un pò banale dell’accendino come unica fonte di illuminazione a nostra disposizione, (salvo le rare occasioni in cui potremo accendere qualcosa come candele o lampade).
Dal punto di vista del gameplay, i comandi sono i semplici direzionali e il click del mouse sui punti di interazione. Con un tasto si accede all’inventario che raccoglie sia i vari documenti, fotografie e indizi sia gli oggetti necessari per risolvere gli enigmi. Il cuore del gioco infatti è la risoluzione degli enigmi, che non indicano dove trovare la soluzione, ma costringono il giocatore a ragionare sulla base di quel che ha visto, letto e fatto.
Cambiando discorso, è importante ribadire quanto negli horror in generale le musiche e i rumori ambientali siano parte fondamentale e indispensabile per generare tensione. Ebbene, Devotion - come buon titolo che si rispetti - possiede un buon repertorio di effetti sonori e di sottofondi musicali in generale. Giocando con le cuffie è possibile sentire lo scricchiolio delle porte, il rumore dei nostri passi e del nostro respiro, lo sgocciolare dell’acqua da un rubinetto rotto e persino il rumore dei piatti, delle serrature. Dettagli forse irrilevanti a prima vista, ma che secondo me contribuiscono a fare di questo titolo un'opera degna di considerazione.
Infine, la narrazione si presenta come solida e molto interessante, con il difetto però di essere troppo breve e forse un po’ sbrigativa sul finire. Nello specifico, il titolo potrebbe essere terminabile in un paio di ore di gioco, massimo tre. C'è quindi da dire che Devotion riporta una storia degna di nota, tematiche non banali, ma che probabilmente avrebbero reso di più se si fossero concessi un po’ più di tempo.
Per concludere, in questo titolo non si ha mai la sensazione di poter essere uccisi da un momento all’altro (fatta eccezione per un paio di jump scares e di qualche immagine raccapricciante). La fanno da padrona gli enigmi e la storia, oltre alla tensione e all'ambiente oppressivo, talvolta persino soffocante. Gli effetti sono ben realizzati e percepibili mentre si gioca e ciò nonostante, Devotion sfiora appena il genere horror, senza però arrivare a compiere completamente questa connotazione.
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