Nel mondo dell’arte le trasformazioni che l’amore scatena nell’individuo sono stati rappresentati in vari modi. Di solito questi mutamenti sono sempre stati visti sotto chiave positiva, anche se non mancano le opere dove l’amore può portare alla distruzione stessa dell’innamorato (chi non ricorda la follia che colpisce Orlando nell’opera di Ariosto o alla Ballata dell’amore cieco di De Andrè?). Nel film che tratteremo oggi vedremo come un regista emergente ha interpretato questo lato distruttivo dell’amore raccontandoci una storia surreale e a tinte horror.
Presentato nel 2014 come lavoro di laurea alla London Film School, He Took His Skin Off For Me è un cortometraggio di Ben Aston tratto dal racconto omonimo della scrittrice Maria Hummer.
La storia è quella di un uomo che decide di esaudire per amore un’assurda richiesta della fidanzata: privarsi della sua pelle e trasformarsi così in un morto vivente sanguinante. Da questo momento comincia per la coppia una vita ricca di disagi: la ragazza è costretta a lavarsi e a pulire continuamente la casa dalle macchie di sangue lasciate dal suo ragazzo, deve mantenere i riscaldamenti della casa accesi (con conseguente aumento delle bollette) per tenerlo al caldo e il nostro uomo scarnificato non riesce più a trovare clienti a lavoro a causa del suo aspetto. All’inizio del corto sembra la coppia sia felice nonostante le difficoltà ma con il prosieguo della storia noteremo come si stia delineando una relazione abusiva, dove la donna sovrasta completamente sul nostro uomo scarnificato.
Privatosi della pelle, che rappresenta la libertà individuale e l’identità di un individuo, il protagonista è ormai completamente dipendente dalla sua fidanzata che non solo si prende cura di lui, ma è anche l’unica che lo comprende e lo accetta a causa del suo nuovo aspetto. Tuttavia nel corso del corto la comprensione e le cure della ragazza diventeranno sempre più fredde e noncuranti, portando così il nostro uomo scarnificato a una lenta distruzione del sentimento d’amore che provava per lei e alla consapevolezza che il suo sacrificio non ha portato a nulla se non a tante sofferenze per lui. A rendere ancora più tragica la sua situazione è la totale incapacità ad abbandonare questo circolo vizioso di sofferenza a causa dell’affetto sincero che prova per la donna. A un certo punto del corto infatti, lo vedremo toccare con malinconia la pelle che ha riposto con cura nell’armadio e pensare per un attimo di rindossarla e tornare alla sua vita di prima, ma uno sguardo verso la sua ragazza gli farà subito, seppur a malincuore, cambiare idea.
Sappiamo bene però che a un certo punto la sofferenza accumulata nel tempo sia destinata a scoppiare e questa esplosione si verifica nell’ultima scena del corto. Il nostro uomo scarnificato osserva con dolcezza la sua ragazza mentre dorme accanto a lui, comincia ad accarezzarla fino a quando non raggiunge il fianco e, come aveva fatto all’inizio del corto su se stesso, comincia a tirarle la pelle. Con questo momento tragico termina il film, che non ci lascia presagire il meglio per la ragazza, che si ritroverà vittima della sua stessa trappola.
Ciò che rende il corto particolare, nonché meritevole di essere visto, è proprio il nostro uomo scarnificato, reso il più realistico possibile tramite uno straordinario lavoro di make up. Gli effetti speciali, supervisionati da Jen Cardno, sono stati realizzati infatti da un team di studenti di Colin Arthur (conosciuto per aver curato gli effetti ne La Storia Infinita), che si è offerto di aiutare Aston nella realizzazione del corto. Non c’è alcun uso CGI o modifiche di post-produzione nel film ma solo tanta cura e ben otto ore di trucco a cui l’attore Sebastian Armesto si sottoponeva ogni giorno.
Un lavoro quasi maniacale degli effetti speciali porta ovviamente alcune limitazioni dal punto di vista narrativo: per evitare infatti qualsiasi effetto comico causato dalle protesi facciali di Armesto, il corto è privo di dialoghi e la storia è affidata a un narratore onnisciente, interpretato da Anna Maguire, che recita parti del racconto della Hummer.
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Il corto è reperibile sul canale Vimeo del regista e sul canale Future Shorts su YouTube.
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