Lo spettacolo é finito. Abbandono sui gradini della scalinata del teatro una copia de Il mondo come volontá e rappresentazione di Arthur Schopenhauer. Sono fuori dal cancello, il teatro é alle mie spalle, e mi trovo nell’antropocene, variante pandemia virale. Potrebbe andare molto peggio di cosí. Potrebbe essere che in realtà io non esisto e sono solo un qubit di un quantum computer mentre elabora una simulazione, o potrei semplicemente essere una proiezione olografica 3D di uno spazio interdimensionale. Potrebbe andare ancora molto peggio di cosí. Potrebbe essere che la matrice della realtà si basa sul determinismo assoluto e quindi ogni evento é potenzialmente riducibile ad una successione di causa/effetto dove non esiste alcun libero arbitrio. Sia il flusso dei miei pensieri, sia l’insieme delle mie scelte e azioni, potrebbero essere facilmente deducibili dall’analisi dei miei dati. Un ramo della fisica teorica (la quantum-gravity) indaga queste possibilità concentrando le sue ricerche anche ai confini del nostro universo. Quesiti di natura chiaramente ontologica, già trattati in letteratura. Domande inclini al paradosso e difficilmente confutabili, si prestano di buon grado a pregiate forme narrative ed espressive.
Illustrazione originale di Philippe Bertrand |
Alex Garland con i suoi thriller sci-fi é andato oltre. Ha creato la divisione segreta R&D della compagnia tech Amaya: DEVS. Dentro una gabbia di Farady, quasi come un tesseratto, i laboratori DEVS custodiscono un supercomputer in grado di proiettare sullo schermo qualsiasi evento del passato, del presente e del futuro. Il potere dell’onniscienza ha come sempre un limite: esiste un punto oltre il quale il supercomputer non é più in grado di generare proiezioni del reale: il finale di stagione. Chiaramente la serie é una corsa lenta, ma piacevole, verso questo punto di imprevedibità massima in un contesto dove tutto é presentato altamente prevedibile.
La recitazione é notevole, e ricorda giustamente il dilemma dell’Amleto mentre si fronteggia la “Copenhagen interpretation” sul callasso della funzione d’onda. Il principio deterministico di De Broglie-Bohm è qui severamente colpito dall’interpretazione a molti mondi (Many Worlds Interpretation, MWI) che rende possibile la geometria del multiverso. L’alto potenziale é sfruttato dalla serie in molti punti, toccando anche apici religiosi per simulare un audio in aramaico vecchio di due millenni. A volte il potenziale si perde e i personaggi si mostrano prepotentemente passivi e succubi delle proiezioni, tuttavia non noiosi. Il finale é interessante ma lo riscriverei introducendo una seconda stagione, non ancora annunciata. Con queste premesse, sappiamo già che esiste un universo in cui la seconda stagione viene prodotta.
Illustrazione originale di Philippe Bertrand |
Simulazioni e cyberproiezioni compaiono anche con i fratelli Wachowski nel loro universo simulato di Matrix in cui i personaggi viaggiavano piú o meno facilmente. Campi di condensatori accumulano l’energia elettrica proveniente dai corpi di ignari soggetti collegati da connessioni neurali ad una simulazione virtuale elaborata dall’egemonia robotica. Il contributo energetico per il sostentamento delle batterie potrebbe richiedere un valore molto piú alto dell’energia prodotta, questo scenario non sembra essere termodinamicamente favorevole.
Un multiverso olografico simulato é sotto il dominio di una cospirazione aliena millenaria in Doctor Who. Uno strano libro alieno argomenta di come la realtà sia solo una simulazione ed il malcapitato lettore é istigato al suicidio. Al cospetto della razza aliena, la simulazione giunge al terminare e con essa l’intera esistenza. Una battaglia tra cospirazionisti, dove il Papa, chiede aiuto al Dottore, invitandolo alla lettura del libro proibito, trovato tra gli scaffali degli archivi vaticani: il libro della Verità.
Illustrazione originale di Philippe Bertrand |
La lista dei film con a chiave una realtà simulata potrebbe continuare anche con alcuni grandi classici, mentre qui io la interrompo dando spazio al lettore il piacere di continuarla.
Lo strappo con il reale é una lacerazione psicologica totale e definitiva, in grado di traumatizzare anche le menti piú robuste. In realtà, è un antico argomento che si ritrova molto spesso anche in mitologia. In alcuni sistemi religiosi agnostici pre-cristiani (v. Seziani e Ofiti), così come nell’apocrifo di Giovanni, si narra che il mondo é sotto il controllo degli Arconti, al servizio del dio demiurgo Yaldabaoth.
Se questo sia o no un mondo simulato é per la fisica quantistica ancora un mistero da svelare. La questione é ancora aperta, soprattutto se il principio olografico é applicabile non soltanto ai buchi neri. Restando nel dubbio, potrei considerarla una simulazione molto lunga. Un altro piccolo tassello potrebbe arrivare anche dagli studi matematici del giapponese Shinichi Mochizuki-sensei, il quale si presta al varco dei revisori con la sua Inter-universal Teichmüller theory, con cui il suo team afferma di aver dimostrato la congettura abc.
Ritornando alla realtá e al suo mistero, Philippe mi ricorda che in Francia il deputato Jean-Luc Mélenchon ha portato avanti la sua campagna elettorale olograficamente, ma con poco successo. Evidentemente non siamo ancora pronti per questa forma di tecnologia.
Quindi, non mi resta che terminare qui questa breve trattazione sulle realtà da simulazioni distopiche e il multiverso olografico e formale. Abbandono l’ipotesi, un po’ nichilista, del mondo come illusione e riprendo in mano il tomo di Schopenhauer. Rientro a teatro, mentre suona la terza sinfonia di Beethoven.
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