Il
primo tentativo di portare sul grande schermo il Mostro di Frankenstein si è
avuto nel 1910, con un corto di 13 minuti prodotto dagli Edison Studios. La
pellicola, inutile dirlo, semplifica in maniera considerevole la storia di
Shelley, facendo del Mostro il prodotto di un esperimento di alchimia del
dottor Frankenstein, il quale sconfigge la Creatura grazie alla forza dell’amore.
Le limitazioni tecniche di quei tempi hanno quindi reso impossibile trasporre
su pellicola l’ambiguità morale, la complessità psicologica dei personaggi e
gli intrighi che avevano caratterizzato il romanzo originale.
Il Mostro nel corto del 1910 |
Nel
1931, dopo l’immenso successo di Dracula, gli Universal Studios decisero di
produrre un nuovo film dell’orrore, basato sul romanzo di Shelley: Frankenstein.
Sulla sedia del regista troviamo James Whale, che nello stesso anno aveva
firmato un contratto quinquennale con la Universal e che, dopo aver diretto La
donna che non si deve amare (Waterloo Bridge), aveva intenzione di
lavorare su qualcosa di profondamente diverso. Frankenstein si dimostrò presto
un successo, incassando 12 milioni di dollari e, così come accadde per il
romanzo originale in ambito letterario, andando ad influenzare tutto il cinema
horror successivo, introducendo sul grande schermo l’iconico Mostro e lo stereotipo
dello scienziato pazzo.
Buonasera.
Il signor Carl Laemmle ritiene che non sia opportuno presentare questo film
senza due parole di avvertimento: stiamo per raccontarvi la storia di
Frankenstein, un eminente scienziato che cercò di creare un uomo a sua immagine
e somiglianza, senza temere il giudizio divino. È una delle storie più strane
che siano mai state narrate, tratta dei due grandi misteri della creazione: la
vita e la morte. Penso che vi emozionerà, forse vi colpirà, potrebbe anche inorridirvi!
Se pensate che non sia il caso di sottoporre a una simile tensione i vostri
nervi, allora sarà meglio che voi... be', vi abbiamo avvertito!
Queste
sono le parole che la Universal, temendo che la pellicola proponesse contenuti
troppo macabri, fa pronunciare ad Edward Van Sloan (il dottor Waldman nel film); il contesto
era infatti quello della Grande Depressione del ’29 e i produttori ritennero
che il film potesse turbare in maniera eccessiva i già inquieti animi degli
spettatori. Dopo il prologo veniamo catapultati in un villaggio delle Alpi
Bavaresi dove il dottor Henry Frankenstein è intento a dissotterrare cadaveri per
i suoi esperimenti, con l’aiuto del servo Fritz. Sono successivamente
introdotti altri personaggi: Victor Moritz e il dottor Waldam, ai quali si
rivolge Elisabeth, la fidanzata di Frankenstein, preoccupata per la salute mentale
del futuro marito. I tre si dirigono al laboratorio dello scienziato, dove
scoprono che quest’ultimo ha già dato vita ad un cadavere utilizzando l’elettricità
dei fulmini di una tempesta (elemento non menzionato nel romanzo di Shelley). Il
Mostro è spaventato dalla torcia impugnata da Fritz, comportamento frainteso da
Frankenstein, che decide di imprigionarlo e, in seguito, di vivisezionarlo. La
Creatura riesce però a fuggire, seminando il caos per la città.
James
Whale è riuscito a lavorare in maniera più che efficace con le risorse limitate
a sua disposizione: gli effetti sonori, il trucco usato per il Mostro e i giochi
di luci e di ombre sono solo alcuni dei campi in cui la pellicola eccelle,
superando di gran lunga la maggior parte dei film usciti in quel periodo.
La soundtrack
composta da Bernhard Kaun, accompagna perfettamente le scene del film e,
sebbene al giorno d’oggi possa risultare alquanto datata e poco originale, nel 1931
era una delle colonne sonore più inquietanti e stilisticamente elaborate.
Ritornano
anche i temi del romanzo, sebbene alquanto diluiti: Frankenstein è lo
scienziato che gioca a fare Dio e che fallisce miseramente, ma, a differenza della
storia di Shelley, egli non pagherà il prezzo finale per le sue azioni, anzi
diventerà l’eroe della storia, aizzando la folla inferocita contro il Mostro e
tornando da Elisabeth sano e salvo dopo la sua morte.
Allo
stesso modo il personaggio del Mostro risulta più psicologicamente complesso
rispetto al corto del 1910, fin dai primi minuti risulta evidente che la sua aggressività
è il risultato di una profonda paura: il comportamento della creatura è
evidentemente bambinesco, egli non riesce a comprendere a fondo gli esseri
umani, che a loro volta non comprendono lui. Questo risulta ancor più evidente
nella scena in cui il Mostro gioca con una bambina e, credendo che quest’ultima
sia in grado di galleggiare in acqua, la getta nel lago vicino, annegandola.
Purtroppo nel 1937, a causa del Codice Hays, la scena fu censurata, privando
così il film di una delle sue sequenze più importanti.
Dire
che Frankenstein è un classico sarebbe a dir poco riduttivo: la
pellicola è una pietra miliare del cinema horror, se non del cinema in
generale, ed ha aperto la strada a molti film horror successivi. Frankestein
possiede un immenso valore storico-culturale, e deve, senza alcuna ombra di
dubbio, essere visto.
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