Sebbene questi siano due concetti separati di singolarità, ritengo opportuno descriverli insieme, intrecciandoli, così come appaiono spesso nella cinematografia di stampo fantascientifico e horror. La definizione di singolarità varia al variare del campo tematico di riferimento. In fisica, la singolarità é il punto nello spazio-tempo in cui il campo gravitazionale tende ad un valore infinito: il centro del Buco Nero.
La tecnologica é, invece, il momento in cui la tecnologia inizia uno sviluppo esponenziale ed imprevedibile, superando i limiti della comprensione umana, il momento in cui cambiano per sempre usi e costumi di una società planetaria, e non neccessariamente l’invenzione di un’intelligenza artificiale forte, famosa anche grazie allo scrittore e professore di biochimica Isaac Asimov, autore delle Tre Leggi della Robotica. A rigor di logica é impossibile immaginare qualcosa oltre i limiti della comprensione umana. Questo limite filosofico é affrontato spesso in letteratura con sufficiente ricorso: o al paradosso, o alla reductio ad absurdum. Grazie a questi due aspetti della logica, la singolarità viene narrata ad Arte superando i suoi stessi confini concettuali. Nel Primo Atto ho esplorato la messa in scena del Fato, di come esso tende ad un punto singolare nella trama, unico, il quale é spesso il suo finale o cliffhanger. In questo secondo Atto, concluderó la descrizione del principio del non ritorno e la distruzione del continuum spazio-temporale, proponendo due singolarità inflessibili celebrate da molti autori: il Buco Nero, di cui l’orizzonte degli eventi è il suo limite fisico osservabile e di influenza, e il Credo del Singolaritanismo.
NASA: Prima foto di un Supermassive Black Hole, M87*,
~10⁹ M☉, RS= 5.9×10−4
pc (a sinistra), e due simulazioni (centrale e destra)
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I buchi neri sono corpi celesti, ipotizzati nel XVIII secolo e formalmente teorizzati nel 1916 da Albert Einstein nella sua Teoria della Relatività Generale, la quale descrive i fenomeni di interazione gravitazionale attraverso la curvatura dello spazio-tempo; in questi tempi, i buchi neri sono anche al centro delle più complesse ricerche astrofisiche attorno alla Loop Quantum Gravity, che cerca di unificare la relatività generale con la meccanica quantistica. Concettualmente, grazie alla curvatura del suo campo gravitazione, nulla puó sfuggire al buco nero. Oltreppassato il suo orizzonte, la velocità di fuga risulterebbe superiore a quella della luce, pertanto l’impossibilità fisica che un tale evento si realizzi. Per queste ragioni, non abbiamo nessuna informazione circa l’interno di un buco nero, e secondo il paradosso dell’informazione ad essi associato, questo dato informativo é perso per sempre, in violazione di una proprietà fondamentale della meccanica quantistica: l'unitarietà, strettamente correlata al primo principio della termodinamica. Per tentare di risolvere questo paradosso, dal momento che la temperatura di un buco nero non è nulla, Stephen Hawking ha dimostrato nel 1973 l’esistenza di una coppia di particelle virtuali, generate dalle fluttuazioni quantistiche, sul fronte dell’orizzonte degli eventi, una di esse in grado di sfuggire al corpo celeste e viaggiare nello spazio sotto forma di radiazione di Hawking, la restante antiparticella annichilirebbe all’interno del buco causandone la perdita di massa, e quindi informazione, per concludersi in eoni di tempo nella scomparsa del buco stesso. Parallelamente, invece, Leonard Susskind ha proposto il principio olografico, secondo cui l’informazione resterebbe sull’orizzonte degli eventi e un eventuale osservatore esterno vedrebbe l’oggetto collassare dentro il buco in un arco di tempo infinito. Secondo il modello, superato il limite dell’orizzonte degli eventi, in direzione singolarità, il tempo e lo spazio si scambiano di posto, scenario dimensionale di difficile rappresentazione. Molto prima, nel 1935, Albert e Nathan Rosen, formularono la teoria del tunnel spazio-temporale, il Ponte di Einstein-Rosen, topologia che permetterebbe il viaggio nello spazio-tempo, il famoso wormwhole attraverso un buco nero ed un buco bianco, quest’ultimo non ancora osservato nell’universo conosciuto.
Frank, illustrazione originale di Cristiano Baricelli |
Tre sono le tipologie narrative e descrittive del viaggio temporale:
A) Nella prima tipologia, la timeline risulterà inalterata, fissa e immutabile, un loop temporale di eventi in un ciclo infinito, chiuso su sè stesso. In questa tipologia il Fato non ha uno sviluppo oltre sè stesso; se volessimo descriverne le topologie spaziotemporali, esse risulterebbero come simili al Nastro di Möebius. La prima tipologia risolve il paradosso del viaggio temporale seguendo il principio autoconsistenza di Nokinov, astrofisico e cosmologo russo che risolse così il problema della coerenza legato ai viaggi nel tempo. Questa classe di viaggi è stata descritta da molti autori, in film e serie televisive indimenticabili, quali: Lost Highway, Donnie Darko, 12 Monkeys, Predestination la saga Terminator, Harry Potter, Doctor Who, Interstellar e nelle prime due stagioni di Dark. In questi scenari la dinamica narrativa acquisisce notevoli meriti stilistici, promuovendo, a volte, tipici cliché che non risolvono il problema del paradosso della conoscenza associata ai viaggi temporali o trascurano il principio di causalità.
B) Nella seconda tipologia, la timeline è dinamica e capace di riscrivere sè stessa, eliminando o generando eventuali paradossi temporali destinati a ripetersi all’infinito, per giungere al classico colpo di scena che riscrive la storia dei fatti, sfruttando i particolari secondari della trama sfuggiti all’occhio critico dello spettatore, come nel classico esempio di Back to the Future, o l’intramontabile Dottore, in cui la tecnologia aliena é in grado anche di costruire macchine del paradosso.
C) Nella terza tipologia, si presuppone l’esistenza di multiversi, dimensioni e timeline alternative ad ogni viaggio temporale, il multiverso non prevede paradossi temporali, ma l’impossibilità del ritorno a casa a seguito della cronoescursione. Sicuramente lo scenario piú facile da affrontare da un punto di vista logistico, comparso in: Star Trek, Terminator, Misfits, Interstellar, Dottor Who, Avengers: Endgame e molto probabilmente, anche Dark continuerà con questo scenario.
La Congettura di Protezione Cronologica, proposta da Hawkin, nel 1992, ipotizza che il viaggio nel tempo, lungo curvature chiuse, per scale non subatomiche, é un evento impossibile, ma prevede lo spostamento nella direzione futura. A livello sub-atomico l’entlagment quantistico presenta già molte delle caratteristiche associate all’informazione che viaggia nel tempo. Secondo la relatività einsteiniana, anche noi viaggiamo nello spazio-tempo alla velocità della luce, ed é per questo che rappresenta un limite estremo superiore. Per superare questo limite, in alcuni film si ricorre spesso alla figura del Buco Nero come portale, per pilotare il corso degli eventi seguendo viaggi temporali o dimensionali.
Sfera Nera e transizione spaziotemporale, Aaron Rizla |
Il viaggio nel tempo é anche un ottimo candidato per l’avvento della Singolarità Tecnologica, sebbene una rinterpretazione del paradosso di Fermi potrebbe farci convincere del contrario. Sicuramente il progresso tecnologico fantascientifico ha visto la sua vetta con personaggi dal calibro di HAL 9000 di 2001: A Space Odyssey, computer senziente ipoteticamente in grado di non commetere errori, tragicamente sconfitto dalla classica paranoia umana, quando si vede costretto a dover scegliere tra il bene del singolo o quello della collettività. Non solo Hawkin, anche i fratelli Wachowskis mettono noi in guarda contro tale evento progressista, nei film di Matrix, in cui il risorgimento robotronico è narrato nei bellissimi corti degli Animatrix; cosí come in Blade Runner, in cui si fa ricorso al test di Turing per distinguere un’automa replicante da un umano. Concludendo con Isaac Asimov, che per deliziarci, ha immaginato un computer che trascende nell’iperspazio, diventando immortale ed etereo, riesce, infine, ad invertire l’entropia e creare un universo, fondendo la genesi biblica con la teoria del Big Bang nel romanzo L'ultima domanda del 1956. La realizzazione pratica di un’A.I. forte è stata fortemente messa in discussione dal filosofo americano John Searle, con il controesempio della Stanza Cinese, che deduce, nella differenza tra sintassi e semantica, l’insufficienza di base dei programmi informatici a generare una mente. Questo non ha fermato le argomentazioni contrarie e l’instaurarsi della filosofia morale basata sull’avvento della singolarità tecnologica, con cui ogni adepto deve prodigarsi alla realizzazione della macchina perfetta, e alla sua apoteosi in un’utopia tecnologica e non mistica, un evento finora viso solo nei film, in opposizione, invece, al temutissimo Punto Omega, dove tutto trascende nella piú feroce complessità e coscienza non corporea irreversibilmente, come nella sesta epoca idealizzata da Kurzweil.
L’alchimia narrativa é maestra della trasmutazione del Fato, e spesso il lettore è vittima inconsapevole degli inganni cronologici, accettando i paradossi come identità del caso, dimenticandosi del principio di non contraddizione. Con la scrittura si é in grado di creare universi e viaggiare nel tempo. Con il permesso dei Signori del Tempo, questo percorso continuerà a ritroso, navigando tra i luoghi della Memoria e del suo fascino, racchiuso nelle terre leggendarie della Meraviglia.
Principio Inesorabile dell'Orizzonte degli Eventi
Ultimo? Atto
FINE
ARTICOLO ED ILLUSTRAZIONE DI
ILLUSTRAZIONE DI
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