Il gioco è ambientato nel 1963 e vede Henry Stein, un
ex-disegnatore, tornare agli ormai chiusi Joey Drew Studios, il suo vecchio
posto di lavoro, sotto consiglio di Joey Drew, amico di vecchia data del
protagonista e fondatore dello studio di animazione. Henry attiverà un misterioso
macchinario, la Macchina dell’Inchiostro, che inonderà gli Studios di
inchiostro nero, apparentemente risvegliando un’entità che assume la forma, seppur
distorta, del protagonista del cartone animato di Joey Drew: Bendy. Inseguito
dal mostro, il nostro protagonista sarà costretto a fuggire nelle aree più
profonde dello studio di animazione, dove incontrerà molte altre creature, sia
benigne che maligne, presumibilmente nate dalla Macchina. Lo scopo di Henry sarà
quello di scappare dagli Joey Drew Studios, facendo luce, nel contempo, sugli
inquietanti segreti celati in quel luogo.
Durante il gioco il giocatore avrà la possibilità di ascoltare
svariate registrazioni dei membri dello staff, ottenendo informazioni sulle
loro vite e sull’oscura storia degli Studios. Sebbene il gioco faccia un buon
lavoro nel caratterizzare i personaggi, fornendoci talvolta gli elementi per un
dettagliato profilo psicologico senza che questi appaiano direttamente durante
la storia, risulta difficile, a causa di varie incoerenze e questioni non
spiegate, comprendere la storia generale che lega questi personaggi tra loro e
ad Henry. Ciò non costituirebbe di per sé un problema se giocando fosse possibile
intendere se tale storia esiste o meno, ma gli eventi vissuti attraverso gli
occhi di Henry sembrano quasi del tutto indipendenti da quelli avvenuti nel
passato degli Studios e quei pochi collegamenti presenti sono fin troppo vaghi
e generali per gettare le basi di una narrativa. Questi dubbi sono stati a mio
parere confermati dal finale, il quale sembra ricadere in uno dei cliché più
banali e comuni di questo tipo di storie.
La
paura non subentrerà durante un inseguimento o all’apparire di una creatura mostruosa,
bensì nei momenti in cui Henry si troverà a vagare da solo nei corridoi dello
studio di animazione: il tedioso silenzio delle ambientazioni, la suspence
continua, l’inspiegabile movimento di alcuni degli oggetti presenti, sono tutte
parti della terrificante atmosfera del gioco.
Sarà inoltre possibile trovare svariati segreti ed easter egg, come gli inquietanti cartonati di Bendy collocati in luoghi non normalmente accessibili del gioco o una citazione al Cubo da Compagnia di Portal e alla mascotte di theMeaty.
Sarà inoltre possibile trovare svariati segreti ed easter egg, come gli inquietanti cartonati di Bendy collocati in luoghi non normalmente accessibili del gioco o una citazione al Cubo da Compagnia di Portal e alla mascotte di theMeaty.
Le meccaniche survival sono molto simili a quelle trovate in
altri videogiochi dello stesso genere: il giocatore dovrà fuggire dalle mostruose
creature incontrate rifugiandosi in luoghi sicuri, distraendole, oppure, se
possibile, uccidendole. Gli elementi puzzle-game, sebbene siano perlopiù sporadici,
risultano spesso tediosi e ripetitivi, rallentando così il ritmo del gioco:
esempio lampante di ciò è il Capitolo 3, in cui il giocatore sarà costretto a recuperare
un apparentemente infinito numero di oggetti su richiesta di uno dei
personaggi.
Punto forte di Bendy and the Ink Machine è lo stile grafico:
i colori sono limitati a sfumature di giallo e di nero, mentre tutte le texture
e i modelli 3D sono renderizzati in modo da sembrare disegnati su pezzi di cartone.
Ciò contribuisce alla surreale atmosfera del gioco, ma va anche a scapito delle
ambientazioni che risultano, con poche eccezioni, troppo simili tra loro e semplicistiche.
Il design delle varie creature incontrate risulta particolarmente
interessante nel suo parodiare i famosissimi personaggi Disney: l’aspetto di
Bendy richiama, in maniera molto poco celata, quello di Topolino; Boris, con le
sue sembianze canine, è la controparte di Pippo; Alice Angel, la controparte femminile
di Bendy, ha fondamentalmente lo stesso ruolo di Minnie. Gli Joey Drew Studios
si configurano così come una caricatura della Disney, ironizzando sulla sua fama
mondiale e sull’immenso potere economico che possiede.
Persino i trailer per i vari capitoli del gioco sono parte
di questa parodia: essi prendono la forma di corti animati che scimmiottano i
cartoni di Topolino degli anni ’30, creando una disturbante antitesi con la
cupa atmosfera del gioco e dimostrando l’incredibile passione e cura degli sviluppatori.
La colonna sonora, fatta eccezione per uno o due pezzi, non risulta particolarmente interessante, ricalcando l'orchestrazione e le linee melodiche che caratterizzano molti giochi del medesimo genere.
Bendy and the Ink Machine è un buon gioco horror, che putroppo commette alcuni errori banali ed evitabili, che non gli permettono di raggiungere l'eccellenza. Ciononostante lo consiglio vivamente a coloro che cercano un'esperienza interessante e spaventosa.
La colonna sonora, fatta eccezione per uno o due pezzi, non risulta particolarmente interessante, ricalcando l'orchestrazione e le linee melodiche che caratterizzano molti giochi del medesimo genere.
Bendy and the Ink Machine è un buon gioco horror, che putroppo commette alcuni errori banali ed evitabili, che non gli permettono di raggiungere l'eccellenza. Ciononostante lo consiglio vivamente a coloro che cercano un'esperienza interessante e spaventosa.
Articolo di Sergio Novelli
Potete acquistare Bendy and the Ink Machine su Steam, sugli store delle rispettive console e su Amazon (PlayStation 4, Xbox One e Nintendo Switch)
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