Ottavo giorno del quarto mese del 1990, l’ABC (American Broadcasting Company), emittente televisiva americana, manda in onda due stagioni della serie che forse piú di tutte ha cambiato per sempre la storia televisiva mondiale: Twin Peaks, creata da Mark Frost e David Lynch, a cui seguiranno il prequiel, Twin Peaks: Fire Walk with Me, 1992, e Twin Peaks: The Return nel 2017, quasi venticinque anni dopo, come era stato preannunciato da Laura Palmer, personaggio chiave della saga, divenuta, a seguito del suo brutale omicidio, ospite del luogo metafisico televisivo per antonomasia e per eccellenza: la Loggia Nera.
Con Twin Peaks, David Lynch é stato in grado di distrugge la quarta parete come nessun altro prima di lui, elegantemente, in maniera del tutto velata e mai esplicita. Il merito di Lynch é di aver creato con le sue opere un genere nuovo non ben collocabile (una sorta di post-modernismo privo di un’ironia diretta), in cui realismo e surrealismo si sovvrappongono per diventare la stessa cosa, in una serie infinita di livelli interpretativi e chiavi di lettura giustapposte, storie che si concludono su sè stesse dove l’inizio e la fine coincidono, come in un loop temporale o realtá alternative dove non vi é nessuna via d’uscita (forse).
Twin Peaks é semplicemente un manifesto di quello che succede quando alla direzione artistica della pellicola non é concessa la piena autonomia sulla sua creazione. Come sappiamo, Lynch fu costretto dalla casa di produzione a svelare il mistero della morte di Laura Palmer, dettaglio che lui non avrebbe mai voluto risolvere, o almeno non nel corso d’opera della serie, e comunque gli indizi erano giá presenti sin dal funerale di Laura; quindi: dobbiamo tenere in considerazione che nessuno conoscerá mai Twin Peaks per come fu ideato inizialmente dalla mente del suo creatore. Da questo momento in poi, quasi ogni fotogramma della serie sará una denuncia alla violenza che Lynch ha subito dai produttori della serie. Secondo l’interpretazione che ritengo piú veritiera, ogni simbolismo in Twin Peaks é riconducibile alla crudeltá della cultura di massa televisiva che si autoalimenta nella violenza e nell’accidia e al bisogno patologico dello spettatore di avere svelato ogni mistero, anche se é la natura umana quella della propensione a conoscere l’ignoto.
Lo spettatore non avrá bisogno di fare affidamento sulla sospensione dell’incredulitá o sulla sospensione del giudizio, dal momento che gli stessi personaggi di Twin Peaks sospettano che la loro storia sia giá essa stessa una finzione, ricordandolo con continui richiami alla percezione del sogno e alla loro inadeguatezza, inoltre, i testi lirici che compongono la colonna sonora della terza stagione lasciano presagire proprio questo: stiamo osservando la messa in scena di un sogno irreale il cui aspetto é stato forzatamente alterato. Questa é la prima rottura del grande schema televisivo che fa affidamento sulla finzione, rottura che sará ultimata proprio con la terza stagione e il suo finale, in cui i personaggi che conoscevamo risulteranno irriconoscibili ed insopportabili, πάντα ῥεῖ.
In Twin Peaks sono letteralmente compresi tutti i generi canonici televisivi: il dramma, il thriller e il giallo poliziesco, nelle indagini dell’omicidio di Laura, la commedia e la soap opera, nella quotidianeità dei personaggi alle prese con i vari problemi della vita, lo splatter, l’horror e il macabro, con i mostri generati dalla fantasia dell’artista, il paranormale, con i luoghi e le entità che non sono di questo mondo, il melodramma, con le reazioni spropositate di alcuni personaggi, e il metateatro, con i continui cenni alla cultura televisiva di massa. Twin Peaks non é soltanto un crogiolo di generi, ma é sopprattutto una somma totale di culture con cui lo spettatore avrá difficoltà a scontrarsi e a riconoscere, a decifrare e venirne a capo: magia nera, astrologia, filosofia trascendentale e filosofia tibetana, spiritualitá dei nativi americani, alchimia ed esoterismo occidentale teosofico e antroposofico, sono solo alcuni dei temi metafisici trattati.
La metafisica é il ramo della filosofia che si occupa degli aspetti teorici e dei valori assoluti della realtà, prescindendo dai dati dell'esperienza, dal greco μετὰ τὰ ϕυσικά, (trattazioni che vengono) dopo quelle sulla natura, definita come teoria dell’«ente in quanto ente» (ὂν ᾗ ὄν, ens qua ens), in pratica tutto ció che non puó essere oggetto della scienza. É quindi ontologia, nei sistemi di pensiero realistici o oggettivistici, così come è psicologia e gnosologia, in quelli idealistici e soggettivistici, terminando nella logica, nella dialettica e nell’etica.
La dottrina metafisica é il collante di tutte le opere di Lynch il quale é da sempre stato un forte promotore della meditazione trascendentale forse forzatamente correllata dal maestro con l’elettrodinamica quantistica e la teoria del campo unificato, ma devo ammettere che ho sempre apprezzatotantissimo il risultato nei suoi lavori. Alla base di queste lynchiane teorie c’é la conoscenza dell’assoluto nel mare della non-esistenza, che si mostrerá nella terza stagione in tutta la sua immensitá quale luogo di partenza per la sconfitta del male e in cui il protagonista, l’investigatore del FBI, Dale Cooper, accederá dopo la sua prigionia nella Loggia Nera.
Anche i personaggi oscuri di Twin Peaks sono presenti nella Loggia Nera, uno stato sospeso nel tempo, una realtá extra dimensionale, limbo o purgatorio, in cui i suoi personaggi esprimono uno strano lessico. All’interno della Loggia tutto é metafisico, iniziando dal suo aspetto che ricorda tantissimo l’iconografia dell’eminente pittore metafisico Giorgio De Chirico, nel minimalismo costruttivo, nell’uso del colore e dei simulacri, in grado da soli di dare vita all’enigma.
Durante la serie, notiamo che l’ingresso alla Loggia é consentito attraverso vari modi: il sogno, la morte con indosso il fantomatico anello, o durante una specifica congiunzione astrale in prossimitá di uno specifico luogo nei boschi della cittá di Twin Peaks, così come specificato nella mappa incisa sulla roccia nella caverna del gufo. Il perchè gli antichi nativi americani abbiano utilizzato gli stessi glifi astrologici europei per identificare i pianeti resterá un mistero ulteriore, ma non lede la generalitá di una veloce decifrazione ed interpretazione.
Windom Earle, antagonista della seconda stagione, ex agente del FBI e maestro di scacchi in cerca della Loggia per ottenere il potere illimitato, apprende che essa si palesa durante la congiunzione di Saturno e Giove. Pianeti antitetici, Saturno é simbolo di malvagità, trasformazione interiore e maestro del karma, e una delle lampade nella Loggia ha le sue fattezze; mentre Giove, piú benevolo, signore del fulmine, é in grado di espandere la nostra coscienza. All’interno della Loggia, ritroviamo anche la statua di Venere, pudica nella stanza rossa, e mutilata nei meandri infiniti dei suoi corridoi. Un altro elemento degno di nota é il pavimento della Loggia che spesso cambia il suo orientamento. Sempre secondo la chiave di lettura metafisica, il suo pattern e la forma dei picchi gemelli, di cui titolo dell’opera, rappresentano le onde elettromagnetiche neccessarie alla trasmissione della pellicola stessa. Sará chiara l’importanza dell’elemento elettrico durante la serie, non solo in quanto vettore fisico del film, ma anche come elemento in grado di ripristinare, o alterare, il corso degli eventi.
I personaggi che oltrepassano la soglia della Loggia Nera dovranno confrontarsi inoltre con i loro Dopplegänger, esseri uguali a loro e speculari, intrisi con tutte le loro piú tremende qualitá. Questi sono i famosi abitatori della soglia delle legende degli insegnamenti esoterici, il riflesso malvaggio di ogni essere umano con cui prima o poi ognuno di noi é chiamato a fare i conti, per via della nostra natura animale. Il nano rosso é quel che resta del braccio sinistro amputato di Mike, e la via della mano sinistra é sempre stata identificata con la magia nera. Altri agenti della Loggia sono i Dugpa (o Tulpa), esseri creati dagli abitanti della Loggia per portare a compimento i loro loschi piani. Tutte queste tematiche sono state precendentemente trattata sia da Rudolf Steiner in “How to know higher worlds”, 1904, da Aleister Crowley in “Moonchild”, 1917, da Tabolt Mundy in “The Devil’s Guide”, 1926, e da Dion Fortune in “Psychic Self-Defense”, 1930.
Tulpa, illustrazione di Aaron Rizla |
Gli abitanti della Loggia Nera si cibano di una strana sostanza, dalle fattezze di crema di mais, cibo sacro nelle civiltá precolombiane, chiamata da essi Garmonbozia (dall’etimo ignoto, forse deriva dalla parola ambrosia), conservata nella stazione di servizio, ennesimo luogo metafisico, e generata in seguito alla paura infusa dal mostro spettrale Bob in grado di possedere gli esseri umani per compiere efferati omicidi. Questo cibo potrebbe rappresentare metaforicamente l’attenzione dello spettatore, e quel desiderio di violenza di fronte la scena cruenta per il semplice intrattenimento, per analogia, questi mostri per esistere hanno bisogno dell’attenzione dello spettatore mentre resta incollato allo schermo. Bob avrebbe voluto possedere il corpo di Laura, ma Mike, concedendo l’anello alla ragazza, evita la sua possessione, e Bob, infuriatosi, scelse l’omicidio. Questo anello é stato forgiato dal tavolo presente nella stazione di servizio, tavolo a cui manca proprio un parte rotondeggiante. Il materiale del tavolo é la mica, minerale di silice, conosciuto per essere un ottimo isolante elettrico, se Bob rappresenta la violenza televisiva, l’anello é in grado di fornire una protezione da codesta.
La genesi di Bob é mostrata nell’ottava puntata della terza stagione, capolavoro indiscusso di genialitá, una vera e propria “film-experience”, come definita dagli esperti, che incarna le caratteristiche della TV cinematica, in cui regia e montaggio surclassano i dialoghi e le interazioni dei personaggi. In questa puntata, il test della prima bomba atomica crea un varco dimensionale, permettendo alla madre delle abominazioni, denominata nella serie Judy o Jowday, di deporre le sue uova sulla terra, da esse nasceranno Killer Bob ed i suoi complici, gli oscuri fallegnami, che andranno in giro per il mondo ad impiantare cavi elettrici per permettere alle nostre TV la proiezione del Male. La nascita di Bob é osservata dal gigante, deus ex machina di Twin Peaks, in quella che forse rappresenta la Loggia Bianca, che prontamente metterà in moto il suo piano generando il suo uovo: Laura Palmer per incastrare BOB in una trappola lunga ventisette anni.
Judy, illustrazione di Cristiano Baricelli |
L’antagonista della terza stagione é il Dopplegänger di Dale Cooper posseduto da Bob, in fuga dalla Loggia Nera e alla ricerca di Judy. Giunto alla Loggia dell’Olandese, incontra Phillip Jeffries nella sua nuova forma, da ex agente del FBI, a capo del progetto Blue Rose che investigava circa Judy e la Loggia Nera, é ora una sorta di tegliera, o meglio un athanor, la fornace alchemica delle leggende medievali in grado di trasmutare l’oro (in fugura un confronto). La fornace rivelerá al malvagio Dopplegänger che egli ha giá incontrato Judy in passato, e se la teoria, che vede l’origine del nome Judy dal cinese (叫jiào o 叫得 jiàode), col significato di “chiamare, attribuire un nome o un significato”, fosse vera, allora abbiamo giá incontrato quando Judy é stato rivelato il mistero della morte di Laura.
Phillip Jeffries mostrerá anche il significato del simbolo dell’anello, che si ricombinerá per formare il simbolo dell’infinito ma posizionato verticalmente, forse per esprimere il senso di trascendenza del percorso dell’opera; infinito interotto nel finale di stagione in cui, i protagonisti usciranno dal loop per rittovarsi in un’altra dimensione, forse la nostra, e (/non) riconoscendola scatterá il classico urlo finale, quasi come un firma dell’autore.
Concludendo mi sento di affermare che i mostri di Lynch sono gli stereotipi della vita moderna propinatici attraverso il mezzo televisivo, mostri che sono sempre coscienti di sè stessi, a differenza dello spettatore, assopito e catatonico, a cui Lynch cerca di arrivare, per vie traverse, offrendo una parvenza epifanica all’incoscio collettivo tramite la distruzione della narrativa in cui l’incomprensibile si erge al di sopra dell’arte.
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