domenica 12 gennaio 2020

This was a triumph (Recensione "Portal")

Portal è un puzzle game del 2007 sviluppato e pubblicato dalla Valve Corporation come parte dell’Orange Box, un pacchetto di giochi che, oltre al suddetto gioco, includeva Team Fortress 2, Half-Life 2: Episode Two e una versione aggiornata di Half-Life 2 e Half-Life 2: Episode One. Gli sviluppatori di Portal avevano precedentemente lavorato su Narbacular Drop, un altro puzzle game incentrato sulla meccanica dei portali sviluppato come progetto universitario al Digipen Institute of Technology; Gabe Newell, cofondatore e amministratore delegato della Valve Corporation, si mostrò interessato al gioco e, dopo aver incontrato gli allora studenti universitari, decise di assumerli e di assegnargli lo svilippo di un nuovo gioco che utilizzasse le meccanice di Narbacular Drop nel Source Engine, il motore grafico di Half-Life 2. Portal nacque quindi come un semplice esperimento, ma, come molti sapranno, si è dimostrato essere la vera killer app dell’Orange Box.
Il gioco è ambientato nello stesso universo di Half-Life, sebbene i riferimenti alla suddetta serie siano piuttosto celati, nel Centro Arricchimento di Aperture Science, la compagnia responsabile per la costruzione della nave rompighiaccio Borealis, vista in Half-Life 2: Episode Two. Chell, la nostra protagonista muta, è risvegliata da GlaDOS (Genetic Lifeform and Disk Operating System), un’intelligenza artificiale che amministra il complesso di ricerca, la quale affiderà alla ragazza il compito di completare diverse camere di test utilizzando la Portal Gun, un congegno in grado di creare due portali interconnessi.
Il gioco prende fin da subito una piega inquietante: il completo silenzio del Centro di Arricchimento, le postazioni di osservazione vuote, la totale assenza di altri esseri umani, le strane frasi pronunciate da GLaDOS in più di un’occasione e le stanze nascoste con criptici avvertimenti scritti sulle mura trasmettono un continuo senso di disagio e suspance, spingendo il giocatore a sospettare delle reali intenzioni della voce robotica che lo accompagnerà durante i test.
La formula del protagonista muto, già utilizzata nella serie di Half-Life, risulta particolarmente efficace in Portal, infatti incrementa il senso di solitudine che pervade il gioco, privando il giocatore dell’unica compagnia in cui poteva sperare: quella della protagonista. È quindi facile dimenticare che stiamo controllando un personaggio all’interno del gioco e questa rottura della quarta parete fa sì che il giocatore si senta lui stesso intrappolato ad Aperture Science.

Le ambientazioni sono semplici, ma efficaci, il colore prevalente è un bianco accecante, che normalmente rappresenta purezza e vita, ma in questo caso va a costituire un ossimoro con la realtà ben più cupa di Aperture Science, la quale rivelerà sé stessa nelle stanze nascoste dietro le pareti bianche delle camere test.
La Portal Gun è probabilmente il risultato tecnico più sorprendente ottenuto dagli sviluppatori: questa potrà non solo trasferire Chell e gli oggetti necessari a completare i test in altre arree altrimenti irraggiungibili, ma, grazie alla conservazione della quantità di moto, consentirà alla protagonista di lanciarsi a grandi velocità da una parte all’altra di una stanza reindirizzando la traiettoria di una caduta. Il giocatore interagirà anche con altri dispositivi, come i bottoni, le particelle di energia o i pulsanti, che gli consentiranno di aprire porte o attivare altri meccanismi, le piattaforme mobili, che gli consentiranno di accedere ad aree non raggiungibili con la Portal Gun, torrette robotiche, che cercheranno di uccidere Chell sparandole, oppure i campi di particelle, che, una volta attraversati, vaporizzeranno ogni oggetto portato ed elimineranno i portali creati precedentemente.
Il doppiaggio è forse uno dei punti più ingiustamente trascurati quando si parla di questo gioco: Ellen McLain dimostra la sua straordinatia abilità riuscendo nell’apparente impossibile compito di rendere carismatici, interessanti ed inquietanti personaggi robotici come GLaDOS e le torrette.

Altro punto di forza è la colonna sonora composta da Kelly Bailey, che ha lavorato anche sulla serie di Half-Life, e Mike Morasky. I pezzi ambient si mescolano in maniera perfettamente naturale con le ambientazioni, tanto da sembrare completamente assenti, e costituiscono uno dei pilastri portanti che reggono l’atmosfera misteriosa di Aperture Science. È inoltre obbligatorio menzionare Still Alive, l’ormai iconica canzone finale del gioco cantata da McLain.
Sebbene sia possibile finire Portal in meno di 2 ore, il gioco propone altri contenuti di cui il giocatore può fruire dopo aver finito la storia principale, come le camere avanzate, ovvero versioni più difficili delle normali camere test, le sfide, in cui il giocatore dovrà cercare di concludere i vari test seguendo determinate indicazioni (per esempio utilizzando il minor numero possibile di portali), e le innumerevoli mod create dagli altri giocatori.
Portal è tutt’oggi considerato un capolavoro videoludico, sentenza con cui concordo pienamente: questo è uno dei rari giochi che mi sento di consigliare a tutti, a prescindere dal genere o dalle preferenze del giocatore.

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