venerdì 11 ottobre 2019

Il tragico orrore del Joker (Recensione "Injustice for All")

Abbiamo parlato giusto settimana scorsa del film “Joker” di Toad Phillips, ancora sulle bocche di tutti, a metà tra un film da proibire ed un capolavoro da elogiare ed oggi già torniamo sull’argomento, ma cambiamo pellicola, cambiamo audience e genere di produzione, non più un grande budget, bensì una produzione indipendente, non autorizzata (come tengono a far sapere anche loro stessi nel video Youtube del corto che tratteremo), ma di grande qualità, capace di narrare una storia legata al clown principe del crimine contorta e disturbante, che miscela al dramma grossi dosi di body horror: "Injustice for All” di Danny Mooney del 2016. 
Nel manicomio criminale di Arkham, Lex Luthor (Donavan Darius), scortato dalla dottoressa Crane (Katya Pylova), interroga Harley Quinn (Erika Hoveland), oramai sfregiata al punto da essere irriconoscibile, comunicandogli della morte del Joker (Chris Newman) per mando di Superman e chiedendogli dove lo psicopatico abbia reperito la bomba nucleare che ha gettato su Metropolis, ricevendo, invece, una perturbante storia sulle origini del clown principe del crimine… 

Una versione del personaggio completamente inedita, assolutamente atipica e inquietante, drammatica e terrificante, un Joker condannato ad essere un mostro sin dalla nascita, vittima di una terribile malattia genetica che lo porterà a patire atroci sofferenze sia fisiche che sociali, emarginandolo al punto da rompere la sua mente, così come le piaghe gli aprono la pelle, rendendolo il folle criminale che tutti noi conosciamo. Questo Joker, infatti, è nato con una patologia, l’Ittiosi Arlecchino, che solitamente uccide i feti prima ancora che nascano, ma tale fortuna non è toccata al Joker, costretto in un corpo costantemente dolorante a subire le spaccature della sua stessa pelle senza una lozione adatta (che prende il posto del classico colorito o trucco bianco sul viso), incapace di sbattere le palpebre o, soprattutto, di chiudere le labbra, dando la parvenza di un perenne, sofferto, involontario, sorriso. Interessante anche come, nel corto, lo vediamo con i capelli verdi quasi solo per una casualità, in quanto indossa parrucche diverse in base al giorno, dei colori più disparati, tra cui il viola, altro colore iconico del criminale. Il vestiario, invece, resta più o meno lo stesso, seppure più incentrato verso un elegante classico, quasi antiquato, e meno clownesco.
Il punto di partenza dell’opera è, ovviamente, “Injustice”, presentandoci una rinarrazione degli eventi mostrati come prologo del videogame, ossia la strage di Metropolis per mano di Joker e la sua successiva uccisione da parte di Superman in persona, seppure, rapidamente, il cortometraggio ci si distacchi presentandoci, oltre al nostro Joker, una Harley Quinn quasi opposta a quella che siamo abituati a conoscere, una Harley Quinn tragica e grottesca, seppur caratterialmente praticamente invariata, distanziandosi nettamente anche da ciò che vediamo nel videogioco per donare una nuova luce ad un personaggio che sta perdendo la sua stessa identità dietro ad un marketing sfrenato e senza, quasi, rispetto.
Questa Harley Quinn, infatti, è una donna sulla soglia dei quaranta, ex psichiatra del joker, presumibilmente collega della dottoressa Crane (versione al femminile dello Spaventapasseri, si presume, nonostante, nel corto, non presenti alcun carattere del suo alterego da supercriminale e resti solo un simpatico omaggio), amante amata proprio del clown che, per patire le sue stesse sofferenze, per non farlo sentire solo, si deturperà orribilmente il volto, squartandosi le guance, esportandosi pezzi di pelle e dando poi fuoco al tutto, a seguito del rifiuto degli Star Labs di modificare il suo corredo genetico per generare una forzata Ittiosi Arlecchino.
Sia per il Joker che per Harley Quinn, il compartimento makeup svolge un lavoro perfetto, quasi impeccabile, ricreando due versioni estremamente più verosimili a livello di origini, ma molto più grottesche, delle due icone della criminalità di Gotham.  Anche la colonna sonora, molto da giallo o horror d'epoca, unita ad una funzionale e cupa fotografia, aiuta la pellicola a reggersi sui suoi piedi ed ad aumentare il senso di disagio che il film cerca di regalare ai suoi spettatori.

Alcune scene sono letteralmente immerse nel nero, nell'oscurità, mentre una luce quasi innaturale fa emergere i tratti dei personaggi mettendoli in risalto, creando una scena dai tratti quasi onirici, dalla forte ispirazione fumettistica. Molto d'impatto anche la sequenza dei titoli di coda capace quasi d'ipnotizzare lo spettatore fino alla fine di essi con una trovata semplice quanto ben realizzata e, anche in questo caso, macabra.
Meno convincente, ahimè, il costume donato a Catwoman (Jamie Bernadette), seppur molto fedele a quanto visto in “Injustice”, che compare in una breve sequenza, venendo avvertita dal Joker di ciò che farà dopo che, quest’ultimo, ha erroneamente ucciso una ragazza entrando nell’appartamento sbagliato in una scena, effettivamente, comica.
 
Proprio riguardo questa scena, interessante come il Joker uccida le sue vittime: le blocchi, forzi un sorriso con le dita e strappi loro le lingue a morsi, causando, a loro, un sorriso perenne e, a se stesso, le tipiche labbra rosse che, come tutto in questo corto, risultano anche più emblematiche e raccapriccianti, qualcosa che si vedrebbe tranquillamente in un qualche film horror. 

Insomma se “Joker” di Phillips non ha saziato la vostra voglia di clown principe del crimine e avete lo stomaco per una narrazione a tinte orripilanti visivamente e dark della nemesi del Cavaliere Oscuro, questo corto è sicuramente qualcosa che potrebbe risultare gradita, una vera e propria perla perduta tra le decine di fanmovies di poco conto di Batman.

Articolo di Robb P. Lestinci

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