Nei giorni scorsi mi son ritrovato in una strana cittadina chiamata "Bucinella", di circa 25000 abitanti, dove ho vissuto alcune esperienze al di fuori del normale, quasi oniriche. Il mio solo indizio per venirne a capo era un nome: Federico Guerri.
Senza ulteriori indugi l'ho così contattato e gli ho posto alcune domande circa la bizzarra cittadina che lui stesso ha creato:
Q: Come è nato il progetto Bucinella? Cosa ti ha ispirato?
A: Il progetto Bucinella nasce da una mia necessità di darmi una disciplina nella scrittura. Mi spiego: qualche tempo è successo che ho passato un periodo bruttissimo in cui non stavo più scrivendo narrativa, stavo lavorando per il teatro, stavo scrivendo altro, peró sentivo fortemente la mancanza di scrivere qualcosa, di avere una palestra in cui allenarmi tutti i giorni. Allora cosa ho fatto? Mi sono dato un obiettivo, perché è in quel modo che bisogna fare. Bisogna costringersi un po' in momenti del genere; mi sono costretto e mi son detto "ok, ora scrivo un racconto al giorno, piccolo, non importa che sia una cosa particolarmente elaborata, e lo pubblico come stato di Facebook". È semplicemente quella mezz'ora di scrittura che uno si prende al giorno come veramente un atleta si prende mezz'ora per fare le flessioni o roba di questo genere. Ho cominciato a scrivere una serie di microracconti; quando sono arrivato intorno al quinto, sesto racconto, mi son reso conto che, forse per vicinanza temporale, forse perché qualcosa era germogliato, questi racconti avevano una serie di elementi comuni, una geografia, dei personaggi che ritornavano e tutti erano ambientati in questa cittadina, Bucinella, che è il nome che io do da sempre alla cittadina dove io sono nato e cresciuto che è Follonica, oramai tanto si può dire.
Quindi ho deciso che questi racconti giornalieri sarebbero stati tutti ambientati dentro la stessa cittadina, la più strana d'Italia, dal momento in cui è nata, molto molto tempo fa, fino a un futuro in cui questa cittadina e il mondo finiranno.
Quindi il campo da gioco diventava improvvisamente molto molto vasto; in ogni racconto ci sarebbero stati riferimenti piccoli ad altri racconti ma ognuno, sempre secondo le regole che mi ero datos doveva essere assolutamente indipendente.
Così nasce Bucinella, cioè un posto dove prendendo ogni singolo racconto ognuno può leggerlo indipendentemente, ma se si legge tutto l'affresco generale ci si rende conto di come tutto è connesso al suo interno ed è come se fosse una grande storia di tutte le famiglie, tutti i luoghi e tutta la storia di una città.
Ho detto Follonica ma potrebbe essere un po' più a nord o un po' più a sud, incastrata da una parte dal mare, e infatti la città si sviluppa proprio su tutto il lungomare per svariati chilometri, e dall'altra parte dalle colline nere come l'inchiostro - chi conosce la provincia maremmana sa benissimo che basta uscire dalla città per trovarsi all'interno della macchia o nel mezzo del bosco, dove le luci di segnalazione sono poche, per cui è veramente come essere inghiottiti di notte all'interno dell'unico posto dove c'è luce.
Le ispirazioni di Bucinella sono le più varie logicamente. Penso che nella scrittura creativa, specialmente quando uno inizia ed è giovane, la regola che ti danno a scuola del non copiare non possa funzionare. Sono convinto che i giovani scrittori debbano copiare il più possibile gli stili degli autori che gli piacciono di più, perché se ti è piaciuto un autore vuol dire che in qualche modo ti riverbera dentro, che la sua voce ti piace e quindi presumibilmente dei pezzettini della sua voce poi faranno parte della tua.
E quindi dentro Bucinella ci sono veramente tutti i miei amori: Stephen King, Neil Gaiman, Kurt Vonnegut, poi ci stanno gli italiani: Dino Buzzati - che non poteva non essere parte di Bucinella in quanto scrittore di racconti -,Tiziano Sclavi, Italo Calvino, Stefano Benni, tantissimo.
Questi sono gli autori che via via i lettori di Bucinella sono riusciti ad individuare nei singoli racconti.
E poi, l'ispirazione principale, era quella di scrivere la storia irreale del mio luogo di origine, che è proprio una cittadina di provincia incastrata tra il mare e colline nere come l'inchiostro.
Q: A Bucinella sono avvenuti molti fenomeni inspiegabili, quale è stato il più inquietante?
A: Vi racconto Bucinella: Bucinella è una cittadina di 25000 abitanti circa da qualche parte sulle coste italiane. Ho detto Follonica ma potrebbe essere un po' più a nord o un po' più a sud, incastrata da una parte dal mare - infatti la città si sviluppa proprio su tutto il lungomare per svariati chilometri - e dall'altra parte dalle colline nere come l'inchiostro. Chi conosce la provincia maremmana sa benissimo che basta uscire dalla città per trovarsi all'interno della macchia o nel mezzo del bosco, dove le luci di segnalazione sono poche, per cui è veramente come essere inghiottiti di notte all'interno dell'unico posto dove c'è luce.
In più la cittadina è in mezzo ad una grande pineta che l'attraversa, è come un anello intorno a lei e quindi ha un bosco proprio al suo interno.
A Bucinella ne succedono davvero di tutti i colori: mostri che camminano durante la notte, creature che strisciano sotto la sabbia ed escono magari per prendere un gatto e mangiarselo - e il sabato sera i pony pizza finito il loro lavoro vanno, coltello alla mano, a fare delle lotte per accaparrarsi le mance - ci sono ragazzi che d'improvviso cominciano a ricordare memorie che non dovrebbero avere, e la cosa strana è che per gli abitanti di bucinella questa è assolutamente la normalità, ci si sveglia la mattina con ordinanze comunali assurde, si cammina per le strade e si trovano poliziotti travestiti da Morte con tanto di maschera e falce, ci sono bocche che appaiono improvvisamente sui muri degli edifici, che si spostano a volte, ma gli abitanti sono abituati a tutte queste cose, le guardano senza quasi osservarle, come se facessero parte della loro quotidianità, e forse la cosa più inqueitante che succede a Bucinella è proprio questa: la totale incapacità dei suoi abitanti di rendersi conto di vivere in un luogo colmo di meraviglie, e forse questo ha proprio a che vedere con la vita di provincia; cioè ti trovi in un posto dandolo totalmente per scontato, ma cominciando a guardare con un occhio diverso e spostato il posto in cui vivi puoi immaginarti che vi accadano le cose più incredibili.
Viviamo tutti all'interno, in qualche modo, di un paese delle meraviglie, ma quello che lo rende tale è la capacità di guardarlo, spostarlo leggermente e raccontarlo.
Forse è per questo che è stato possibile per me raccontare Bucinella solo ora che non ci vivo più da vent'anni, quindi non è la Follonica reale, ma è la Follonica filtrata dal mio ricordo, dal fatto che ci ho vissuto gli anni di quando ero bambino e giocavo anch'io con i mostri e con le storie che creavo attraverso la narrazione.
È una città in cui non c'era niente, per cui dovevi inventarti di tutto per sopravvivere.
Q: Il progetto si evolverà in qualche modo inaspettato in futuro?
A: Allora, in realtà non posso proprio annunciarlo. Sicuramente i racconti evolvono continuamente in modi inaspettati perché, nella mia mappa mentale di Bucinella, ci sono ancora delle rivelazioni che sono tutte da fare e dei luoghi temporali e spaziali della città in cui non siamo ancora stati, ma che, magari, sono stati accennati. La cosa bella di raccontare Bucinella, di leggerla, è che, in realtà, è un romanzo pieno di vuoti: è una raccolta di racconti in cui tra un racconto e l'altro come proprio tra una vignetta e l'altra dei fumetti, c'è uno spazio bianco che il lettore può divertirsi a riempire.
In tutto questo tempo mi sono reso conto che esistono diversi tipi di lettori che vengono sulla pagina Facebook, dove vengono messi tutti i racconti: ci sono lettori occasionali che leggono un racconto e godono di quello e ci sono lettori che, invece, leggono tutti i racconti e cominciano a crearsi la mappa, gli alberi genalogici e che, magari, mi scrivono facendo supposizioni su chi è il padre di chi, chi è il nonno, che cosa sta succedendo in un racconto o nell'altro.
Per loro, l'inaspettato, avviene in ogni racconto, cioè ognuno di essi aggiunge un tassellino a questa che mi immagino come le pareti dei cacciatori di serial killer nei film, piene di foto, fili, frammenti di conversazioni, articoli che collegano le cose.
A livello di progetto, la cosa inaspettata, che, forse, avverrà è che verrà, si spera, anche se non posso ancora annunciarlo, pubblicato un primo libro cartaceo: questo è un progetto che nasce su una pagina Facebook grazie ai racconti che poi si è spostato su Instagram in cui ci sono microracconti e anche altre fotografie che, poi, ha avuto un suo blog in cui vengono pubblicate altre cose, per cui è una roba che nasce diffusa; Una ragazza ci ha fatto la tesi su questo progetto: la chiama transmedia storytelling, una narrazione che passa per media differenti e si tratta dell'unico libro che ha avuto presentazioni in libreria anche se non esiste. A me è capitato di essere invitato in delle librerie a raccontare un progetto letterario che, però, non ha il suo corrispettivo materiale, ma, presto, probabilmente, ce ne sarà uno piccolo che raccoglierà alcune delle cose che ci sono nella pagina, anche perché molti me l'hanno chiesto e molti si trovano molto meglio ad avere in libreria una raccolta di racconti.
Altra cosa inaspettata è che, beh, a me piacerebbe presentarlo una volta che ci fosse e continuare a andere avanti nella maniera più incredibile possibile: andare in giro come proloco del comune di bucinella e, quindi, portare non soltanto questo libro, che ci sarà, ma anche cartoline, opuscoli, materiali che vengono dalla cittadina più strana d'Italia perché il gioco è quello come un reality game, un gioco a realtà aumentata, in cui la cittadina diventa sempre più reale via via che viene raccontata.
Q: Padre Rolfo è un personaggio amatissimo: da dove nasce?
A: Padre Rolfo è un personaggio che è apparso molto dopo rispetto agli altri personaggi che costituiscono la spina dorsale dei protagonisti di Bucinella cioè dei personaggi che appaiono in più racconti come Penfilo Porretta, Giorgio Renieri, come Anita Nagai che conoscetete leggendo. Padre Rolfo nasce da una serie di piccoli racconti di catechismo che mi divertivano tantissimo, ad un certo punto sulla pagina ne ho pubblicati un po' in cui questo prete improbabile parla con bambini in maniera del tutto schietta, a volte volgarissima e crudele della Genesi, della messa, della comunione, delle parabole di Gesù, spesso facendo riferimento a fatti di attualità e assomiglia un lo' e molto alle conversazioni nella veste di catechista facevo con il marito di mia madre che era una persona simile a padre Rolfo, con questa capacità di trovare il pelo nell'uovo nel mito, sfatarlo e, in maniera molto umoristica, mostrare i meccanismi della chiesa e del mito in maniera molto molto facile. Anch'io lo adoro tantissimo e mi diverto tantissimo a scriverlo e c'è un mio amico che segue la pagina e dice che è un po' la gallina dalle uova d'oro di Bucinella, nel senso che tutte le volte in cui pubblico uno stato in cui c'è Padre Rolfo i mi piace, le letture, aumentano, le condivisioni anche. Mi piace pensare sia un omaggio al marito di mia madre che è una persona meravigliosa, però, il fatto che sia un po' staccato dalla narrazione me lo rendeva anche un po' antipatico perché è come se avesse una cosa a sè. Molti mi hanno chiesto di pubblicare i racconti di Padre Rolfo come un unico libro, un Vangelo secondo Padre Rolfo, forse un giorno lo farò, per ora sono all'interno della narrazione di Bucinella, ultimamente ho scritto un racconto che ancora non fa parte del corpus di quelli di ufficiali, che per ora sono quasi 300 racconti che vanno letti più o meno in ordine, in cui Padre Rolfo si rivela essere molto molto importante, una rivelazione su chi è e che ruolo gioca all'interno della cittadina.
Q: Puoi parlarci del passato della città?
A: Parlare del passato della città di Bucinella vuol dire fare delle rivelazioni importanti per chi non lo ha letto: c'è un passato mitico nel centesimo racconto di Bucinella che è quello che, idealmente, conclude la prima stagione di e narra una vera e proprio nascita del mondo in cui tutta una serie di simboli e riferimenti dei racconti precedenti vengono svelati. E c'è la nascita della prima città umana, una città di sogno che vive quasi in una dimensione parallela, poi c'è la nascita della città di Bucinella, ci sono dei racconti che sono ambientati addirittura in epoca etrusca, sappiamo che Bucinella ha una caverna con le più antiche iscrizioni umane del mondo, dei racconti ambientati durante il Medioevo e poi sappiamo che dal Rinascimento fino al Risorgimento a Bucinella c'è stata una famiglia importante, la famiglia dei Vasi che sta su una villa a Calatempesta e che ha vissuto lì per molto tempo: è un posto molto importante per la storia di Bucinella. La storia di Bucinella, agli effetti, inizia negli anni '50-60, e c'è tutta la prima generazione di bucinelliani che raccontiamo, che ha molto a che vedere con un personaggio che è l'architetto Arno Nagai, costruttore, all'interno del bosco di Bucinella, di una serie di edifici dalla forma di solidi geometrici e di un complesso sotterraneo all'interno del quale, l'architto insieme ai suoi colleghi, studia il sogno come energia sostenibile e sappiamo che per, un lungo periodo dagli anni '50 fino agli anni '80, momento in cui c'è un incidente all'interno di questo centro studi per l'energia onirica come energia alternativa, è molto importante per la città
Poi ci sono i figli di Arno e degli altri personaggi e poi c'è oggi, dove vivono i nipoti, che sono la terza generazione di bucinelliani, e poi la storia di va avanti nel tempo perché c'è una sorta di Apocalisse, c'è un post-Apocalisse e ci sono un paio di racconti ambientati a più di 500 anni da oggi, quindi raccontare la storia di Bucinella è raccontare la storia della civiltà umana e dell'arte umana ed è difficilissimo farlo all'interno di una sola domanda di intervista, quindi, qui vi rimando necessariamente alla lettura dei racconti.
Q: Per quanto riguarda te, invece, hai realizzato altri progetti simili?
A: Parlare del passato della città di Bucinella vuol dire fare delle rivelazioni importanti per chi non lo ha letto: c'è un passato mitico nel centesimo racconto di Bucinella che è quello che, idealmente, conclude la prima stagione di e narra una vera e proprio nascita del mondo in cui tutta una serie di simboli e riferimenti dei racconti precedenti vengono svelati. E c'è la nascita della prima città umana, una città di sogno che vive quasi in una dimensione parallela, poi c'è la nascita della città di Bucinella, ci sono dei racconti che sono ambientati addirittura in epoca etrusca, sappiamo che Bucinella ha una caverna con le più antiche iscrizioni umane del mondo, dei racconti ambientati durante il Medioevo e poi sappiamo che dal Rinascimento fino al Risorgimento a Bucinella c'è stata una famiglia importante, la famiglia dei Vasi che sta su una villa a Calatempesta e che ha vissuto lì per molto tempo: è un posto molto importante per la storia di Bucinella. La storia di Bucinella, agli effetti, inizia negli anni '50-60, e c'è tutta la prima generazione di bucinelliani che raccontiamo, che ha molto a che vedere con un personaggio che è l'architetto Arno Nagai, costruttore, all'interno del bosco di Bucinella, di una serie di edifici dalla forma di solidi geometrici e di un complesso sotterraneo all'interno del quale, l'architto insieme ai suoi colleghi, studia il sogno come energia sostenibile e sappiamo che per, un lungo periodo dagli anni '50 fino agli anni '80, momento in cui c'è un incidente all'interno di questo centro studi per l'energia onirica come energia alternativa, è molto importante per la città
Poi ci sono i figli di Arno e degli altri personaggi e poi c'è oggi, dove vivono i nipoti, che sono la terza generazione di bucinelliani, e poi la storia di va avanti nel tempo perché c'è una sorta di Apocalisse, c'è un post-Apocalisse e ci sono un paio di racconti ambientati a più di 500 anni da oggi, quindi raccontare la storia di Bucinella è raccontare la storia della civiltà umana e dell'arte umana ed è difficilissimo farlo all'interno di una sola domanda di intervista, quindi, qui vi rimando necessariamente alla lettura dei racconti.
Q: Se adattassero la cittadina di Bucinella in un film come lo immagineresti?
A: Non credo che sarebbe un film, me la immagino di più come una serie televisiva, probabilmente sarebbe meglio avere una serie televisiva antologica in cui il posto è sempre lo stesso, ma i personaggi cambiano di puntata in puntata e quelli che sono gli attori protagonisti di una divengono semplici comparse nell'altra. Me la immagino una cosa in cui regista e stile cambiano, dall'animazione ad una ripresa reale, da una puntata all'altra, una sorta di "Love+Death+Robots" o "Black Mirror" ambientato in questa cittadina. Si presterebbe molto, mi piacerebbe scegliere una serie di registi, indubbiamente, visto che l'eco è quello di "Twin Peaks", mi piacerebbe che un giorno David Lynch decidesse di dirigere una puntata di Bucinella. Lì è una questione di gusti personali perché ci butterei dentro tutti gli attori ed i registi che mi piacciono e fai realizzare loro una piccola parte di Bucinella. Tra l'altro tutti i racconti di Bucinella sono disponibili se qualche videomaker o regista vuol fare qualcosa, come è capitato per le illustrazioni, ad esempio, è libero di farlo: che quell'arte generi altra arte a me fa soltanto piacere. Stephen King, un mito assoluto per me, ha concesso tutto il suo corpus di racconti a chi vuole i diritti se uno non lo fa con fini di lucro, basta dargli un dollaro di diritti e puoi adattare un racconto di King, farci un video, un corto. Per Bucinella è esattamente la stessa cosa, se volete prendete e trasformate come volete. L'idea è che si parta da lì e che se ne faccia ció che si vuole.
©Francesca Bramante |
Q: Ultima domanda, la parte più divertente di questo lavoro per te? Cosa ami particolarmente di questo progetto?
A: La parte più divertente è proprio questa vastità d'intenti, trovare collegamenti, a me la cosa che diverte di più nelle storie è giocare ad avere una serie di cose apparentemente l'una assolutamente slegata dall'altra per poi legarla assieme. La parte che mi diverte di più è proprio quel giochino di costruzioni, di mattoncini LEGO, più vasto possibile. Creare lo scheletro della storia, ma non soltanto farlo prima di cominciare a scrivere, ma anche a posteriori. Quando sono partito avevo una serie di idee, adesso ne ho sicuramente altre e dei collegamenti sono nati nel tempo. E mi piace disseminare indizi, per esempio, fin dai primi racconti di Bucinella, c'è un serial killer, San Valentino, che gioca ogni anno con una coppia d'innamorati il 14 febbraio e noi sappiamo che c'è, che agisce dagli anni '60 più o meno, ci sono una serie di racconti incentrati su di lui, e che lui è alla ricerca del vero amore: rapisce una coppia di innamorati e chiede loro di dimostrargli che esiste l'amore. Poi inevitabilmente li uccide perché loro non ce la fanno. L'identità di San Valentino è un mistero, in Bucinella, leggendo i suoi singoli racconti nessuno saprà chi è, i lettori di Bucinella, leggendo tutti i racconti, possono arrivare ad intuire la sua vera identità. Ma non lo fa un investigatore interno alla storia, lo fanno degli investigatori che sono esterni. Ed è un gioco con loro. E vi sono tantissimo di esempi come questi all'interno della pagina e dei suoi racconti, ed è questo che mi diverte tantissimo: creare dei collegamenti su cui gli altri vanno ad indagare. Mi diverto tantissimo e mi fa tanto piacere quando mi scrivono esaltanti affermando di aver capito cosa sto facendo, creando collegamenti e svelandone altri, adoro il fatto che la scrittura non si un esperimento di solitudine, come la definiscono tanti scrittori, ma sia un esperimento di comunità.
La ricerca di risposte, peró, ancora non era abbastanza, vi sono ancora alcuni interrogativi da risolvere, ad esempio il film "Hiker Meat" che sono sicuro di aver visto.
Vi è ancora qualcosa d'inesistente che deve affermare la sua esistenza.
CONTINUA...
Intervista ad opera di Robb P. Lestinci ed Iris Alessi, in relazione al progetto narrativo “Bucinella – 25000 abitanti circa” di Federico Guerri
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