E, finalmente, arriviamo al giorno finale del London FrightFest 2019, una delle fiere più importanti del settore a livello internazionale, con alcune delle anteprime mondiali più attese ed interessanti dell'anno.
Prima di partire con le pellicole, vi ricordo che potete trovare tutte le altre recensioni legate al FrightFest semplicemente cliccando su questo link.
Satanic Panic
European Premiere
Diretto da Chelsea Stardust, un film ispirato, a detta della regista, a tante di quelle pellicole horror che non saprei nemmeno da dove iniziare.
Mi spiace quasi partire proprio dal solo film della giornata che non mi sia piaciuto, ma, ahimé, così deve andare.
La protagonista é la pura e vergine Sam (Haley Griffith), che finirà tra le braccia di un culto intento a riportare in vita il demone Bafometto nella sua ronda di consegna di pizze.
Non penso vi sia troppo da dire e non vorrei sembrare troppo duro, in quanto il problema con questo film é assolutamente personale: non apprezzo più di tanto questa comicità demenziale e fine a se stessa, dove la trama é solo un pretesto per scene divertenti e il grottesco e l'orrore servono solo allo scopo di far ridere.
Not my cup of tea.
Whatever After: The Devil's Bargain
World Premiere
Primo episodio della serie televisiva britannica "Whatever After" ed una dissacrante e di pessimo gusto parodia della figura di Donald Trump, brillantemente interpretato da Damien Thomas, in chiave paranormale.
Non vi é molto da dire a riguardo ergo andiamo avanti.
The Banana Splits Movie
European Premiere
Da grande fan dello slasher, mi sono goduto il film ammirandone l'inventiva e la chiara ispirazione al concept di base di "Five Nights at Freddy's" (di cui film è, a tempo indeterminato, in un development hell), poi, tornato in camera d'hotel, ho scoperto che lo show che tratta il film esisteva davvero e, questa scoperta, é stato un vero shock: un reale programma per bambini della Hanna-Barbera del 1968 utilizzata come materiale per un film horror iperviolento. Assurdo, vero?
Il film segue le vicende di una famiglia composta da Beth (Dani Kind), il suo compagno assente e acido Mitch (Steve Lund), suo figlio maggiore Austin (Romeo Carere) ed il minore Harley (Finlay Wojtang-Hissong), fan sfegatato dei Banana Splits che, per il suo compleanno, riceve un biglietto per vederli dal vivo. Gli animatorics dello show, però, risulteranno meno amichevoli del previsto.
Se non bastasse il fatto che si basi su un reale show per bambini (sì, mi ha shockato davvero la cosa) e che sia la cosa più vicina al film su "Five Nights at Freddy's" che probabilmente mai avremo, penso questo film rompa alcuni record sul bodycount di uno slasher.
Rabid
World Premiere
"Cosa farebbe David? Questo spesso ci si chiedeva sul set. Volevamo onorare l'originale, ma differire dalle scelte di Cronenberg" - Soska Sisters
Primo dei due main event del festival, un film attesissimo da tutto il panorama horror e, soprattutto, dai fan di David Cronenberg. La pellicola, diretta dalle sorelle Soska ("American Mary" e future sceneggiatrici di "Black Widow" per la Marvel), è un remake dell'omonima pellicola di Cronenberg, dalla quale prende in prestito i concetti di base, lo scheletro della trama e le tematiche trattate, pur alterandolo e andando oltre ciò che fu il classico body horror del 1977, distaccandosi notevolmente da esso nelle battute finali.
Protagonista del film è l'aspirante stilista Rose (Laura Vandervoort) che, a seguito di un terribile incidente, resterà sfregiata su gran parte del suo corpo, deturpando la sua bellezza e limitandone le capacità fisiche. Grazie ad una clinica sperimentale transumanista, però, la ragazza riuscirà a riprendere in mano la sua vita, se non fosse per alcune strani allucinazioni vivide di morte che continua ad avere mentre, attorno a lei, un ceppo mutato della rabbia semina il panico in città.
Gli effetti speciali sono assolutamente resi alla perfezione così come la scenografia, curatissima e ben integrata con la pellicola, che viene utilizzata dalle registe per giocare sui punti focali della scena in un modo geniale e curato. Ogni quadro che compare non è casuale ed é studiato specificatamente per il film, insomma, una cura dei dettagli quasi maniacale per un film dalla regia decisa e forte. Degna di nota la scena dove, una linea rossa di un quadro alle spalle, diventa il punto di attenzione su cui posare gli occhi in un faccia a faccia tra la protagonista ed il dottor Burroughs (Ted Atherton).
Quest'ultimo è un personaggio inquietante e malato, con una morale travisata ed alterata, senza alcuno scrupolo. Un antagonista interessante senza alcun dubbio che, in una scena, quasi romperà la quarta parete. "We are God" é forse la frase più iconica dell'antagonista su schermo e che racchiude brevemente tutto il suo malsano pensiero.
Questo remake riesce a convincere grazie alla sua carica artistica ed aggiunge effettivamente qualcosa di nuovo all'opera, come nel discorso, quasi meta, che il personaggio di Mackenzie Gray ha iniziato della pellicola, dove afferma che non ha senso rifare arte altrui almenochè non si abbia qualcosa da aggiungere ad essa.
A Good Woman is Hard to Find
World Premiere
Abner Pastoll ("Road Games") conclude il festival portandone il main event effettivo, inaspettato e, apparentemente, meno degno del titolo rispetto "Rabid" sulla carta, non essendo nemmeno un vero e proprio film horror. Eppure, questa pellicola, ritengo sia una delle migliori che abbia visto nehli ultimi anni, sotto ogni punto di vista, e capisco perché abbiano scelto questo gioiello cinematografico come chiusura del festival e non il remake del film di Cronenberg.
Inutile premettere che ne parleremo nel dettaglio nella rubrica "Non solo Horror" nelle prossime settimane, ma ve ne parlerò brevemente anche qua: la trama ruota attorno alla madre di due bambini di cui marito è stato ucciso da ignoti, Sarah (Sarah Bolger). Un giorno, nel suo appartamento, irrompe lo spacciatore Tito (Andrew Simpson) che trascinerà presto la ragazza nel fondo più oscuro della criminalità irlandese.
Basato su uno script di Ronan Blaney (Premio BAFTA e candidato all'Oscar), il film é girato, scritto, montato e recitato in maniera sbalorditiva, senza alcun problema, così perfetto e fluido da essere il solo film della rassegna che non avrei voluto finisse, nonostante fosse posto alla fine di 5 pesanti giorni.
L'attrice Sarah Bolger regala un'interpretazione elettrica, da manuale, davvero impressionante, in simbiosi perfetta col personaggio che, come detto anche dal critico Alan Jones nell'introduzione della pellicola, in un universo parallelo dove i film di genere e indipendenti vengono presi in considerazione dall'Academy, meriterebbe almeno una candidatura agli Oscar.
Non nascondo che mi verrebbe da urlare al capolavoro, ma mi limito a definirlo il miglior film del FrightFest e, senza dubbio, il prodotto migliore del suo genere di questi ultimi anni.
Ed anche quest'edizione del FrightFest di Londra giunge al termine, ma non disperate, continueremo a portarvi regolarmente recensioni e, grazie alla fiera, siamo riusciti a organizzare o registrare diverse interviste con artisti internazionali che si sommano a quelle già in precedenza preparate per voi.
Continuate a visitare il sito per saperne di più e, mi raccomando, attenti a ciò che si nasconde nelle ombre.
Articolo di Robb P. Lestinci
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