Siamo a fine anni '70 e Spielberg si stava imponendo come uno dei più grandi nomi dell'industria cinematografica americana.
La casa di produzione del suo ultimo, la Paramount, gli richiese così un sequel del suo ultimo successo, "Racconti ravvicinati del terzo tipo", uno dei film più influenti della fantascienza moderna. Spielberg, però, non aveva intenzione di girarne un seguito, non era mai stato pensato per averne uno, ma temeva sarebbe potuto succedere ciò che era successo da poco con "Lo Squalo" ("Jaws"), ossia un sequel girato senza la sua collaborazione e la sua approvazione diretta.
Deciso ad accontentare la Paramount ed a preservare la sua sua proprietà intellettuale propose alla casa un altro progetto, inizialmente denominato "Close Encounter" e, poi, "Watch the Skies", un film horror fantascientifico.
Il progetto iniziò, ma Spielberg era impegnato con la Universal per girare "I ricercatori dell'arca perduta" e non avrebbe potuto dirigere questo nuovo progetto o scriverlo. La prima cosa che fece fu, dunque, contattare Lawrence Kasdan che, però, dovette rifiutare a causa del suo lavoro alla sceneggiatura di "Star Wars - L'impero colpisce ancora" di George Lucas.
Si da il caso, però, che il regista avesse visto da poco una parodia del suo "Jaws", "Piranha", e l'avesse amata. A scriverla era stato un regista e sceneggiatore indipendente, che vantava varie collaborazione con il re dei b-movie Roger Corman in perdona: John Sayles.
Sayles decise di raccontare, sotto consiglio di Spielberg, una storia ispirata ad un caso realmente accaduto nel 1955 a Hopkinsville.
Qui,una famiglia, raccontò di essere stata attaccata da degli strani alieni umanoidi di bassa statura, con grossi occhi e di carnagione grigia (nonostante i media li descrissero come verdi affibbiando loro il nomignolo "piccolo ometti verdi" che tuttora viene usato come sinonimo di alieni), ribattezzati i Goblin di Hopkinsville, che scacciarono dalla loro proprietà con armi da fuoco.
La sceneggiatura del film, ribattezzata "Night Skies" per motivi di copyright, vedeva un gruppo di 11 alieni (poi ridotto a 5) attaccare una famiglia di campagna guidati dal loro capo Scar, capace di uccidere gli animali usando il suo dito luminoso.
Tra di essi vi era però un alieno, Bubby, che non voleva ferire gli essere umani e che avrebbe finito per fare amicizia con un giovane ragazzo.
Ora che la sceneggiatura era pronta, Spielberg contattò Rick Baker che, nonostante stesse lavorano a "Un lupo mannaro americano a Londra" di Landis, fu entusiasta del progetto e iniziò subito a lavorare agli animatronics per la pellicola.
L'ultimo tassello stava nel trovare l'uomo che avrebbe dovuto sostituire lo stesso Steven Spielberg alla regia e, quest'ultimo, fece subito un nome: Tobe Hooper. Il regista si era già affermato, difatti, nel panorama horror con il suo "Texas Chainsaw Massacre" ("Non aprite quella porta") ed accettò di buon grado di completare la visione di Spielberg.
Tutti i tasselli erano ai propri posti ed il film era già in produzione quando Spielberg premette per cancellare tutto: pensava che, dato che già il suo "I ricercatori dell'arca perduta" avesse sequenze horror si potesse rischiare di stagnare con quel genere e, soprattutto, dopo aver letto la sceneggiatura a Melissa Mathison, la futura moglie di Harrison Ford, il regista ritenne che si stava sprecando del materiale che avrebbe potuto generare un film più "ispirazionale" ed innovativo.
Rovinando per sempre i suoi rapporti con Baker, che aveva già investito 700.000 dollari e diversi mesi di lavoro per gli animatronics del film, Spielberg cancellò il progetto e decise di dividerlo in due pellicole assai diverse.
La prima fu "Poltergeist", diretta da Tobe Hooper, che avrebbe trattato di una famiglia sotto l'attacco di forze sovrannaturali, e non più aliene, nella propria casa mentre la seconda avrebbe trattato dell'amicizia tra un piccolo alieno dal dito luminoso ed un ragazzino: ET. Entrambi i film uscirono nel 1982.
Insomma, con la divisione del film in due, il progetto "Dark Skies" morì per sempre, senza alcuna possibilità di ritorno, nonostante la sua influenza su quelle pellicole e quella di queste ultime sia tutt'ora tangibile nel mondo del cinema scifi e horror.
Articolo di Robb P. Lestinci
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