Girare un cortometraggio è sicuramente il primo obiettivo di un aspirante videomaker, non solo perché lo aiuta a fare esperienza ed implementare ulteriori conoscenze nel proprio bagaglio tecnico, ma anche perché girare, per un amante del cinema e, soprattutto, per un aspirante regista, è quanto di più soddisfacente ci sia in questo mondo. Ma al netto di questa soddisfazione, bisogna fare i conti con il grande sacrificio e la pazienza quasi biblica che la realizzazione di un corto necessita. Soprattutto a questi livelli molto amatoriali, il regista si assume, quasi sempre, anche il ruolo di “produttore”, sceneggiatore, operatore, montatore, direttore della fotografia, tecnico del suono, microfonista e, molto spesso, anche attore, andando a moltiplicare inevitabilmente la mole di lavoro, e rendendo il tutto, sicuramente, non una passeggiata. Questa situazione, che definirei infernale, l'ho sperimentata in prima persona durante la lavorazione del mio primo vero cortometraggio, ovvero “Subscribe”, un horror/slasher del 2016.
Sebbene in precedenza avessi già girato due cortometraggi, ovvero “Guns for Hire” e “La Morte si Sconta Vivendo” rispettivamente nel 2014 e nel 2015, “Subscribe” è il primo corto con una struttura alla base, e quindi con un soggetto e una sceneggiatura veri e propri, e non un progetto pensato sul momento e realizzato come capita, cosa che ha caratterizzato i primi due lavori.
Tutto nacque durante il mio periodo di fissa con gli slasher, più precisamente durante la visione di “Venerdì 13 Parte VI: Jason Vive”. La scena in cui Jason uccide i giocatori di paintball appena addentratisi in un bosco mi diede l'idea di sfruttare le numerose zone boschive intorno al mio paese, in modo da poterle utilizzare per delle ipotetiche scene di un mio eventuale cortometraggio horror.
E fu così che, dopo ore ed ore passate a ragionare e ad abbozzare trama e personaggi, entro “ufficialmente” nella fase ebrionale del progetto. Il soggetto che ne viene fuori, tuttavia, non è dei più originali: Un serial killer sta mietendo vittime in un piccolo paese della Toscana, ed un gruppo di ragazzi decide, per pura gogliardia, di inscenare un ipotetico incontro con l'omicida e filmare il tutto, per poi, ovviamente, finire a ritrovarsi faccia a faccia col vero assassino.
Una volta scritto tale soggetto, penso a come sviluppare passo dopo passo le vicende dei miei protagonisti, tutte le sfaccettature caratteriali e non di questi ultimi, per poi passare alle tematiche da affrontare. Ed è proprio quest'ultimo, forse, l'aspetto più importante del corto, quello che lo definisce appieno e che gli prova a dare, in maniera molto spartana si intende, un significato in un certo senso “critico”.
Tutti di voi ricorderanno quel periodo tra il 2015 ed il 2016/17 in cui su Youtube ed in altri Social Network spopolavano i cosiddetti “pranks”, ovvero scherzi spesso molto pesanti ai danni di amici o di perfetti sconosciuti. Di grande successo erano sicuramente quelli a carattere horror, in cui vedevamo un tizio travestirsi, ad esempio, da clown e fingere di compiere un omicidio di fronte a dei malcapitati di passaggio. È proprio qui che si pone la critica del corto, una critica a quello che è un modo di fare spettacolo tanto facile e di immediato successo, quanto pericoloso sia per chi subisce lo scherzo che, sopratutto, per chi lo organizza. Un pericolo che, per far trasparire il messaggio, i miei protagonisti vivono in primissima persona, subendone le tragiche conseguenze. Il titolo del corto è, quindi, una diretta conseguenza di questo tema particolare, dove “Subscribe” si riferisce a quel “Iscrivetevi!” tanto decantato da chi vuole fare successo su Youtube. Una volta definiti tutti questi aspetti e, quindi, scritta la sceneggiatura, ecco che arriva il momento di girare. Le prime scene che decido di mettere in atto sono quelle di dialogo, in quanto più semplici da organizzare ed in cui gli attori riescono a trovare un maggiore feeling col proprio personaggio.
A provare ulteriormente la totale amatorialità del corto vi è il fatto che gli attori protagonisti non sono affatto attori di professione o aspiranti tali, ma amici che accettano di sacrificare il proprio tempo per la nobile causa del Cinema, se vogliamo definirla così. Un aspetto, questo, che ovviamente salta subito all'occhio, in quanto la recitazione non è, ovviamente, delle migliori, anche se, devo dire, gli attori non erano affatto aiutati da dei dialoghi propriamente “di ferro”, ma abbastanza banali ed innaturali, figli di una grande inesperienza che avevo allora, e che permane ancora oggi.
Tuttavia, i momenti di maggior difficoltà sono sicuramente state le scene clue, ovvero quelle di omicidio. Ed io, amante del cinema di genere e, soprattutto, dello splatter, volevo che queste fossero il più cruente possibili, al netto del nostro budget, ed anche a discapito del realismo. E devo dire che, in parte, il risultato è stato più che soddisfacente, in particolare nella scena della decapitazione. Per questa sequenza è stato fondamentale l'aiuto di Kristian Fracassi, che nel corto interpreta anche uno dei tre protagonisti (gli altri due sono interpretati da Gianni Giannini e dal sottoscritto). Grazie alla sua passione per l'artigianato, è riuscito a realizzare il busto senza testa della vittima interamente in cartone e polistirolo, un effetto che si è rilevato molto convincente una volta in “pellicola”, ma anche tutti gli altri effetti speciali che compaiono nel film, così come il design del killer, ispirato a quello di “I corpi presentano tracce di violenza carnale” di Sergio Martino. Poi, a causa di impegni lavorativi e scolastici, la lavorazione del corto si è protratta per diversi mesi, arrivando a girare scene in abbigliamento estivo a Novembre/Dicembre, per preservare la continuità. Una situazione che non auguro neanche al mio peggior nemico.
Nonostante tutte queste complicazioni, riuscimmo ad avere tutto il girato prima del nuovo anno e, dopo ulteriori ed estenuanti (ma soprattutto irritanti) giorni di montaggio e di color correction su Sony Vegas, il corto era pronto per essere caricato su internet.
Inutile dire che, dalle idee di partenza, mi aspettavo un risultato nettamente migliore (nonostante il film abbia partecipato all'edizione 2016 del “Fi-Pi-Li Horror Festival”), soprattutto dal punto di vista della fotografia eccessivamente buia in alcune scene (visto che le scene che nella finzione sono ambientate di notte, nella realtà erano girate in pieno giorno), così come è inutile dire che numerosi sono gli errori di montaggio e di regia, frutto di una quasi totale inesperienza tecnica.
Pur tenendo a mente tutto ciò, mi sento di reputare “Subscribe” un tassello fondamentale nella mia formazione di aspirante regista, il mio vero battesimo del fuoco, che sicuramente mi porterò dentro nei giorni avvenire, per i bei momenti che ho vissuto durante la sua realizzaziome.
Ma anche per gli incubi.
Articolo di Andrea Gentili
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