"The Cleaning Lady" è un film horror del 2018 canadese diretto da Jon Knautz e scritto da Alexis Kendra e basato sull'omonimo cortometraggio dello stesso regista.
Alice (Alexis Kendra) è stanca della situazione complicata con il suo amante Michael (Stelio Savante) e trova una possibile amica nella curiosa nuova domestica, Shelly (Rachel Alig), una ragazza dal volto deturpato. La loro amicizia diventerà ben presto, però, qualcosa di oscuro e morboso bloccando Alice e chi le sta attorno in un vortice di follia e morte.
Partiamo dal presupposto che questo film, visto al London FrightFest 2018, è praticamente stato del tutto rimosso dalla mia memoria in quanto parecchio noioso.
Una sola scena mi è rimasta impressa a causa dell'atroce dolore che ha fatto percepire anche a me, ossia quando viene versata una goccia di acido assai forte sui genitali di un uomo che vede i suoi "gioielli di famiglia" disciogliersi dinanzi ai suoi occhi tra atroci sofferenze. Probabilmente unica scena visivamente forte della pellicola, nonostante, anche in questo caso, non viene mostrato molto.
É proprio questo forse il problema del film, non si osa troppo o, se lo si fa, si nasconde. E delle volte funziona, certo, ma in questo caso la violenza psicologica appare inutile in quanto quei personaggi a malapena li conosciamo o non riusciamo ad empatizzare a causa di una scrittura debole. La sceneggiatura perde acqua ovunque, non cerca di dare più di troppo spessore all'antagonista del film, inventandosi una storia vecchia e già rivista così assurda nella recitazione del perosnaggio chiave di queste vicende da sembrare parecchio inverosimile.
Knautz regala inquadrature disturbanti, certo, ma che nel disegno d'insieme non aiutano a rendere più coesa una storia incocludente e per nulla interessante. Vi è di peggio, certo, ma non vedo perché andrebbe cercata la visione di questo film.
È triste, in conclusione, come la sola cosa che faccia paura siano le ustioni di una ragazza é davvero parecchio triste.
Che poi, facevano più impressione nel corto, se vogliamo dirla tutta.
Articolo di Robb P. Lestinci
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