giovedì 25 luglio 2019

Il Re del Trash (Biografia di John Waters)

Iniziamo la prima biografia con colui che, senza troppi giri di parole, può essere definito il Re del Trash, assoluto sovrano di tutto ciò che sarebbe definito di pessimo gusto, colui che ha reso lo squallido cult, l'unico e solo John Waters.
Iniziamo la prima biografia con colui che, senza troppi giri di parole, può essere definito il Re del Trash, assoluto sovrano di tutto ciò che sarebbe definito di pessimo gusto, colui che ha reso lo squallido cult, l'unico e solo John Waters.


Il regista statunitense dal gusto impeccabile per la moda nacque a Baltimora (la stessa città del "padre" dell'horror, Edgar Allan Poe) il 22 aprile 1946 in una famiglia della media borghesia assolutamente cattolica. Proprio per questo, quasi per ironia della sorte, John ebbe una forte educazione cattolica, divenendo addirittura membro attivo della comunità come avrebbe voluto i suoi parenti. E fin qui é tutto lineare, sembrerebbe che la mela non fosse caduta troppo lontana dall'albero, ma quella mela era su un pendio in attesa della folata di vento che l'avrebbe buttata via. E quella folata di vento erano i saggi di Freud e Borroughs e, soprattutto, le droghe sintetiche.


Oramai alienatosi completamente dalla vita cristiana e con la mente più aperta di quanto avrebbe mai potuto sperare, fece due incontri fondamentali: quello col cinema e quello con un ragazzo omosessuale con la passione per il drag, il suo futuro migliore amico, Harris Glenn Milstead, meglio conosciuto con il nome che lo stesso John gli diede: Divine. Cacciato dalla sua università a Baltimora a causa delle droghe e vicino ad un tipo di cinema antiaccademico e considerato "degli eccessi", creò la sua casa produttrice con Divine, la Dreamlans Production

John Waters e Divine
Dopo diversi cortometraggi trasmessi nelle cantine delle chiese, nel 1969 riesce a filmare il suo primo lungometraggio: "Mondo Trasho". Durante le riprese, però, viene arrestato per atti osceni in luogo pubblico in quanto stava filmando la scena di un autostoppista nudo nei giardini della Johns Hopkins University. Scarcerato e con il suo secondo film, "Multiple Maniacs", riuscì ad avere i primi agganci con la New Line Cinema (la stessa di "Venerdì 13").


Nel 1972 esce però la sua produzione più importante, il manifesto di quel cinema che era stata definita "una scemenza" da inculcare agli spettatori ignari, "Pink Flamingos", sempre con l'amica Divine come protagonista. Proprio Divine sarà protagonista di due delle scene più famose: quella del "rosemary job", dove utilizza un rosario per la masturbazione, e di quella nella quale lo stesso mangia feci di cane. Quest'ultima scena, girata alla fine delle riprese, fece andare nel panico l'attore che immediatamente chiamò un'ambulanza per paura di eventuali malattie tra le risate della crew intera. Forse adesso avete capito che non si scherza con la geniale follia di pessimo gusto di Waters, vero? 


Iniziando a raggiungere il successo, s'ispira agli eventi della Manson Family (Waters intatti ha una passione per i crimini e la cronaca nera) per "Female Trouble" del 1974 e continua la sua carriera come regista della mezzanotte, fino al film "Polyester" 7 anni dopo, il suo primo film trasmesso nelle sale a tutti, senza alcun limite d'età. 
Nel 1990 dirige Johnny Depp in "Cry Baby", con cui collaborerà poi nuovamente in futuro, e si affermerà come un regista di successo, nonostante la sua produzione inizierà a dimunire nella decade dei '90, tornando al vecchio stile solo nel 2000 con "A morte Hollywood". 

La vita sentimentale di John é invece sempre stata abbastanza fiacca, da quanto afferma infatti si é innamorato solo tre volte, ironicamente, prima di un etero, poi di un bisessuale ed infine di un omosessuale. 


Oramai John Waters preferisce una vita tranquilla con spasmodiche comparsate in vari film, come in "Il figlio di Chucky" o l'autoironico ruolo in "Excision" dove interpreta un reverendo che fa da psicologo alla protagonista Pauline. 



Proprio di "Excision" potete trovare una recensione qui sul sito.


Articolo di Robb P. Lestinci

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